LE LETTERE DI STRAWINSKY di Massimo Mila

Igor e il ribelle LE LETTERE DI STRAWINSKY Igor e il ribelle Si può immaginate uomo più di Strawinsky alieno dalle confidenze epistolari? Strawinsky che, senza un preciso motivo pratico, estrae un quarto d'ora dalle sue indafifaratissime giornate di lavoro semplicemente perché gli è venuta voglia di scambiare due chiacchiere con un amico lontano, commentare con lui qualche fatto, comunicargli qualche notizia? L'espressione «Epistolario di Strawinsky» fa perfin ridere, come una contraddizione in termini. Eppure le lettere di Strawinsky ci sono, innumerevoli, e le comincia a pubblicare, in inglese, la Fabcr & Faber, naturalmente a cura di Robert Craft, il devoto discepolo,' segretario e scudiero che è anche stato il registratore delle sue preziose conversazioni. Delle lettere è uscito il primo volume, di quasi cinquecento pagine, e ne sono previsti altri due, se basteranno, senza alcuna pretesa di completezza: «Selected Correspondence». Il criterio della pubblicazione non è quello dello sparpagliamento in ordine cronologico, bensì quello del raggruppamento in blocchi di corrispondenti, che di luogo alla costituzione di vere e proprie monografie, storie fomite di capo e di coda, con un interesse talvolta anche drammatico da seguire. Nonostante l'apparente aridità dei contenuti — lettere d'affari, proposte e programmi di concerti, diritti d'autore, contratti, tournée, combinazioni di date ed orari d'aereo o di treno — spesso il corrispondente vicn fuori come un personaggio reale, e il protagonista — Strawinsky — ha modo di lanciare senza volerlo memorabili sentenze, preziose per la determinazione della sua poetica e soprattutto per la genesi di molte sue opere. Dopo un blocco di lettere , dcJkLjpcima moglie,, la, devota iGjtcsiaa Nosscnkcv morta di ■ tubercolosi in ancor -giovane 'eri? rrftf non primrche Strawinsky le avesse imposto un singolare ménage à trois con la bella e trionfante Vera Sudeikina, compagna delle sue fortune, il primo personaggio che emerge è Cocteau. Il carteggio dura più di mezzo se colo, ma si concentra essenzialmente negli anni 1925-'27, intorno al progetto e alle esecuzioni drìì'Oedipus Rex, di cui il letterato forni a Strawinsky il testo (poi tradotto in latino dal futuro cardinale Daniélou), riservando possi- - bilmente per sé la parte, reci tata, dello Speaker. Oedipus E' dell'll ottobre 1925, da Nizza, la storica richiesta del compositore, di un testo latino «sull'argomento d'una tragedia antica, con cui ognuno sia familiare». Cocteau elabora il progetto e il testo con un'agitazione febbrile; il ritmo della corrispondenza è in media di cinque o sci lettere, lunghissi me, di Cocteau contro una, concisa, di Strawinsky. Qualche volta si limita a scrivere una breve imposizione a margine dell'abbozzo proposto dal poeta, per esempio: <rTrivium! Incrocio! Ricorda bene questa parola». (E' chiaro che aveva già in mente quel che voleva fare). Per Cocteau fu un grande evento della sua vita teatrale, e anche un'occasione di fortuna economica non indifferente. (Coi guadagni dcll'Ctór/>«j Rex si comprò la prima automòbile, una Citroen). Molte lettere li mostrano tutti due, ma soprattutto Cocteau-, impegolati tra dame del bel mondo parigino (la Polignac, Coco Chanci, Misia Scrt) per attizzarne le ambizioni mecenatesche e spillarne sostanziose sponsorizzazioni che permettano la rappresentazione dell'Otto!, alla cui preparazione Diaghilev assiste dall'esterno con incredulità e dispetta Agitatissimo, Cocteau riteneva che l'intero equilibrio dell'opera dipendesse dalla parte dello Speaker, ch'egli riservava a se stessa La sostenne per esempio a Vienna, città che per questo non finiva di elogiare («Un'aristocrazia dell'anima pervadi Vienna, qui aiste una certa grada, qualche cosa di tragico e giocoso»), mentre Strawinsky, a Bruxelles, dirigeva un Oedipus senza Speaker! Cocteau era favorevole all'esecuzione in forma di concerto, come avvenne alla «prima», privata, in casa della principessa di Polignac: «La vostra opera i così forte che non pud essere accompagnata da un pleonasmo visuale». Ma poi parlava di danzatori e mimi, ed allora era Strawinsky a richiamarlo all'ordine: «Il mio solo timore l che voi trascuriate il vostro proposito iniziale di non distrarre il pubblico dalla musica... Così vi consiglio di evitare ogni danza o mimo, che io non ho mai avuto in mente quando componevo topera-oratorio». Un altro blocco d'interesse eccezionale è quello delle lettere a Ansermet, il direttore svizzero che operò per tanti anni presso i Balletti Russi e che fu un difensore illuminato della musica contemporanea, finché in tarda età non subì una revisione totale delle sue idee estetiche, diventando uno dei più temibili avversari del «moderno». Il carteggio (di cui vengono riportate soltanto le lettere di Strawinsky) dura oltre mezzo secolo, ma trascinandosi stancamente dopo, la, rot..tura,.di cui^i, scopte..qui,.la: .strana e.meschina ragione. •■ In. -una* durissima'-lettera del 14 ottobre 1937 Strawinsky si oppone a una proposta, in verità impiegabile, che doveva essergli stata fatta dal direttore d'orchestra: «Non c'è assolutamente ragione di far tagli in "Jeu de cortes" eseguito in concerto, non più che, per esempio, in "Apollo". Composizioni di questo tipo sono una serie di danze, rigorosamente sinfoniche nella forma. Il pubblico non ha bisogno di nessuna spiegazione, perché non ci sono elementi descrittivi che illustrino l'azione scenica, e non c'è nulla che interferisca con evoluzione sinfonica del pezzo». E dopo avere ricordato il successo riportato dall'esecuzione integrale da lui diretta a Venezia («Non posso credere che il vostro pubblico sia meno intelligente che quello di Venezia»), recrimina amaramente: «E pensare che siete voi che mi proponete di tagliare la mia composizione..., voi che non avete avuto paura di eseguire mi lavoro così rischioso riguardo al pubblico come le "Symphonies pour instruments à venti». Conclusione durissima: «Non posso lasciarvi fare tagli in "Jeu de Cortesi" Penso che sia meglio non suonarlo affatto, piuttosto che suonarlo con tanta riluttan¬ za». Il ripudio Strawinsky aveva tutte le ragioni di questo mondo. Tuttavia è tristissima cosa veder finire còsi, per una ragione in fondo un po' meschina, un'amicizia artistica che aveva affiancato i due uomini in una fraternità d'intenti quale mai il compositore aveva provato per alcuno. L'unico corrispondente, forse, col quale Strawinsky si lasciasse andare a considerazioni generali, di portata superiore alle immediate necessità professionali. Al punto di scrivergli perfino auguri di buone feste, fatto inaudito nel costume Strawinski ano! Per esempio il 4 gennaio 1929: «Che potrei augurarti, egotista come sono, se non di continuate la tua superba attività in favore della mia musica?,.. Non è un caso die noi parliamo lo stesso linguaggio... Voglio affermarti ancora una volta non solo la ma fiducia, ma anche la mia ammirazione, sì, mon vieux, ammirazione... per q-el the fai con la mia musica». E' lecito pensare che la strana proposta d'Ansermet di tagliare un pezzo di quella composizione cosi leggera e frizzante com'è Jeu de cortes, totalmente incapace d'annoiare chicchessia, fosse in realtà una prima avvisaglia di quella «conversione» che lo avrebbe in seguito schierato contro la musica moderna da lui tanto valorosamente difesa con la bacchetta, e poi ponderosamente avversata nelle meditazioni scientifiche dei Fondements de la musique dans la consàence humaine, altrimenti non si riuscirebbe a capire come la piccola nube generata da questa proposta abbia potuto estendersi fino a un ripudio cosi totale e feroce. Nel 1948, in un poscritto d'una lettera a Robert Craft, Strawinsky riferisce, senza commenti: «Una lettera da Charles-Albert Cingria con questo PS: "Ansermet è l'essere più falso del globo"». A Venezia Le lettere a'Craft sono naturalmente tra le più confidenziali e aperte a considerazioni d'interesse generale. Da ricordare anche le lettere a Nadia Boulanger, mitica educatrice-musicale ftànctte' ili a wystan Auden, centrate sulla composizione della Carriera del libertino. Vi appaiono anche frequenti richiami all'ambiente veneziano che a poco a poco ammansi la diffi denza di Strawinsky fino a conquistarlo del tutto c a suggerirgli l'estrema volontà di essere sepolto nell'isola di San Michele. Ma questa è un'altra storia che meriterebbe d'essere raccontata per disteso, isolandola dalle prosaiche annotazioni di attività professionale. Massimo Mila Pablo Picasso e Igor Strawinsky in un disegno di Jean Cocteau

Luoghi citati: Bruxelles, Nizza, Venezia, Vienna