Un italiano diverso

Un italiano diverso Ernesto Rossi moriva 20 anni fa Un italiano diverso Sono passati vent'anni dalla morte di Emesto Rossi; e oggi più che mai sentiamo quanto ci manchi una voce chiara, intransigente, sferzante come la sua. Forse nessuno ebbe mai, in questo paese, tanti avversari come lui: fascisti, comunisti, nazionalisti, conservatori, Vaticano, potentati economici. Un "democratico ribelle», lo ha definito Giuseppe Armani; e Arturo Colombo, un ^giacobino in un mondo di farisei». Ma non un arcigno moralista, un uggioso predicatore dal pulpito. Era un polemista arguto, freschissimo, che all'invettiva iraconda preferiva il sorriso, la battuta umoristica. Detestava la retorica, il sussiego professorale, l'intolleranza dogmatica. Generoso come pochi, sinceramente credeva di dovere tutto alla fortuna di avere incontrato uomini come i Rosselli, Gobetti, Calamandrei, Amendola, Einaudi, Ginzburg, Bauer, Ceva, Parti: il osale della terra». Chi fosse, molti lo sanno. Volontario giovanissimo nella grande guerra, per odio del militarismo tedesco, si era accostato nel 1919 a Salvemini, dopo un momentaneo smarrimento; e si era gettato nella lotta antifascista, dando vita con pochi altri ai primi fogli clandestini, come L'Italia libera e Non mollare! Tra i fondatori di Giustizia e Libertà, arrestato con Bauer e Ceva (il quale si tolse la vita», subì nove anni di carcere e quattro di confino. A Ventotene, con Spinelli e Colorili, lanciò il movimento federalista euro^ peo. Rientrato a Milano dalla Svizzera, già il 27 aprile 1945. siiSl'Italia libera, l'organo del Partito d'azione, fu tra i pochi a sostenere (con Valiani, Calamandrei, Omodeo) la necessità di rompere la continuità giuridica col vecchio Stato. Presidente per pochi anni di un ente pubblico, l'A.r.a.r., rifiutò lo stipendio perché avrebbe "guadagnato troppo*. Gli bastava — disse — la grama pensione d'insegnante. Stupide e meschine angustie accademiche gli preclusero l'accesso all'università. Ma il suo valore di economista, riconosciuto da un uomo come Luigi Einaudi, che lo aveva carissimo, rifulse nei dibattiti sul Mondo c in libri di straordinaria efficacia. Il suo carteggio con Einaudi — di imminente pubblicazione — sarà un'autentica rivelazione. Lasciò un segno indelebile su economisti come Giorgio Fuà, Sergio Steve, e specialmente Paolo Sylos Labini. 11 suo primo e più grande maestro di vita fu indubbiamente Salvemini: che gli aveva comunicato il gusto, la passione, il bisogno di sviscerare, uno per uno, i problemi del nostro paese (il eproblemiA. Galante Garrone (Continua a pagina 2 in terza colonna)

Luoghi citati: Italia, Milano, Svizzera, Ventotene