Sulle pensioni scontro evitato Goria non ha illustrato i costi di Stefano Lepri

Sulle pensioni scentro evitate Goria non ha illustrato i costi La commissione Bilancio della Camera ha dato un «sì condizionato» Sulle pensioni scentro evitate Goria non ha illustrato i costi Nel testo approvato ieri è stata accantonata anche la proposta di elevare l'età a 65 anni per tutti ROMA — Nuove cifre sulle pensioni, calcoli precisi sui costi dell'una e dell'altra proposta, era ciò che tutti si attendevano dal ministro del Tesoro, Goria. Ma, ieri mattina, di conteggi nuovi alla commissione Bilancio della Camera Goria non ne ha portato alcuno; e la mancanza di cifre ha fatto sparire i dissensi. Cosi, restando sulle gene~ rali, la maggioranza ha trovato l'intesa necessaria a ributtare contro il pei la sfida che i comunisti avevano lanciato. Ascoltato il ministro, la commissione Bilancio della Camera ha dato alla riforma delle pensioni un «si condizionato», con un elenco di modifiche da apportare per diminuirne i costi. Il parere della commissione Bilancio, votato dai partiti della maggioranza, serve a confortare la tesi che la riforma delle pensioni sia materia troppo delicata per discuterla nell'aula della Camera (con il voto segreto). Il provvedimento è oggi in discussione nell'aula per effetto di un voto inculi comunisti hanno prevalso. Si voterà quindi per U rinvio della riforma, alla con}; missione speciale per le pensioni: se ì comunisti continueranno a negare il consenso alla più rapida procedura della «sede legislativa» potranno essere incolpati del ritardo. Che cosa risponde il pei? Per ora insiste sul voto in aula, sostenendo che la «compattezza» vantata dalla maggioranza è del tutto fittizia. Tutti 1 partiti della maggioranza chiedono la «sede legislativa»; ma sul testo da votare hanno stentato a mettersi d'accordo. I deputati de erano giunti alla seduta della commissione con una bozza di parere completamente diversa da quella che il socialista Maurizio Sacconi, come relatore, proponeva. Il de Nino Cristof ori, presidente della Commissione pensioni, si preparava a rinnovare la sua battaglia contro gli emendamenti del ministro De Mtchelis, e contro le cifre del Tesoro. Nonostante la cautela di Goria, si rischiava una rottura. L'ha scongiurata una mediazione del presidente della commissione Bilancio, Paolo Cirino Pomicino, democristiano della stessa corrente di Cristof ori (quella che fa capo ad Andreotti). Il testo proposto da Sacconi è stato sfumato in alcune parti, il richiamo agli emendamenti del govèrno è diventato meno stringente',' e la de lo ha votato. Ma dello stesso documento si danno interpretazioni divèrse) socialisti, liberali e repubblicani vi leggono un pieno appoggio agli emendamenti del governo; distoforl e altri de vi trovano Invece li conferma del lavoro compiuto dalla Commissione pensioni. In concreto: la riforma I deve spostare l'età di pensio¬ ne a 66 anni per tutti? Il governo propone di si, con un processo graduale che si concluderebbe nel 2007. Il testo della commissione pensioni si limita ad alzare a 60 l'età per le donne, facendola arrivare «a regime» nel 1999. n parere della commissione Bilancio nelle intenzioni dei socialisti doveva riproporre lo spostamento al 65 anni; nel testo concordato e approvato ieri mattina la cifra è scomparsa. ? Sull'età di pensione e su molti altri punti si ripete immutata, come da parecchi mesi a questa parte, la divergenza tra gli emendamenti del governo e il testo della commissione Cristofori. Il confronto sulle cifre avrebbe consentito una scelta concreta, sulla base del costi per la finanza pubblica, del contributo maggiore o minore al risanamento del sistema previdenziale. Le cifre di Goria quali sono? La spiegazione del collaboratori del ministro è che non c'era bisogno di ripeterle, perché sono rimaste sostanzialmente le stesse, salvo qualche ritocco marginale: dunque, il Parlamento già le conosce. Secondo quei conteggi, il testo della commissione Cristofori avrebbe aggravato 11 dissesto della previdenza, sia nel prossimi anni sia «a regime». Il testo del governo costerebbe diecimila miliardi circa nei prossimi anni; ma «a regime» consentirebbe un modesto risanamento. Stefano Lepri

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