Baldovino non vuole Waldheim in Belgio di Fabio Galvano

Baldovino non vuole Waldheim in Belgio il presidente austriaco avrebbe chiesto di partecipare a un festival dedicato al suo Paese Baldovino non vuole Waldheim in Belgio DAI. NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — «77 re dice no a Waldheim»: e l'immagine di un Baldovino che dalla finestra osserva preoccupato un signore che bussa alla porta, in stivali neri e con la svastica al braccio, non richiede grandi sforzi d'immaginazione. E' stato il quotidiano fiammingo De Margen, pubblicato a Gent, a dare cosi, su tutta la prima pagina, la notizia secondo cui il sovrano belga avrebbe ta ael chiacchierato T3rèsf-*| dente austriaco. A palazzo reale l'addetto stampa risponde di non avere nulla da dire, di non potere «ne- smentire né confermare» la notizia; e Invita a rivolgersi al ministero degli Esteri. E qui il «no comment» è perentorio: si precisa soltanto che ad aprile — fra due mesi, cioè — ci sarà una conferenza stampa sul festival culturale «Europalia '87», appuntamento biennale dedicato quest'anno all'Austria e scenario a settembre della possibile e temuta visita di Kurt Waldheim. Per 11 presidente austriaco, la cui elezione fu segnata da squassanti polemiche legate alla sua partecipazione alla guerra, in unità della Germania nazista, si tratterebbe del primo impegno «esterno» nella sua veste di capo dello Stato. Secondo 11 quotidiano fiammingo, di matrice socialista, Vienna « ha avanzato presso U governo dSi BéTgìò"unà fìShiesta informale,^_ma^ esplicita».. L'effetto sarebbe stato, sempre secondo quel giornale, di 'mettere in imbarazzo sia il palazzo reale, sia il ministero degli Esteri». La venuta di Waldheim, infatti, «non sarebbe accolta molto favorevolmente né dal premier Wilfried Martens, né dal ministro degli Esteri Leo Tindemans». E soprattutto, parrebbe, da re Baldovino, che di fronte a eventuali insi¬ stenze di Waldheim avrebbe In animo — dice ancora De Morgen — di rifiutare un Incontro. Per 11 sovrano belga, tranquillo re borghese amato e stimato dal suo popolo, la vicenda rievoca i fantasmi di un passato faticosamente cancellato; di quella tremenda «questione reale» che nell'Immediato dopoguerra travolse suo padre Leopoldo III, accusato di collaborazionismo con 1 tedeschi. I fantasmi, cosi legati al nome di Waldheim dòpo le rivelazioni del, suo ruolo durante la guerra, di un'invasione e di un'occupazione nazista che il Belgio non ha mai saputo dimenticare e che, su un plano personale, lasciarono un Indelebile segno sul giovane principe, salito al trono dopo il referendum del 1950: quegli anni e quegli avvenimenti plasmarono il carattere di Baldovino, costringendolo fra l'altro a «inventarsi» un ruolo di rottura da un passato sospetto per la sua famiglia. Sono tutti elementi che, finiti nel calderone della storia, riemergono oggi a margine di quell'occasione di afflato culturale europeo che sarebbe altrimenti EuropaIla '87. La manifestazione si svolge sotto l'egida della Comunità europea, di cui assume anche i simboli grafici, come la «E» ricurva: si svolge quasi regolarmente ogni due anni dal 1969, quando toccò all'Italia inaugurare la serie, e rappresenta uh momento importante.e atteso per la vita culturale di Bruxelles e del Belgio. Due anni fa, quando Europalia '85 fu dedicata alla Spagna, il successo fu clamoroso. Quest'anno, con l'Austria, la Comunità penet.-a per la prima volta nel panorama artistico-culturale di un Paese che non appartiene alla Cee. Sarà sicuramente un'occasione di pregio; ma la venuta del presidente austriaco, anziché darle lustro, potrebbe affossarla. Un portavoce dell'ambasciata austriaca in Belgio ha dichiarato ieri di non essere al corrente della richiesta di Waldheim, facendo subito notare che in genere «non sono i capi di Stato a inaugurare Europalia». Questo è vero; ma, come si osserva in ambienti diplomatici di questa capitale, l'occasione potrebbe essere parsa propizia a Waldheim per rompere l'isolamento in cui si è trovato dopo la sua controversa elezione. Già la Stozzerà aveva rinunciato a ospitare quella che è tradizionalmente la prima visita ufficiale di un presidente austriaco; successivamente il Giappone aveva snobbato Waldheim precisando che a Tokyo egli sarebbe potuto venire In forma privata, e non in visita ufficiale come era stato indicato a Vienna. Fabio Galvano