Mosca, il colosso sfregiato di Emanuele Novazio

Mosca, il colosso sfregiato INTERVISTA CON NAGHIBLN: «LOTTO PER SALVARE LA CITTA'» Mosca, il colosso sfregiato «Hanno distrutto il suo volto storico», dice Io scrittore - «E la distruzione continua» - «Ma ora sta per aprirsi una pagina nuova» - «Basta con la città-montatura in cui è diffìcile vivere» - «Gli stessi dirigenti vogliono conservare i monumenti rimasti» - «Si progettano bar e locali in cui la gente possa incontrarsi» - «Ho grandi speranze nell'iniziativa privata» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Con tenacia, senza mal rassegnarsi, Juri Naghibln lotta da anni per la salvezza di Mosca, perché la città che dice d'amare di un amore un po' doloroso non sia Inghiottita dall'incuria, dalla volgarità, dalla fretta. Juri Naghibln 6 scrittore assai popolare, nellTJrss. Apprezzato, premiato. Ma questa sua veste, un poco legnosa e cosi austera, è diventata impegno «civile». Una scelta di vita, e di fede. Una scommessa. E* facile amare Mosca? •No, Mosca è una città tragica. Quaranta, cinquantanni fa Mosca aveva uno spirito particolare, un'assoluta differenza rispetto alte altre città: nasceva dalla fusione della città asiatica con la città europea. C'era abbondanza di passato, le stradine curve erano gonfie di una misteriosa poesia, c'erano giardini antichi, viali antichi, chiese antiche. Poi questo suo fascino ha cominciato a scomparire, è stato distrutto. Mosca è stata guidata da persone che hanno mostrato grande indifferenza per lei. Hanno distrutto sistematicamente il volto storico. Ma con i cambiamenti naturali ci sono state alterazioni inutili. Proprio il fatto che Mosca ha perso gran parte del suo fascino rende l'amore per lei difficile e penoso: Com'era la Mosca della sua infanzia? •Sono nato in un quartiere molto bello, i Ostie Prudi, gli "stagni puliti", dove c'erano chiese splendide. Quando Dostoevskij veniva a Mosca, si fermava sempre davanti a quella che si chiamava la Notre Dame di Mosca, costruita dall'architetto Potapov. Si toglieva il cappello e faceva un inchina L'hanno àistrutta^Coméi /tanno' distrutto la chiesa di •Nikolav p^kakh»r'NtcOlaHiett*V^iabbie, e hanno distrutto la tomba del boiardo Matveev, un monumento unico. E come hanno distrutto i giardini Abrikosovski. Non so perché, ma al posto dei monumenti distrutti quasi sempre si costruivano scuole, edifici bruttissimi». Perché tanta farla? «La distruzione avveniva sotto lo slogan "Lotta alla religione". Ma non era questa il motivo: molte chiese erano già state chiuse da tempo. Un altro slogan era "Rendiamo Mosca più spaziosa". Si sono fatte cose in¬ dispensabili e ragionevoli, per esempio l'apertura della Tveskaia, ora via Oorki. Ma la maggior parte delle distruzioni sono state il risultato di un'enorme indifferenza nei confronti della storia russa: Ma dopo la furia degli anni staliniani? •Le ferite più gravi risalgono a quei tempi. Ma anche dopo, e perfino oggi che a capo di Mosca c'è Ieltzin, un uomo che vuole proteggerla, la distruzione continua. Ci sono organizzazioni edilizie che per via dei loro interessi possono fare molto male. E poi, nel sangue della gente è entrato un virus pericoloso: l'indifferenza per il passato. Mosca durante la guerra non ha praticamente subito danni: ma gli uomini che la guidavano con il silenzioso consenso degli abitanti combinavano quel che volevano. Perfino cose criminali'. Lo scempio, dunque, continua. •Se prima la distruzione veniva considerata "ricostruzione", non veniva nascosta e si diceva che era utile alla città e alla gente, adesso lo si fa di nascosto, perché ufficialmente la "ricostruzione" è terminata. Ma a forza d'inerzia e per colpa dei dirigenti di certe organizzazioni che perseguono i propri interessi, cose del genere continuano ad accadere: Negli anni dello scempio più feroce, la gente subiva perché davvero non poteva fare altro o era indifferente alla morte della vecchia Mosca? «Lo maggior parte delle distruzioni è avvenuta negli anni del culto della personalità. Nessuno poteva parlare. Architetti famosi, per esempio Sciusev, cercarono di convincere Stalin a rinunciare a cose ^ I città. C'era petit ^if8.0WHMraB# caffeaus,-, le di San Basilio, sulla Piazza Rossa. Sciusev minacciò di suicidarsi davanti alle mura del Cremlino. Molti altri erano d'accordo con lui, ma non osavano protestare perché chi protestava finivq, male. Lo scempio procedeva nel cupo silenzio della gente: Ma anche al tempi di Krnscev ci furono scempi. •si, furono distrutte tante ricchezze storiche...*. E quale Tu, allora, la reazione popolare? '■' •In quel periodo molte persone, vecchi moscoviti, architetti, pittori, scienziati, cer- carono di protestare. Scrissegiornali, ma la loro opinione E più tardi, quando sulla città regnavano Breznev e Grishin (11 capo del partito locale)? •Feci un programma in tv e parlai delle cose indecorose che accadevano, e scrissi la prefazione a una raccolta di dipinti moscoviti di Kumankov, dove la parola dominante era distruzione. Promislov (l'allora sindaco di Mosca) disse in un discorso che i "padri della città" facevano "tante cose per Mosca", ma certi letterati li coprivano d'ingiurie invece di rispettare il loro "grande lavoro". Nel programma televisivo gli risposi, dicendo che se loro, si 'ritenevano"i padri di Mosca, io mi consideravo un off ano. Quella frase non andò mai in onda, ma chi era in studio l'ha sentita. Il responsabile del programma fu biasimato e per un anno non fui più invitato in tv.. Potrebbe ancora succedere, oggi? •Oggi c'è piena libertà. Grishin invece non sopportava critiche. Con tutto ciò, anche ai suoi tempi cene furono. E adesso si raccolgono i primi risultati, anche se modesti: furono Grishin e Promislov a decidere di costruire il monumento alla Vittoria e a distruggere la collina della Poklollania Gora, dopo l'arco di Kutuzov. Abbiamo contestato la decisione #ìl progettò sarà rivisto. Un'al-: tra esemplo: hanno cominciato a rimettere gli antichi nomi alle strade di Mosca, e si fa molto per restaurare la biblioteca Lenin. Non ci vuole grande coraggio a dire queste cose, perché i dirigenti di oggi vogliono loro stessi che la gente parli e vogliono salvare quello che ancora si può salvare. L'opinione pubblica ha riconquistato la sua forza*. Dov'è rimasta la memoria della vecchia Mosca? •In luoghi come il Cremlino, dove ogni epoca ha lasciato la sua impronta. Nella Piazza Rossa, nel quartiere deU'Arbat, ai Ostie Prudi. Sono tutti un po' sciupati, ma restano. E poi, a Mosca ci sono tante cose che nemmeno i moscoviti conoscono: per esempio la tomba di Osliabi e Peresvet, gli eroi di Kulikovo. La loro tomba si trova nella fabbrica Dinamo, che con tenacia qualcuno cerca di distruggere: Nel progetto per la Mosca del Duemila si prevede una città di mille chilometri quadrati e dieci milioni di abitanti. Che ne pensa? •Il progetto è ancora in discussione. Le ultime tendenze sono di limitare la crescita della città e l'arrivo di altri abitanti. L'idea oggi è conservare quel che si può conservare, smettere di inserire case moderne in zone antiche: Mosca è una città nella quale è difficile Incontrarsi, mancano I luoghi per l'incontro. •Ieltzin ha un progetto secondo il quale al pianterreno delle case del centro si apriranno caffè e piccoli ristoranti. Posti nei quali incontrarsi, appunto. A Mosca tutto questo esisteva già: trenta, quarantanni fa c'erano caffè deliziosi e posti con ottima cucina. E' una parte indispensabile della vita urbana, anche questa». A chi arriva dall'Occidente, Mosca sembra una città austera, cupa, triste. •Che è vero*. SS può cambiarne 11 volto? •Non bisogna inventare nulla. Basta far tornare le cose che c'erano già. Ho già parlato degli antichi caffè, dei club per giovani, dei ristoranti. Ricordo il Krasni Mak, il "Papavero rosso", un posto per giovani dove si poteva mangiare il gelato e vedere un film. Insomma bisogna creare di nuovo una città per gli abitanti e smetterla con una città-montatura. Nel passato più recente non importava come si viveva a Mosca, bastava organizzare qualche festa allo stadio, dove migliaia di persone agitavano bandiere e gridavano. Siamo stufi di tutto questo. Bisogna fare di Mosca una città viva, normale. Ma non basterà un giorno». E* facile vivere a Mosca? •E' difficile: mancano l trasporti pubblici, funzionano male i taxi, in pochissimi locali si mangia bene, ci sono pochi posti in cui divertirsi. E poi Mosca è male illuminata, ha carenze nei rifornimentl-allnmtari. Ho grandi speranze nelle novità di cui si parla, per esempio nell'Iniziativa privata». Con tutti 1 suol difetti, Mosca è città molto amata. Dov'è il suo fascino? •Nei miscuglio di asiatico ed europeo, che si è conservato nonostante tutto. Mosca è città molto insolita, lascia un'impressione polivalente. E cambia bellezza con le stagioni. E poi c'è la gente, l'ospitalità: la vita ha lasciar to i locali pubblici e si è trasferita nelle case». Qual è il futuro di Mosca? •Tutti crediamo che stia per aprirsi una pagina nuova. O sono segni importanti: sono stati bloccati cantieri in zone storiche, si restaurano il monastero Danllovski, altre chiese e monumenti, saranno aperti nuovi teatri; ternano cose che sanno parlare al cuore dei veri moscoviti. Sa che diceva Puskin? "Il colosso si è messo in moto e fende le onde"». Qual è l'anima di Mosca? •E' soprattutto un sentimento che si prova davanti a lei, nei riguardi del suo passato e del suo presente. Che vive nei moscoviti e li fa credere nel futuro e nella restaurazione della loro città». Emanuele Novazio Mosca. l.a Piazza Rossa e il Cremlino visti dalla parte di San Basilio, struggere la cattedrale, l'architetto Sciusev minacciò il suicidio» (Foto «Per convincere Stalin a non di- Luppi da «Mosca», ed. Magnus)