Genscher: era inutile una riunione dei Sette di Enrico Singer

Gens€hers erta inutile una riunione dei Seffe Gens€hers erta inutile una riunione dei Seffe D ministro degli Esteri tedesco a Parigi ha così confermato l'appoggio di Bonn al no francese DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Nel giorno della mancata riunione di Roma sul problema degli ostaggi occidentali in Libano, di terrorismo si è parlato a Parigi tra il ministro degli Esteri tedesco, Hans Dietrich Genscher, e le massime autorità francesi I colloqui erano previsti da tempo, ma dopo il giallo dell'incontro saltato nella capitale italiana, hanno quasi il sapore di una replica. Contatti bilaterali, e riservati, contro •proclami» che Parigi giudica di nessuna utilità pratica e inopportuni. Anzi, pericolosi perché «non si possono trasformare in gendarmi del mondo istanze internazionali di tuff altra natura: come aveva detto giovedì il portavoce di Chirac annunciando il «no» alla consultazione richiesta dagli Usa tra rappresentanti del sette Paesi più industrializzati. Cosi, ieri, francesi e tedeschi hanno discusso della vicenda che li vede coinvolti, per la prima volta insieme, nel groviglio mediorientale. Parigi ha nelle sue carceri da due anni il capo di uno dei gruppi più agguerriti del terrorismo libanese, Georges Abdallah. «cervello» delle Fari in Europa. E ha già pagato un caro prezzo: l'ondata di attentati del settembre scorso e cinque ostaggi prigionieri a Beirut. Bonn ha arrestato tre settimane fa i due fratelli Hamadé, anche loro libanesi, anche loro terroristi e forse collegati alle Fari, e adesso due cittadini tedeschi che vivevano in Libano sono in mano a una banda sciita. In tutti e due i casi c'è un gioco spietato di ricatti e un difficile, quanto contestato, intreccio di trattative. La Francia, si sa, ha concesso molto dopo le bombe fatte esplodere a Parigi dal complici di Abdallah. Ha avviato la «normalizzazione» con l'Iran, che era stato messo in quarantena,dopo l'ascesa di Khomeini,ve ha rafforzato" i legami mai interotti con la Siria di Assad. Operazioni che il governo Chirac rifiuta di considerare cedimenti e giustifica con la teoria del «negoziato triangolare*: migliorare i rapporti tra Stato e Stato con i Paesi che possono far valere il loro peso sui gruppi terroristi. Senza troppo indagare sui reali legami che l'Iran o la Siria hanno con le organizzazioni del terrore mediorientale. La Germania federale è alle prese con questo rompicapo da poco tempo: l'arresto degli Hamadé e 11 rapimento dei due tedeschi si sono succeduti in poche ore alla vigilia delle elezioni del 25 gennaio. Bonn ha preferito congelare la situazione, ma adesso dovrà decidere la sua strategia. Anche perché gli Stati Uniti hanno chiesto l'estradizione di uno dei due fratelli libanesi, quello che partecipò al dirottamento di un jet della Twa durante il quale fu ucciso un giovane marine. Ma nella conferenzastampa seguita ai colloqui, il ministro degli Esteri tedesco ha preferito parlare di temi di grande politica (soprattutto dei rapporti con l'Urss di Gorbaciov) e ha liquidato il capitolo terrorismo affermando che Francia e Germania "rafforzeranno la loro collaborazione: E' la logica della realpolitik che alle dichiarazioni e ai gesti clamorosi preferisce il lavoro discreto delle Cancellerìe, soprattutto quando la tensio¬ ne è forte come adesso, con una flotta di navi da guerra americane che manovra nel Mediterraneo meridionale. Ed è questo lo scenario sul quale si è consumato anche il giallo della riunione di Roma silurata non soltanto dalla Francia, ma dalla Germania e dall'Inghilterra per le stesse considerazioni di prudenza. «Non c'era bisogno di una riunione del genere-, è stato l'unico commento di Genscher. Da parte francese, tutto quello che poteva essere detto — a livello ufficiale — sul rifiuto opposto da Parigi a partecipare all'incontro sollecitato dagli americani è contenuto nella dichiarazione di giovedì del portavoce di Chirac, Denis Baudouin. Ma, in privato, fonti diplomatiche sono meno avare. E il giallo si scompone almeno in due parti. La prima è l'analisi che ha motivato il «no». Hanno pesato le ragioni imposte dall'attualità: il rischio di una azione militare americana in Libano che, dopo un incontro a sette, avrebbe avuto comunque l'immagine di una risposta concordata scatenando la reazione dei terroristi. Non solo contro gli ostaggi francesi, tedeschi e americani. Ma anche, nel caso della Francia, con la possibile ripresa degli attentati. Tra quindici giorni, a Parigi, si aprirà il processo contro Georges Abdallah e gli sforzi di Chirac sono tutti mirati ad allentare la tensione. La trattativa segreta — se c'è, come sembra — è arrivata al suo momento della verità e non può essere messa in perìcolo da azioni avventate. E' in gioco la vita degli ostaggi e la credibilità politica del governo francese. Ma sulla scelta di Parigi hanno pesato anche delle considerazioni più generali. Il «Gruppo dei Sette», che ha una vocazione soprattutto economica, si è occupato di terrorismo due soie volte: al vertice di Bonn, nel '78, quando 1 dirottamenti aerei erano .all'ordine dei giorno, e a Tokyo, l'anno scorso, per affrontare proprio il nodo mediorientale. Nel '78 fu deciso il boicottaggio, mai applicato, dei collegamenti aerei con quei Paesi che rifiutavano di estradare i pirati dell'aria o di processarli Nell'86. fu concordato l'embargo delle vendite di armi ai Paesi «padrini» dei terroristi. E qui c'è stato il fallimento più evidente. Uno strappo arrivato proprio dagli Stati Uniti con le forniture militari all'Iran di Khomelni. Il secondo capitolo del giallo è queUo di come si è arrivati al fallimento della riunione di Roma. A rivelare l'intenzione americana di discutere, in margine ai lavori preparatori del prossimo vertice dei Sette in programma a Venezia in giugno, era stato il ministro degli Esteri italiano, Andreotti. lunedi scorso a Washington dopo un colloquio con U segretario di Stato Usa, Shultz. La notizia era stata pubblicata da tutti i giornali, martedì. Parigi ha convocato mercoledì l'ambasciatore americano per annunciargli il suo «no» e giovedì c'è stata la dichiarazione pubblica del portavoce di Chirac. Ma quando Andreotti ha parlato della riunione — e del suo tema — la Francia, era stata ! già contattata? E che cosa aveva risposto? Questo a Parigi non lo dice nessuno. Enrico Singer