Non basta la bella arringa di Clemente Granata

Non baste In belili arringa Non baste In belili arringa Gambiera il ruolo degli avvocati, che parteciperanno attivamente alla formazione delle prove - 3 pm investigatore - Per funzionare, il futuro sistema giudiziario ha bisogno di almeno mille magistrati in più ROMA — Tramonta la tradizione italiana delle grandi arringhe? Addio Francesco Carnelutti, Giacomo Dentala, Giuseppe Sctgiu e altri grandi avvocati, maestri della parola? Cicerone in soffitta per. sempre? Possono anche sembrare domande paradossali. Il futuro processo penale, fondato sulla pubblicità e sull'oralità, dovrebbe rappresentare, si pensa, il trionfo della discussione finale, di quel momento, forse decisivo, in cui l'avvocato dà fondo a tutte le sue energie.per convincere l'organo giudicante. E in cui, sull'altro versante, il pm tenta di prevalere con la sua infuocata requisitoria. Ma le cose cambiano. Dal Sud, patria delle celeberrime arringhe (alcune, per la verità, «piene di vento-, per usare l'ironica espressione di Sciascia), giunge l'avvertimento: 'Nel sistema accusatorio esse conteranno sempre meno-. Delfino Siracusano, avvocato e docente all'Università di Catania, afferma: ••Capisco che molti legali si sentano gratificati dalla bella arringa, ma sarà più utile dimostrare in una fase precedente le proprie capacità oratorie: quando si tratterà di formare la prova-. E-Vincenzo Maria Siniscalchi, presidente dell'Ordine forense napoletano: -Saranno privilegiate, più che la capacità oratoria, la logica e la trasparenza delle argomentazioni in rapporto alla formazione delle prove. Già da tempo, comunque, nell'arringa l'aspetto tecnico prevale su quello estetico-. Mutano le professioni, il nuovo processo imprimerà un ritmo ancor più serrato al cambiamento. Dice l'avvocato Franzo Grande Stevens, presidente dall'Ordine nazionale forense: -Davanti al giudice stnizierà e si definirà la causa. Tutto avverrà in pubblico. Ciò richiederà da parte degli avvocati e dei magistrati un grande sacrificio di tempo, di energie e di concentrazione, come già avviene oggi nel processo civile e del lavoro. E una preparar siane sempre più accurata. Non ci sarà più rifugio per la pigrizia e l'incompetenza-. Afferma il penalista Fulvio Gianaria di Torino: .Sarà necessaria una maggior professionalità anche in termini di correttezza e di rispetto della legge. Voglio dire che bisognerà muoversi per cercare le prove e non per... nasconderle. E c'è quest'altro aspetto: il maggior impegno renderà più costoso il lavoro dell'avvocato, il che allargherà la forbice tra difesa fiduciaria e d'ufficio-. Grande Stevens: -Non credo ai costi maggiori. Quelli umani diminuiranno perché avremo un processo protetto da maggiori garanzie; quelli economici anche, perché, l'attività sarà più rapida, non si perderanno più anni e anni nella definizione di una causa-. Avvocati come Sherlock Holmes, pullulare di cooperative, di studi integrati nel quali saranno distribuiti ruoli e competenze, rapidi collegamenti con centri che raccolgono massime giurisprudenziali e dottrina. E scuole per la formazione degli aspiranti procuratori legali. Questo il futuro dell'attività forense. E il pubblico ministero? Chissà che non si urti qualche suscettibilità se si dice che anche l'organo d'accusa dovrà ripercorrere le orme di Sherlock Holmes. Il pm si sente più magistrato che poliziotto e le disposizioni contenute nel «pacchetto giustizia» di Rognoni ribadiscono questa sua posizione istituzionale. Se però si guarda alla funzione effettiva, è indubbio che il pm accentuerà la sua posizione di guida della polizia giudiziaria. Rileva il prof. Vittorio Grevi, membro della commissione ministeriale di riforma: -Il pm dovrà avere il gusto della scoperta della verità attraverso la prova, il gusto della ricerca delle fonti di prova, la capacità di trattare con i testimoni. Insomma sarà un investigatore, meglio ancora un inquirente-. -Con il nuovo processo — sottoliena Carlo Macrt, sostituto procuratore a Locri — occorreranno particolari abilità nel discutere, nell'argomentare contro i presunti elementi di prova addotti dall'avversario, capacità tecniche di direzione-, -Nuova professionalità del pm?-, domanda il dott. Gerardo D'Ambrosio, sostituto procuratore generale a Milano. -Per conto mio sarà indispensabile insistere sulla conoscenza approfondita del sistema bancario, delle pratiche finanziarie, della medicina legale, delle attività tipiche della polizia scientifica. Noi abbiamo fatto esperienza sul campo, sarebbe opportuno, invece, impratichirsi prima-. E continua: -Il problema interessa anche la polizia giudiziaria. Occorrerebbe, per esempio, mandare gli addetti a fare lunghi tirocini alla Banca d'Italia per acquisire conoscenze specifiche che si rivelano ormai indispensabili. Cosi, essi potrebbero sapere subito che cosa cercare. Sulla questione del personale, però, gli interventi del ministero appaiono tuttora insufficienti-. SI annunciano grandi mutamenti, ma mancano uomini e mezzi. Vittorio Vicini, presidente del Tribunale di Ravenna e autore di un Interessante libro divulgativo sul processo accusatorio, ci ricorda le conclusioni cui era giunta nel 1978 una commissione consultiva presieduta dal senatore Mario Vallante. Essa prevedeva che il nuovo sistema avrebbe richiesto 3398 pm al posto del 625 allora operanti, 3339 giudici di primo grado al posto di 1529, 14.629 locali contro 11834 esistenti. Cifre enormi e la situazione dal 1978 non è certo mutata. Al ministero sottolineano che le previsioni erano eccessive e che comunque si riferivano a un sistema processuale congegnato in modo diverso da quello previsto dall'attuale legge delega. Ribadiscono che 11 processo classico alla Perry Mason sarà riservato ai casi più importanti. Convengono comunque sul fatto che occorrerà costruire nuove aule e avere almeno un migliaio di magistrati in più. E siccome i concorsi sono lentissimi alcuni autorevoli giudici dichiarano di essere favorevoli a un reclutamento straordinario come quello adottato nel dopoguerra da Togliatti quand'era ministro della Giustizia (onde si chiamarono «togliattlni» gli uditori allora nominati in virtù delle belle votazioni accademiche). E i mezzi tecnici? Come mette in rilievo Berla d'Argentine, presidente dell'Associazione magistrati, la macchina amministrativa funziona, o ha funzionato sino all'altro giorno, con criteri e meccanismi antiquati. Soltanto ora con il «pacchetto giustizia» è stata modificata lu legge sulla contabilità dello Stato, la quale disponeva che la richiesta di qualsiasi nuova attrezzatura dovesse essere presentata non dai singoli uffici, ma dal primo presidente o dal procuratore generale della Corte d'appello. Tutte le innovazioni nell'amministrazione statale. Inoltre, dovevano passare attraverso il coordinamento del Provveditorato generale dello Stato. Un sistema elefantiaco ora in parte corretto. Il «pacchetto giustizia» prevede inoltre lo stanziamento di 600 miliardi in tre anni. Saranno utilizzati per aule, microfilmature di atti, adozione di procedure tecniche che sostituiscano i verbali d'udienza scritti dal cancelliere sotto dettatura e con la biro (Immaginiamoci che cosa accadrebbe con simili metodi durante la cross-examination) e per l'estensione della rete informatica nei tribunali. Si tratta, dicono i magistrati, di uno sforzo considerevole. Esso, però, deve rappresentare soltanto l'Inizio di una lunga serie d'interventi, se davvero si vuole adeguare la giustizia alle esigenze di un'avanzata società civile. Clemente Granata (I precedenti servizi sono stati publicati il 6 e 18 febbraio).

Luoghi citati: Locri, Milano, Ravenna, Roma, Torino