«Così seppi dei soldati massacrati a Leopoli» di Emanuele Novazio

«Così seppi dei soldati massacrati a Leopoli» Intervista con Beliaev, autore del libro sugli italiani uccisi «Così seppi dei soldati massacrati a Leopoli» Alcune delle dedite di testimonianze raccolte nel '44 - «Non capisco le perplessità di Roma» dal nostro corrispondente MOSCA — «zi r agosto del '44 jpartii per Lvov, perché ero membro iella commissione sui crimini tedeschi. Allora non sapevo nulla degli italiani caduti, pensavo solo agli ebrei massacrati. Poi sono arrivato a Rava-Ruskaia, vicino a Lvov*. E a Rava-Ruskaia, che cosa è successo? Vladimir Pavlovich Beliaev sfoglia vecchie cartelle di appunti, mostra pacchi di lettere raccolte per bene, 1 bordi gialli dal tempo. Ha 79 anni, si Muove a fatica, sulla poltrona; si è rimesso da poco da una brutta influenza: 'Hanno cominciato a parlarmene allora, della "guarnigione Retrovo". Ho incontrato Nlna Petruskovna, che aveva a che fare coi servisi logistici. Fu lei la prima a dirmi come t tedeschi avevano ucciso tutti quegli italiani: E come andò, secondo Nlna Petruskovna? 'Andò che lei vide, e raccolse le voci di altri che videro». Cominciò cosi, quarantatre anni fa Da allora questo scrittore famoso, amato da tutti i bambini dell'Urss (è autore di uno dei romanzi più letti -L'antica fortezza; un classico per l'infanzia), ha indagato sulla sorte dei soldati italiani della «divisione scomparsa». Quella di cui la Tass, da qualche giorno, è tornata a parlare, dopo un silenzio di oltre due anni .Tutti morti — sostiene Beliaev — rutti massacrati dal criminali tedeschi, quelli della "divisione Retrovo"». E alle obiezioni — sui primi nomi forniti dalla Tass. sulla stessa esistenza di una divisione «sparita» — risponde scuotendo la testa: dopo i primi articoli su giornali polacchi e sovietici (anche la Literaturnaia Gazeta e la Komsomolskaia Pravda) .arrivarono, d'improvviso, le lettere». «Testimoniame a decine» di gente che aveva visto; che sapeva come quegli italiani di Lvov — tanti, a centinaia — erano stati uccisi, nell'estate del '43. Dove avvenne, secondo quelle testimonianze? «A Piaskovnia, nelle cave di sabbia; a Landskogo, a Rava-Ruskaia, nel bosco di Lisentisky: tutti posti nei dintorni di Lvov. E a Lvov, naturalmente». Leggiamone alcune di quelle lettere, che Beliaev ha raccolto nel libro «/a Obvignaiu», «Io accuso», pubblicato a Mosca tre anni fa. Scrive Saturnin Aruncevski. da Varsavia: 'Il giorno dopo l'armistizio in Italia, nel '43, i tedeschi portarono un gruppo di italiani disarmati di fronte alla prigione della via Ianovska. Gli italiani dicevano: la guerra è finita, andremo a casa. Il giorno dopo seppi che l tedeschi li avevano uccisi e bruciati, tutti. Ho visto il fumo nero. Ho visto le fosse». Leopold Finkelmann, da Breslavia: «/ tedeschi portarono la guarnigione italiana al lager della via Ianovska e li fucilarono. Fecero tutto quelli del Sonderkommando 205». ladviga Co ragni, da Varsavia, moglie dell'ex rettore dell'università di Torun: • Vidi gli italiani mentre erano portati al lager: avevano le facce grigie, giallastre. Gli gettavamo del pane, ma loro non riuscivano a prenderlo». Ignati Bittzinski: .Ero a casa, a Lvov. Mi sono nascosto dietro la tenda, ho visto come gli italiani sono stati uccisi, per strada. Più tardi, vidi enormi mucchi di armi, tolte ai prigionieri italiani. Centinaia». Klimenti Avlik: .Ho visto un gruppo di ufficiali e di soldati italiani: i tedeschi li spingevano giù dai camion, alla periferia di Lvov. Pochi minuti più tardi, ho sentite i colpi di mitra. Sono corso in città, qualcuno mi ha dette più tardi che in un bosco i tedeschi avevano fucilate tutti i prigionieri italiani». Eva Marciak, da Varsavia: 'Ho visto massacrare i soldati italiani a PeriemishL nell'estate del '43. Li scortavano anche i banderovtsl, le guardie ucraine che collaboravano con i tedeschi. La gente gli buttava patate bollite e pezzi di pane, ai soldati, rischiando la morte. Ma loro non ce la facevano a prendere niente. Dopo due giorni abbiamo sentito i colpi di mitra, e poi la puzza di carne bruciata. Lo ricorderò sempre». Vladlslav Solek: .Non dimenticherò mai quella giornata'terribile. Vidi le colonne dei prigionieri italiani passare sulla via Sgolkovskaia: ombre, sotto i colpi delle fruste fatte di filo spinato. Alla stazione, gli italiani venivano spinti sui vagoni merci come bestiame. Molti sono stati uccisi sul posto, altri li trasferirono chissà dove». E cosi via: sulla sua vecchia poltrona Vladimir Pavlovich Beliaev apre le sue cartelle di appunti mostra le lettere, originali e copie tradotte, sfoglia il suo libro. Vladimir Pavlovich sa che In Italia c'è molto stupore, dopo che della «guarnigione scomparsa» si è tornati a parlare? Sa che al ministero della Difesa non risulta nulla, di quegli uomini morti? Non io sapeva ma ora che sa scuote la testa: .Non capisco, non mi spiego il perché. Ma tocca a loro, in Italia, rispondere, non a me: io le testimonianze le ho, e non posso credere che tutti, sempre, mi abbiano mentite. In nome di che cosa? Perché dovevano farlo?». Emanuele Novazio