La chiacchiera Aids

La chiacchiera Aids Meno confusione, più decisione La chiacchiera Aids Si ripete per l'Aids la speciale Sindrome Italiana di Cernobil? Allora, nello smarrimento impotente di fronte alla minaccia terrìbile-invisibile della nube radioattiva, la gente priva di informazione seria e univoca fu travolta da un'incertezza logorante, dominata dal panico oppure dalla noncuranza. Allora, l'emergenza venne affrontata con impreparazione materiale, culturale, psicologica; con risse ' quotidiane tra tecnici, esperti, ricercatori; con l'oscillare del governo tra superallarme e sottovalutazione; con provvedimenti amministrativi contraddittori, diversi o divergenti a seconda delle regioni e delle città, spesso impraticabili o anche ridicoli. Adesso le premesse non appaiono migliori: e sono invece necessari, per una volta, comportamenti seri. Il pericolo dell'Aids, magari a volte ampliato da spaventi preventivi, è una realtà internazionale, ora anche italiana: con questa realtà occorre avere un rapporto accettabile, maturo, evitando errori e stupidaggini che già si manifestano. Già s'annuncia a esempio il pregiudizio irrazionale, che stavolta è di natura duplice: il pregiudizio di chi vede nell'Aids una punizione divina o un'autopunizione umana del disordine amoroso, di chi trasforma il malato in colpevole e predica la castità quale unica soluzione radicale; il pregiudizio di chi vede nell'allarme intorno all'Aids una manovra puritana e castrante, di chi considera il pericolo immaginario oppure interessante una trascurabile minoranza e tende con impazienza infastidita a chiudere gli oc¬ chi, a ignorare o trascurare il problema. Già esplodono dolorosamente comportamenti individuali o collettivi anomali: nell'attuale confusione c'è chi s'ammazza per paura d'una malattia che non ha, chi ritira i bambini dall'asilo per sottrarli a un contagio inesistente, chi forma nelle regioni autonome Commissioni d'inchiesta e prevenzione, chi rifiuta di curare i malati di Aids nel timore d'infettarsi, chi vuol mettere al bando le comunità di ex drogati, chi invoca schedature di massa e chi le condanna, chi smette di farsi rasare la barba dal barbiere, chi sogna ghetti o lazzaretti e chi affronta rischi con leggerezza per trasgressione polemica. Già si disegnano divisioni etico-politiche tra ministri cattolici e ministri laici Si capisce che di fronte all'Aids la cultura cattolica abbia difficoltà: divisa com'è tra le sue due anime, punitiva e pietosa; legata com'è all'idiosincrasia del parlar franco su questioni sessuali, specialmente ai ragazzi; condizionata com'è dalla dottrina della Chiesa che vieta ogni precauzione con effetti contraccettivi e che ha appena rinnovato nella parola del Papa la condanna senza appello dell'omosessualità. Sono posizioni ideologiche rispettabili come tutte le altre, ma che non possono influenzare l'azione di governo. Se certe dichiarazioni del ministro democristiano della Sanità («L'Aids è una malattia che chi non se la va a cercare non la Lietta Tornabuonl (Continua a pagina 2 In quarta colonna)

Persone citate: Lietta