«Siamo soli contro la camorra » di Fulvio Milone

«Siamo soli contro la camorra » A Napoli la mano violenta dei clan si allunga sull'edilizia «Siamo soli contro la camorra » Incontro con l'imprenditore che 4 anni fa fu gambizzato perché non pagò il ricattatore - «Se quei brutti ceffi trovassero nei cantieri un paio di divise ad aspettarli...» - Ha continuato a lavorare senza pagare NAPOLI — Sono passati quattro anni da quel brutto pomeriggio d'inverno, quando un giovanissimo sicario della camorra gli sparò tre colpi di pistola nelle gambe. Ma a Carlo Malatesta, 60 anni, l'ingegnere napoletano titolare della «Suditalia», un'impresa edile impegnata nella ricostruzione del dopoterremoto, quelle ferite bruciano ancora, come se fosse accaduto ieri. Dice che •purtroppo questi episodi un imprenditore napoletano deve metterli nel conto*, che 'lavorare in questa città è difficile, a volte quasi impossibile». Carlo Malatesta è una vittima della camorra che ha allungato le mani sugli appalti del dopo-terremoto. • Questa volta è toccata a quei due poveracci — commenta con amarezza nel suo ufficio in via del Chiatamone, mentre sfoglia i giornali che raccontano di Salvatore Oretti e Antonio Napolitano, i due operai feriti a revolverate nel cantiere di via Stadera —. Quando mi aggredirono, lavoravo alla ricostruzione di un grattacielo buttato giù dal terremoto proprio in via Stadera: La brutta avventura dell'ingegner Malatesta ebbe inizio un pomeriggio di dicembre dell'81. «Tra Natale e Capodanno, non ricordo con esattezza il giorno, ebbi la prima telefonata. Ero seduto a questa stessa scrivania. Non diedi importanza a quella voce volgare e aggressiva. Pensai si trattasse di uno scherzo, o piuttosto di un tentativo di estorsione da parte di un delinquente che agiva da solo. Non gli permisi neanche di parlare, interruppi la comunicazio;nte»0it . ..'itt» i- —Ma-IFtelefono squillò-sni cora, nei giorni successivi, a casa e in ufficio. «Ero indignato, ritenevo inammissibile che un imprenditore dovesse pagare per lavorare. Il 31 dicembre ebbi l'ultimo avvertimento. Mandai al diavolo la voce che mi annunciò che avrei trascorso un brutto Capodanno». Che precauzioni adottò per difendersi da eventuali attentati? «Stavo attento a non uscire mai da solo, questo si. Le telefonate mi avevano preoccupato tanto che informai di tutto la polizia. La risposta fu assolutamente deludente, si esaurì in una serie di vedremo, faremo... Nulla di più». Il quindici gennaio, l'agguato. 'Fu di sera — racconta l'ingegnere —. Uscii dall'ufficio con mio fratello Antonio. Percorsi pochi metri in via del Chiatamone quando sentii tre detonazioni. In un primo momento pensai ad un petardo esploso da uno scugnizso, poi sentii un bruciore acuto alle gambe. Mi voltai e vidi una j&rspnflt,che stringeva, una pistola-mentre si allontanava su-una Vespa. Mi colpì il fatto che era giovanissimo: una faccia da bambino». Quel «bambino» era in realtà un guaglione della camorra, uno dei tanti assoldati con pochi biglietti da diecimila lire per dare una lezione a chi si oppone al ricatto. La banda che colpi l'imprenditore (accertarono poi i carabinieri) era collegata alla Nuova Famiglia, un consorzio di clan nato per contrastare l'ascesa del potente Raffaele Cutolo. •Dopo l'attentato — ricor-, da l'ingegner Malatesta — ho vissuto per molto tempo nel terrore. Per otto mesi sono stato costretto a girare per le strade di Napoli con un guardaspalle, a bordo di un'auto blindata». Carlo Malatesta non ha dubbi: la camorra oggi continua tranquillamente a dissanguare gli imprenditori impegnati nella ricostruzione. •£' un fenomeno diffusissimo e per combatterlo gli organi di polizia dovrebbero acquisire ben altra mentalità. Io dico che quei brutti ceffi che si presehtar.o nei cantieri con fare arrogante, inorando la pitela alta tìntola, non sarèboéro in circolazione se ai cancelli trovassero un paio di uomini in divisa. •Ma diciamo la verità — continua —: come si può pretendere da un capocantiere, o dal titolare di un'impresa edile, di opporsi alla camorra? Senza un minimo di prevenzione, sema protezione, non ci si meravigli se il costruttore preferisce pagare e star tranquillo. Io per esempio mi sono rifiutato di pagare, ma il prezzo che ho pagato poi è stato terribilmente alto». Lei ha continuato a lavorare in via Stadera anche dopo l'aggressione. Ha portato a termine il suo lavoro, e ciò fa pensare che l'attentato abbia reso lei, come probabilmente tanti suoi colleghi, più arrendevole nei confronti della camorra. •Ho continuato a lavorare, è vero, ma senza versare un soldo. Sembrerà strano, ma è cosi. Allora il magistrato che mi interrogò stentò a credermi. Ecco un altro punta, rerebbé me ^prenditore~:nel^!^iS^^jS^a malavita diffuHlméniè viene considerato dagli inquirenti come una vittima. Solo, in balia di ricattatori pronti a tutto, quasi mai collabora, perché è molto difficile, oggi, avere fiducia nelle istituzioni. Preferisci tacere, e per il magistrato non sei più una vittima, ma quasi un complice». Fulvio Milone

Persone citate: Antonio Napolitano, Carlo Malatesta, Raffaele Cutolo, Salvatore Oretti

Luoghi citati: Napoli