Fondi lri, domani si decide di Marcello Sorgi

fondi lrif domani si decide Camera, la giunta per il regolamento dirà se fare l'inchiesta fondi lrif domani si decide Cirino Pomicino (de): «Una commissione nata così male servirà solo ad aiutare il fronte prò elezioni» - Il radicale Rutelli: «Le elezioni le vogliono coloro che temono le risultanze dell'inchiesta» ROMA — Sommerso, temuto e alla fine annunciato, lo scontro politico sul «fondi neri» Iri sta per scoppiare, con un obiettivo ufficiale (la costituzione o meno della commissione parlamentare d'inchiesta sul più grosso caso di corruzione del dopoguerra) e una conseguenza rischiosa ma prevista (le elezioni anticipate), che fa da contrappeso nel gioco di avvertimenti fra i partiti. Se la commissione nascerà, si dice nel corridoi di Montecitorio, si metterà in moto un meccanismo strangolatore che solo lo scioglimento delle Camere potrebbe fermare. «Una commissione nata cosi male servirà solo ad aiutare il fronte proelezioni; dice il de Paolo Cirino Pomicino. E il radicale Francesco Rutelli: «Le elesioni le vogliono quelli che temono le risultarne dell'in chiesta». Ad ammetterlo sono in pochi, ma da ieri alla Camera è facile ascoltare discorsi del genere. Intanto 1 due schieramenti, «prò» e «contro» inchiesta sui «fondi neri», si preparano a fronteggiarsi domani in giunta per il regolamento, la «magistratura» interna di Montecitorio a cui la presidente Nilde Jotti s'è rivolta prima di prendere una decisione. Per 1 fautori della commis¬ sione — comunisti, radicali e sinistra indipendente — la votazione della Camera del 29 gennaio è fuori di discussione: sia pure con una maggioranza risicata (258 contro 256) i parlamentari hanno deciso di fare l'Inchiesta e bocciato l'iniziativa della maggioranza volta a bloccarla. «Le votazioni in questo senso furono tre, la legge istitutiva della commissione è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale: ora non si può far finta di ignorarla; ricorda Franco Bassanini, vicepresidente della sinistra Indipendente e componente della giunta per il regolamento. Restano da risolvere due problemi: primo, la composizione della commissione. Mancando l'Indicazione del numero dei componenti e dovendo essere «proporzionale» e «rappresentativa» di tutti i gruppi, rischia di essere composta di cinquanta membri per includere anche dp, radicali e liberali. Secondo, la presidenza: anche in questo caso la norma che la prevedeva è stata respinta negli scontri di votazioni del 29 gennaio. «Noi proporremo che sia la Jotti d decidere e sia rispettata la consuetudine, venti-venticinque componenti e rappresentanza di tutti i gruppi., annuncia Bassanini. Ma proprio a questi punti da chiarire si attaccheranno gli avversari della commissione. «Se la presidente ha ritenuto di convocare la giunta per il regolamento è segno che non e tutto semplice e lineare come vorrebbero farci credere; spiega il vicepresidente del deputati democristiani Tarcisio Oitti, membro' anche lui della giunta. De, psi e in parte anche il pri sosterranno la tesi della «decisione monca» chiedendo che sull'inchiesta torni a pronunciarsi l'aula. Diranno: facile far passare un solo articolo di una legge e poi rivolgersi per tutto il resto alla presidente. La Camera ha deciso di indagare, ma ha bocciato tutti gli articoli del testo proposto su obiettivi, strumenti e poteri della commissione. Cosi com'è, non precisata," l'inchiesta potrebbe anche ridursi a un'indagine conoscitiva: meglio aspettare le risultanze del lavoro dei magistrati e poi, su quella base, decidere. Insomma, come già avvenne nel dibattiti precedenti sui «fondi neri» (l'iter parlamentare va avanti da oltre due anni), la maggioranza sosterrà la tesi del rinvio. Neppure dalla de (ieri De Mita e Martinazzoli hanno parlato del problema) verrà un'alzata di scudi contro l'Inchiesta. Sulla quale, fra l'altro, era stato proprio 11 relatore democristiano Nino Carrus a pronunciarsi a favore, riconoscendo la portata dello scandalo, 'l'entità delle somme oggetto di illegali procedure, il coinvolgimento del sistema delle partecipazioni statali al piti alto vertice istituzionale, l'enorme capacità di persuasione e corruzione, l'uso spregiudicato di notevole quantità di denaro, pubblico. Quanto potrà durare l'attesa — se ci sarà — è difficile dirlo. Ma non si prevede lunga: il giudice romano Roberto Napolitano è ormai alle ultime battute dell'Istruttoria; le conclusioni potrebbero venire entro marzo, con un elenco completo dei personaggi coinvolti. I nomi che già circolano (e le cifre) chiamano In causa de, psi, psdl e msL I fatti si riferiscono alla metà degli Anni Settanta, con una « vorticosa gestione extracontabile di fondi societari attraverso conti bancari; fino a trecento miliardi circa, che secondo i magistrati servivano a finanziare i partiti. Finora i giudici hanno chiamato in causa due ex presidenti dell'Ir!, 1 democristiani Giuseppe Petrilli (attualmente senatore) con il suo braccio destro Fausto Calabria (poi divenuto presidente di Mediobanca) e Ettore Bemabel (per anni stretto collaboratore del presidente del Senato Pantani): devono rispondere in prima persona del meccanismo del finanziamenti illeciti. il senatore de Carlo Pastorino risulta aver ricevuto due miliardi e 500 milioni In Cct; il fondatore del comitati civici Luigi Gedda oltre un miliardo, di cui mezzo destinato all'Opus Dei; il finanziere legato al psi Ferdinando Mach di Palmsteln avrebbe «girato» ail'AvantU duecento milioni ma sarebbe stato destinatario di cifre più alte. Del giornale del psi e di un altro contributo «nero» di un miliardo e mezzo al Tempo, s'è occupato direttamente, quando ancora era in carica, 11 garante per l'editoria Mario Sinopoli. Altri finanziamenti minori riguardano la moglie dell'attuale ministro socialdemocratico del Bilancio Pierluigi Romita (20 milioni) e l'ex missino Raffaele Delfino, segretario della scissionista Democrazia nazionale (30 milioni). Una comunicazione giudiziaria è arrivata al presidente di Mediobanca Enrico Cuccia. E la Usta sembra destinata ad allungarsi. Marcello Sorgi

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