«Basta con le liti sulla mafia» di Giuseppe Zaccaria

«Basta €on le liti sulla mafia» Il ministro Scalfaro a Palermo denuncia un calo di tensione nella lotta alle cosche «Basta €on le liti sulla mafia» «E' intollerabile che a prevalere siano le beghe, bisogna dare contenuto all'impegno civile» - L'ultimo scontro fra magistrati e politici a proposito delle scorte - Aperto un nuovo commissariato «di frontiera» PALERMO — Nelle sale liberty di Villa Withaker domina il gessato scuro, la Sicilia che conta è tutta qui. Oscar Luigi Scalfaro, ministro dell'Interno, è venuto a Palermo per consegnare medaglie, incontrare 1 politici, tracciare bilanci, ina soprattutto per lanciare un segnale: dalla Grande Mobilitazione è passato un anno, del «maxiprocesso» si parla ormai solo in occasione delle ricorrenze. E adesso l'impressione, dice il ministro, «é quella di un calo di tensione, di un minore impegno nel no alla mafia. Non vorrei — continua — che ci si accontentasse di un'apparente situazione di calma. Significherebbe coesistenza: ed è una prospettiva che io ripudio: Un chilometro più In là, sotto le gigantografie di una languida Florence Guérin (nessuno, In vista della manifestazione, ha pensato a far sparire 1 cartelloni del film soft core) nella sala del cinema Nazionale migliaia di studenti applaudono. Oli oratori condannano Sciascia ma arrivano poi a conclusioni tristemente simili alle sue, sia pure centrando 11 problema non sugli uomini ma sulla presenza dello Stato. «La lotta alla mafia — dicono — non può essere un fatto di facciata. Cercate, almeno voi che siete giovani, di trasformarla in impegno,. Ancora un salto, un po' più in là, fino al palazzo di giustizia. LI dentro i magistrati, dopo le interviste di rito, stanno discutendo di un problema che a Palermo sembra essere divenuto fondamentale: troppi agenti sono impiegati nelle scorte. A un anno dall'inizio del processone 1 giudici si riuniscono e ribattono: •Benissimo, toglietecele: a patto che prima siano l politici a fame a meno: L'impressione, sempre più netta, è che dei temi di fondo si stia perdendo la traccia, che la storica contrapposizione tra chi è criminale e chi no abbia lasciato spazio a vuote polemiche. Dice Scalfaro, nella residenza dei prefetti palermitani: «Di dire no alla mafia sono capaci anche i mafiosi. Al rifiuto bisogna dare dei contenuti, se si pensa di contrastare la criminalità solo con polizia e magistratura si pensa in maniera sbagliata». il presidente della Regione, Nicolosi, ha appena espresso al ministro un'ennesima lista di doglianze. Anche lui ha detto che «la caduta di episodi delittuosi non deve far illudere sulla situazione, che resta di elevata gravità'. Anche lui, che vive a Palermo, ha parlato di cadute nella • tensione civile, politica, istituzionale', del rischio di una •ricostituzione di blocchi di forze che con la mafia hanno realizzato forme di convivenza, o connivenza'. Alla riunione partecipa anche un Leoluca Orlando un po' sottotono: il sindaco di Palermo parla di una città •che cerca di liberarsi dal condizionamento della mafia come da quello del sottosviluppo: Nicolosi, subito prima, aveva avvertito: «Bisogna evitare che i cittadini si sentano vittime prima della mafia e poi dell'antimafia'. Scalfaro prende nota, ringrazia. In concidenza con la sua visita, a Palermo è stato aperto un nuovo commissariato, un commissariato di frontiera. Nasce fra San Lorenzo e lo Zen, a cavallo tra la zona In cui venne assassinato il piccolo Claudio Do¬ mino e quella che più crudamente vive i tentativi di riaffermazlone dei gruppi criminali. «Se anche, sul piano della repressione, tutto funzionasse perfettamente — dice — questo non sarebbe sufficiente: E la sua presenza a Palermo, aggiunge, dimostra che cosi perfetta ('attività di repressione poi non è. Ull domandaH6"se' anche lui, come Sciascia, abbia avuto l'impressione che al lavoro delle persone oneste si sia sovrapposta un'antimafia di facciata. •Spero di no — risponde lui —. Nel mio settore, almeno, c'è gente che da anni paga di persona. Piuttosto, ho l'impressione che certe polemiche siano dannose. Non parlo di questa o quella tesi, ma del fatto stesso che ci si scontri su certi temi. Le voci si sommano, e da questo io traggo solo motivi di preoccupazione». E' vero, dirà subito dopo, alcuni meccanismi della lotta alla mafia andranno rivisti. Per esemplo, le competenze del commissario straordinario che ancora provocano 'difficoltà e conflitti di competenza ». Ma la questione centrale, insiste, rimane quella dell'atteggiamento collettivo: «£' intollerabile che a prevalere siano le beghe fra gruppi, o fra singoli'. Un messaggio preciso. Ma ieri, proprio mentre il ministro lanciava questo invito, a Palermo un quotidiano del pomeriggio lanciava in prima pagina il dubbio che Carmine Mancuso (ispettore di polizia, figlio di quel Lenin Mancuso ucciso nell'attentato al giudice Terranova, e soprattutto leader del «comitato antimafia») fosse stato «punito» con un improvviso trasferimento per le polemiche alimentate negli ultimi tempi. Da qualche giorno Mancuso era assente da Palermo, un incrociarsi di voci aveva reso il dubbio sempre più ■ consistente. Poi, il chiarimento del questore: il figlio dell'autista di Terranova non era stato trasferito, ma promosso ad ispettore capo, nessuno ha pensato di spedirlo in un'altra città. Nessun «giallo», almeno per oggi: ma di quanta coesione è capace un «fronte antimafia» che un semplice dubbio basta a incrinare? Giuseppe Zaccaria