E la Caf non perdona

E la Caf non perdona E la Caf non perdona Confermate le squalifiche di Mancini, Maradona e Vierchowod Non potevamo augurarci esordio migliore da parte ietta commissione d'appello federale chiamata ieri al primo verdetto dopo il rimpasto voluto da Carraro. I giudici, sotto la presidenza di Paladni, hanno confermato le sanzioni inflitte lunedì scorso dalla Disciplinare a Mancini (tre giornate di squalifica), Maradona e Vierchowod (un turno di sospensione a testa) i quali avevano reso dichiarazioni istiganti atta violenza ponendo in discussione la buona fede degli arbitri Lanese e Boschi. Una decisione di portata rilevante, la conferma d'una scolto. Ne siamo grati a Carraro che ha indossato i panni scomodi del moralista in un ambiente portato per vocazione al compromesso. Ne deve gioire pure la città di Napoli che non merita il vittimismo di Maradona, campione in calzettoni e mutande, uomo comune fuori dal campo. Il suo comportamento è andato al di là dette stesse intenzioni dei dirigenti, partenopei, costretti a giustificarne frasi e atteggiamenti da guitto. I tifosi veri non sono al suo fianco. Quelli più umorali hanno urlato la loro insoddisfazione, ritenendo a torto di essere incappati in qualche trappola, vittime d'un meridionalismo anacronistico. Niente di più errato. Ecco perché ci illudiamo che il silenzio di Ferlalna non sia frutto di calcoli stru¬ mentali. Il Napoli non ha bisogno di lacrime per vincere il primo scudetto della sua storia. Lo sappiano Dleguito e i suoi seguaci. Lo comprendano quel giocatori, come Bruscolotti, che hanno reagito con istintiva presupponenza. E' apparsa più. composta la reazione di Mantovani, massimo dirigente detta Sampdoria, cioè della società colpita più duramente dalle decisioni detta giustizia sportiva: 'Prevedevo che le cose andassero a finire così, adesso il caso è chiuso*. In realtà ci sarà un'appendice interna che costringerà Mancini e Vierchowod a pagare una considerevole ammenda. La commissione d'appello federale ha respinto in poco più di un'ora le tesi difensive dei legali del Napoli e detta Sampdoria i quali hanno rappresentato gli illustri imputati, assenti secondo logica. E' la testimonianza d'un nuovo atteggiamento che al calcio può recare solo benefici. Nulla a che vedere con la necessità di fare presto. E' il segno d'un reciproco rispetto da parte dei vari gradi di giustizia sportiva, in lite accesa fino all'altro ieri. E' lo specchio d'una coerenza da consolidare. E' un monito per quel tesserati che troppo spesso hanno giocato con il fuoco della violenza. Filippo Grassia

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