Quel piccolo seno della «Cena delle beffe» di Lietta Tornabuoni

Quel pÌ€€olo seno della «Cena delle beffe» Autoritratto d'autore: cosi il regista spiegava se stesso attraverso il lavoro, la politica, il dispotismo, la fede Quel pÌ€€olo seno della «Cena delle beffe» L'immagine mitica resta il ritratto paradossale di Fellinl, folgorato la prima volta che nei Trenta entrò a Cinecittà: mLassù, a mille metri d'altezza, su una poltrona Frau saldamente avvitata alla piattaforma della gru, gambali di cuoio, foulard di seta, un elmo in testa e tre megafoni, quattro microfoni e una ventina di fischietti al collo, c'era lui, Alessandro Blasetti, il Regista...: L'immagine irònica resta il profilo, generalizzato in una pluralità di Registi, tracciato nei Quaranta da Ercole Patti: mPortano- tute impressionanti, stivaloni, maglioni in pieno agosto, gonfi e turgidi come copertoni d'automobile. Sembrano uomini dell'Arizona, domatori, briganti delle Montagne Rocciose... Il loro pampismo nel vestire è addirittura sconcertante. Hanno voci calde e baritonali. Sbuffano come tori feriti L'Immagine critica resta quella disegnata nel Sessanta dal suo direttore di produzione per Io amo, tu ami, Claudio Mancini: «Era esibizionista come pochi, '.tendeva la sedia, tuonainvece di chiamare le perper nome diceva: tronzettina, Mignottina, Picchiottino"... Un'altra sua fisskera quella del disco: se non\ntìvail disco dell'Inno all'ambre diceva che non trovava l%pirazione...: Nato\ Roma nel 1900, come personaggio di Regista esemplare Blasetti. creò se stesso negli Anni Trenta, quando ancora era giovane e a Cinecittà correvano infinite leggende sulla sua bravura, sul piglio dispotico, sulla preferenza per Luisa Fenda, sull'amore quasi ufficiale per Elisa Cegani rimasta poi compagna della vita. Nel tempo, lui passò dallo stile fascista alla simpatia democristiana. La sua immagine avventurosa e vitalista rimase invece identica e incancellabile, ma la persona era più intelligente del personaggio come dimostrano 'queste'-ti&kaorìe;' storìf/lh- ; flessioni, ire e spiegazióni fornite da Alessandro Blasetti In interviste contenute in diversi volumi (Cinema italiano oggi. Cinecittà Anni Trenta di Francesco Savio, L'avventurosa storia del cinema italiano di Faldinl-Fofl, La città del cinema). VIRUS — n cinema, cioè lo spettacolo, era nel mio sangue come un virus nativo. Perché lo da ragazzo, a sei o sette anni, fabbricavo marionette che muovevo in teatrini da me costruiti, su sfondi da me dipinti, secondo commedie scritte da me... Entrai per la prima volta in un teatro di posa a diciannove anni, nel 1010, un agosto pieno di fiori e di speranza. Era la vecchia Cines di via Velo, mi avevano assunto come comparsa, a dieci lire... SOLE — Producemmo Sole con la nostra società, chiamata Augustus perché quello che ci assiste veramente fu Augusto Turati (il segretario del partito nazionale fascista, n.d.r.). Io gli intitolai la società di produzione Augustus; e fu lui che cominciò a far capire. Insieme a Bottai, che 11 cinematografo poteva avere una grossa importanza anche di natura politica. Naturalmente, non per questo se ne accorsero. Anche se, proiettato Sole al Corso Cinema, dopo 48 ore fu richiesto a Villa Torlonta da Mussolini, che lo approvò.,,,,. FASCISTA—Io ero sinceramente, convintamente fascista. Mi distaccai con la guerra d'Etiopia: allora non era vero che -la guerra che preferiamo è quella degli aratri: allora la guerra che preferite è la guerra. No. Io non ci sto più. MAESTRO — Ho fondato il Centro Sperimentale come prima scuola italiana di cinematografo nel 1032... Ho portato avanti questa scuola in maniera concreta. Per dare agli allievi un contatto con la realtà, che fin d'allora perirne,,fira, imrjctfante,.. H, portavo per gli obitori, per gli ospedali, per le carceri, per i manicomi... Dopo le lezioni, gli allievi venivano in teatro di posa e dovevano impratichirsi di tutto, fare gli elettricisti, i macchinisti, insomma tutto. DESPOTA — Qualcuno ha messo in giro la storia che ero un despota. Non è vero. Se qualche volta mi è scappato un urlacelo è perché me lo hanno tirato fuori quelli che non avevano voglia di lavorare o quelli che non intendevano capire cosa volevo. Oppure ho urla-, ' " *" r*T to con i generici e le masse che erano disordinati. Per questo ho sempre preteso di avere un megafono o un microfono, per esprimermi senza dovermi sgolare. SENO — Io avevo sempre in me 11 bisogno di manifestare la mia scoperta simpatia per il fatto sessuale. Il gesto violento e brutale (con cui Nazzari, ne La cena delle beffe, scopre il petto di Clara Calamai, n.d.r.) era espressione di un personaggio e Insieme manifestazione di questo mio istinto. Clara Calamai, si sottopose senza riswi've;' 'anzi fu "molto cairar Nella lavorazione de La cena delle beffe, l'unica ragione di buonumore mi veniva da Clara Calamai e proprio da quel suo piccolo seno di cui lei non si può dire che fosse prodiga, ma nemmeno poi terribilmente avara. POSTFASCISMO — Rosseilini, De Sica, Visconti, Castellani, Lattuada, De Santis, Germi, Soldati, Amidei, Zavattini, Zampa: tutti noi lavoravamo già da tempo nel cinema prima della seconda guerra mondiale. Basta il fatto cne tutti i nomi ai quali è legata la affermazione del cinema italiano nel dopoguerra siano stati durante il fascismo attivamente operanti nei teatri di posa, per ribadire la verità che gli uomini della «nuova scuola italiana» non erano nuovi... FEDE — Io sono una per¬ sona che ha un estremo rispetto della fede, estremo. Ho un tale rispetto per la fede che voglio credere in Dio a tutti i costi SKETCHES — Ho dovuto lottare parecchio per fare un film a episodi Ho realizzato questa idea perché volevo dimostrare che il cinema non è un'arte individuale come la musica, la pittura o la poesia, ma è prodotto di una collettività. Per sostenere che il cinema non ha mai un autore unico ho fatto Altri tempi e Tempi nostri. , RINUNCIA ^.Nel 1065 ho,;;;; anni^ctììo";chp:; lasciavo il;^. campo ai giovani, ma soltanto nel senso di rinunciare a fare film d'autore, continuando con un lavoro di professionista e senza per questo tradire quello che sino allora avevo fatto. REGISTA — Un regista non deve mica lavorare per sé, ma per il pubblico, perché la grande folla alla quale si rivolge apprenda qualcosa... Io nella mia carriera ho pensato di fare la professione. Non sono l'alto ingegno che si produce soltanto quando può manifestarsi. Sono un professionista come l'avvocato è l'avvocato, 11 medico è medico. A un certo punto il medico può fare una grande scoperta o può operare un miracolo, però normalmente cura l'influenza, il tifo, il raffreddore. a cura di Lietta Tornabuoni

Luoghi citati: Arizona, Etiopia, Roma