Leopoli, prove distrutte
leopoli, prove distrutte Negli archivi tedeschi nessuna traccia dell'eccidio degli italiani leopoli, prove distrutte Le SS, prima della ritirata, hanno cancellato i documenti che potevano far risalire al massacro - Dei due generali che comandavano in Galizia, uno è stato ucciso in Jugoslavia, l'altro risulta disperso DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Archivi a disposizione, confermano le autorità tedesche, per la commissione d'inchiesta italiana. Il governo federale si dichiara pienamente disponibile a collaborare con gli ufficiali e gli studiosi che il ministro Spadolini ha incaricato, dopo le recenti rivelazioni della Tass, di far luce sul massacro di Leopoli Ma fra le carte custodite negli archivi tedeschi, si fa anche rilevare, non c'è niente che confermi l'atroce vicenda raccontata dall'agenzia sovietica: centinaia, forse migliaia di soldati italiani fucilati, nel settembre, dopo l'annuncio dell'armistizio. • Le autorità tedesche non hanno esitato a escludere che ci siano tracce della strage. Una simile sicurezza si basa sul fatto che già un paio di anni fa sull'episodio di Leopoli era stata avviata, senza esito, un'indagine di archivio. In alcune corrispondenze da Mosca, infatti, già allora L'Unità aveva sollevato il paso. Cosi In Germania si era fatta una ricerca: si era frugato tra i fascicoli dell'archivio storico militare di Friburgo, e fra le carte dell'archivio federale di Coblenza. Quest'ultimo ha sede nella fortezza di Ehrenbreitsteln che domina la confluenza del Reno e della Mosella: e contiene tutta la documentazione disponibile in questo Paese sulle attività delle SS. L'attività della . Wehrmacht, l'esercito regolare, è invece documentata nell'archivio di Friburgo. n fatto di Leopoli è evidentemente di competenza SS. I due ufficiali ai quali competeva la più alta responsabilità, nel '43, nella città galiziana, sono entrambi scomparsi nel turbine della guerra. Il generale Waechter, comandante militare della Galizia, è ctato ucciso alcuni generale Katzmann, capo capo della polizia, risultava disperso alla fine delle ostilità: poco più tardi su di lui è stata fatta una dichiarazione di morte presunta. Se l'ordine del massacro fu dato, come molte testimonianze concordemente indicano, con ogni probabilità a darlo fu proprio Katzmann. Il fatto che negli archivi non ci sono le prove della strage non Implica, ovviamente, che la strage sia inventata. Non a caso un portavoce del ministero degli Esteri ha puntualizzato che in ogni caso le notizie giunte dalla capitale sovietica «non possono nuocere alla qualità degli attuali rapporti italo.te«fec^,JNon-, si esclude dunque che il tragico fatto, anche se non documentato, sia realmente accaduto. A nessuno infatti, nemmeno al più fanatico fra gli ufficiali SS, può stare particolarmente a cuore di portarsi a casa le prove di una simile strage. Soprattutto in una situazione come quella del fronte orientale, dove la pressione dell'Armata Rossa incalzante ha costretto le forze tedesche, dopo quel settembre '43, a un disordinato ripiegamento verso Ovest. In quel casi la regola e la prassi militare impongono di bruciare le carte che non si possano, o non si vogliano, portare con sé. Probabil- - fosti .^Ttbtn'ST o ,»Jjinv -l'rosj ,iaa«o 1 illl," jimn.)|jj'IMgB I mente anche Katzmann e Waechter, prima di allontanarsi da quel pezzo d'Europa orientale affidato alle loro giurisdizione, hanno bruciato 1 documénti Dovevano averne, di scottanti: se è vero che la Galizia, e soprattutto 11 suo capoluogo Leopoli ospitavano tradizionalmente folte colonie ebraiche. Le truppe italiane che eventualmente si siano trovate da quelle parti al momento dell'armistizio, hanno dovuto fare 1 conti con una fortissima presenza di reparti SS: mandati da Berlino a- applicare la soluzione finale a quella Galizia cosi marcatamente giudaica, i AlfrttiO Venturi Aosta. Due delle foto «clandestine» scattate all'interno del campo di Leopoli dall'allora tenente (oggi generale) Filippo Bonfant, internato a lungo. In alto l'esterno della fortezza. Sotto: il cortile interno
Persone citate: Filippo Bonfant, Galizia, Mosella, Spadolini, Venturi, Waechter
Luoghi citati: Aosta, Berlino, Bonn, Coblenza, Galizia, Germania, Jugoslavia, Mosca
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