Eroismi e saggezze da inverno russo di Emanuele Novazio

Eroismi e saggezze da inverno russo Dal bagno nel ghiaccio alle previsioni del tempo «secondo natura» un'altra Urss Eroismi e saggezze da inverno russo Uomini, donne, bambini si danno appuntamento per tuffarsi negli stagni gelati v sono «morsgi», trichechi - «Bisogna abituarsi subito a una vita sana» - La rivincita dell'amimi contadina DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Li chiamano 'tnorsgi', cioè trichechi; quando la temperatura scende a meno venti e più, si danno appuntamento in riva agli stagni coperti di ghiaccio, dove l'acqua resta nascosta per mesi. Spezzano la crosta — pia spessa, robusta tanto da camminarci sopra senza rischi — e si immergono. A vederli — nudi o quasi, mobilissimi e ridenti, festosi in quella loro sfida — sembrano colonie di una razza umana inedita, un passo avanti nella selezione naturale. Soprattutto perché tra loro ci sono anche neonati, bimbi di poche settimane appena. I genitori insistono che il loro non è «gusto della competizione», che non cercano «il record del rischio». Vogliono, semplicemente, che i loro figli • si abituino, subito, a una viva sana». E spiegano: «Lo shock che procura un bagno sottozero è per le cellule nervose un'esperienza senza paragoni». C'è, naturalmente, qualche perplessità, un po' di scetticismo, tra i medici sovietici. ■ Qualcuno obietta che questo sistema è forse un po' brutale, spiccio. Afa nella rinnovata diffusione di questo costume antico (gli abitanti della . Yakuzia, d'abitudine, frizionavano i neonati con la neve, o li lavavano con acqua gelata per tre giorni)- c'è anche, come in certe visioni d'artista, una vasta, potenziale conoscenza di questa terra. Una premonizione, quasi; la sintesi efficace di lina disposizione, di una regola, di un modo di vita. Perché davvero l'inverno russo è molto più che una stagione, che un brusco salto nelle difficoltà del clima, negli aspri tormenti di un freddo prolungato. Per la sua durata, il suo rigore, la sua imposizione di isolamenti e rinunce, di lunghi silenzi e divisioni sofferte, l'inverno, in questo Paese immenso, è anche un modo di pensare l'esistenza; un'abitudine a dispensare saggezza e parsimonia; una disposizione a riflettere, a guardare il mondo. Fin da bambini; «trichechi» e gusto della prova fisica a parte, i primi personaggi che popolano l'infanzia russa sono -ded moroZ' e .snegurocika-, nonno gelo e la nipotino nevicella: vestito lui di uno 'Sduba- (cioè di un cappotto di montone) rosso e argento, di una «se . • pka-, cioè di un colbacco ai pelliccia, e di .rukavitsU, cioè di guanti fod rati; fasciata, lei, di panni celesti e pettinata con la •kassa-, la treccia che le pende fino à vita. Abitano un bosco vergine, é per la 'Prazdnik novogodie iolkU, la festa dell'albero di Capodanno, scindono nelle città e nei villaggi; ma d'inverno sono dovunque, racconta la fantasia infantile: si spargono come una coltre, arrivano inattesi, penetrano perfino le menti. E ci restano: passata linfanzia e lasciate le fiabe, l'abitudine a dar corpo allegorico alla natura e alla sua forza più intensa prende altre vie ma continua, in una ininterrotta sfida all'immaginario. Si spiega cosi, probatnimente, la rincorsa al presagio, facilità a leggere i segni naturali, a coglierne le connessioni, a individuarne la trama, il linguaggio sotterra- neo. Un esoterismo un po' ossessivo, una disposizione maniacale, si direbbe; e, invece, una tradizione tra le più vitali, un'abitudine che si tramanda insieme con altre basilari forme di intesa e di comunità. Una comunicazione che nari va mediata; e dura ancora oggi: perché l'affiorare della cultura urbana e la sua aggressione progressiva ai ritmi contadini non sono riusciti a sostituire un linguaggio primitivo forse, ma efficace e convincente, con quello più raffinato, sofisticato e articolato delle previsioni meteorologiche, pur così popolari in Urss. L'inverno tanto aspro di quest'anno, i suoi straordinari freddi,' le sue temperature inusuali perfino per Mosca (si è scesi a meno 35, come da anni non succedeva) erano stati annunciati da mesi: ma era siate, appunto, l'antica • lingua contadina delle allusioni naturali a prevederlo. A battere, ancora una vòlta, le perplessità e le incertezze della meteorolo¬ gia. I kolkosiani dei mercati, e ogni .babuska- infagottata in gonne e sottogonne (quella versione urbana dell'antica donna rurale che popola cortili e piccoli giardini, a Mosca,'che segue con severa dedizione gli ultimi nati e rimprovera ogni straniero imprevidente, ai primi freddi) lo dicevano da mesi. Con sicurezza, con tranquilla fiducia in se stessi e nei propri strumenti di divinazione climatica. Rallegrati dall'incauta perplessità del forestiero: rinfrancati, quasi, dalla sua ingenua attesa di conferme. Perché, spiegavano pazienti, la troppa umidità dell'estate e l'autunno troppo caldo non lasciavano dubbi; perché l'abbondanza di «fcalina- — quella bacca rotonda e molto amara che cresce a piccoli grappoli su alberi alti fino a dieci metri — ccnfermava quel primo segno. Perché la prima neve è caduta in anticipo su Mosca: in ottobre, e per giunta sulla •terra umida-, già gonfia di pioggia. Psrclié sulle querce c'era abbondanza di ghiande, in autunnale foglie del tremolo non son^cadute rovesciate, ma «con affaccia in su», cioè con la parte più brillante esposta al vento. E le formiche, quest'anno, hanno costruito formicai jn%. grandi e alti del solito. Insomma una diffusa certezza: tutte le •predzimok-, te prove dinverno, concordavano sull'esito. E i primi messaggi di «ded moroz» e .snegurocika- erano autorevole confermai II 9 dicembre, ad esempio: in quello che un tempo qui si chiamava il 'giorno di San Giorgio- e si consacrava alla città dt Mosca, la neve «è rimasta sulla terra»; ii 12 dello stesso mese 2'«alba è stata purpurea»; e il 29 «il gelo non si è smorzato», per tutta la giornata. E' un'eredità incancellabile. Perché dietro questa inesauribile vocazione alla lettura degli auspici, dietro questa passione per i segni naturali, dietro questa sensibilità straordinaria per tutto quanto annuncia l'inverno e il freddo, c'è — certo -— un enorme amore per la campagna; ma c'è, soprattutto, un atteggiamento religioso per la terra, una dipendenza antica; e un insondabile legarne tra inverno e vita. «Se a gennaio la neve sarà molta, 11 raccolto sarà riedó»; «Inverno senza neve, estate senza frumento», si impara da bambini. Ma si dice anche: dopo un bagno nell'acqua appena liberata dai ghiacci, la sposa messa incinta darà un figlio gagliardo, sano e potente. Come in un'antica fiaba. Emanuele Novazio Moscìi. La troika è il tipico divertimento invernale dei russi

Luoghi citati: Mosca, Urss