Erano stati rapiti quaranta giorni fa da guerriglieri etiopici di Paolo Patrono

Erano stati rapiti quaranta giorni fa da guerriglieri etiopici Erano stati rapiti quaranta giorni fa da guerriglieri etiopici I tecnici della Salini sarebbero a Gedaref, molto distante da Khartum - li sottosegretario Forte, che si trova nella capitale sudanese, non ha potuto mettersi in contatto con loro ROMA — E' finita a Gedaref, un polveroso paese del Sudan meridionale, l'avventura, la brutta avventura di Giorgio Marchiò e Dino Marteddu, 1 due tecnici italiani rapiti 1127 dicembre da un movimento ribelle etiopico in un sanguinoso assalto al campo avanzato di cooperazione civile di Tana Beles. I guerriglieri del «partito rivoluzionario del popolo etiopico» hanno consegnato alle forze sudanesi dislocate nel piccolo centro di confine 1 due Italiani e gli otto lavoratori etiopici che hanno condiviso le cinque settimane di sequestro. Le circostanze precise del rilascio ancora non sono note, il governo del Sudan distilla le notizie con estrema prudenza per non creare intoppi nell'ultima decisiva fase della consegna di Marchiò e Marteddu alle nostre autorità di Khartum. L'ambasciatore Francesco Lo Prinzi e 11 sottosegretario Forte, accorso nella capitale sudanese nella stretta decisiva dei negoziati ieri sera continuavano a trincerarsi dietro la mancanza di una comunicazione ufficiale da parte del governo di Khartum che sgombrasse tutte le ombre sulla liberazione dei due tecnici della «Salini». Invitavano a pazientare ancora qualche ora, ad attendere la traduzione di un fitto comunicato di due pagine del movimento guerrigliero consegnato alle forze sudanesi a Gedaref. «Le comunicazioni sono molto difficili e frammentarie — ci diceva ieri sera l'ambasciatore Lo Prinzi —. Gedaref dista diverse centinaia di chilometri da Khartum, parecchie ore di auto su un terreno accidentato. Ci vorranno perciò ancora delle ore prima di poter avere una conferma ufficiale del rilascio di Marchiò e Marteddu, prima di poterli accogliere qui*. Ma francamente ieri sera nessuno, a Khartum come a Roma, avanzava più fondati dubbi sulla liberazione e un aereo sarebbe già pronto per 11 rientro dei due in Italia. Naturalmente la cautela resta d'obbligo fino al termine, in una vicenda che ha registrato in queste lunghe settimane di attesa un susseguirsi di colpi di scena, di drammatiche delusioni che frustravano fresche speranze di soluzione. Le scorse 24 ore a Khartum non sono sfuggite a questa suspense. Perché la polizia sudanese per qualche ora ha mantenuto in stato d'arresto un emissario del movimento guerriglièro etiopico poco prima che si incontrasse con il sottosegretario Forte, forse per confermare le modalità del rilascia; E perché lo stesso rappresentante del governo Italiano con 11 suo seguito è stato oggetto di minacce, di un oscuro complotto di rapimento secondo le autorità di Khartum, che avrebbe clamorosamente drammatizzato tutta la vicenda legata al controverso progetto di Tana Beles. Il «fermo» di Ahmed Tafese, l'emissario del «partito rivoluzionario etiopico», aveva seriamente preoccupato le autorità Italiane, anche perché era stato seguito dal blocco di tutte le comunicazioni centralizzate nella sede del «Prpe» nella capitale sudanese. Taiese avrebbe dovuto comunicare a Forte la data esatta e le modalità della liberazione dei due tecnici Ma fortunatamente questo> ^incidente, non ha inceppate l'operazione di rilascio già concordata In precedenza con la colonna di guerriglieri che teneva prigionieri Marchiò e Marteddu da quaranta giorni Altrettanto inquietante e oscuro è l'asserito complotto contro la delegazione Italiana guidata dal sottosegretario Forte. Ieri sera per telefono, Forte ci ha confermato come secondo le autorità sudanesi 11 gruppo italiano era stato oggetto di minacce di rapimento, scoperte grazie ad intercettazioni telefoniche. I responsabili di queste minacce sarebbero stati rappresentanti di «un Paese arabo, ostile all'intervento italiano nel Corno d'Africa: Per il momento le autorità del Sudan non hanno fornito altri elementi per identificare con maggior precisione questo Paese. Se il rilascio dei due tecnici chiude il capitolo più drammatico di questa vicenda, resta ancora aperta l'accesa controversia Innescata dal sanguinoso rapimento sulla realizzazione del progetto di Tana Beles e più In generale sulla stessa opera del Fondo aiuti italiani (Fai), Paolo Patrono (Continua a pagina 2 in sesta colonna)

Persone citate: Ahmed Tafese, Dino Marteddu, Giorgio Marchiò, Marchiò, Marteddu, Prinzi

Luoghi citati: Italia, Khartum, Roma, Sudan