La scatola vuota dell'informatica a scuola

La scatola vuota dell'informatica a scuola La scatola vuota dell'informatica a scuola De Vita che insieme a Paolo Barella coordina 11 programma per 11 ministero. La nuova tornata di corsi cominciata quest'anno coinvolgerà altri 4000 Insegnanti e 820 scuole che faranno capo a 48 istituti capozona detti «poli». I centri diventeranno 5 con l'aggiunta di quello interuniversitario di Perugia. Rispetto al resto d'Europa (per non dire degli Stati Uniti), l'Italia è partita tardi. In Gran Bretagna il programma di alfabetizzazione informatica ha già toccato oltre la metà degli insegnanti di ogni ordine e grado e una nuova iniziativa in collegamento col ministero delle Poste e telecomunicazioni punta direttamente alla telematica. In Francia il progetto di informatica per la scuola si è recentemente dilatato In «informatica per tutti», saldandosi alla rete di Minltel che conta oltre due milioni di abbonati. In Italia, contemporaneamente al boom dei computer personali e domestici già alla fine degli Anni Settanta sono fiorite iniziative spontanee in ogni Ordine di scuole. Con l'aiuto di enti locali, industrie banche e con la partecipazione entusiastica degli insegnanti sono state acquistate macchine e avviate sperimentazioni, soprattutto nel Nord. «Il ministero della Pubblica Istruzione si è trovato di la tastiera del personal cofronte a una realtà in ebollizione», racconta Egidio Pentiraro, autore del bestseller «Il computer nella scuola» (Laterza), oggi imprenditore in proprio e docente di Pedagogia dell'Informatica all'università di Venezia. L'entusiasmo del docenti non è stato minore nel confronti del plano ministeriale. Non di meno sono arrivate le critiche. Lo si è visto anche al recente convegno nazionale promosso a Pisa dall'Istituto di Sociologia e dal Dipartimento di Informatica dell'Università, insieme al Centro Iniziativa Democratica degli Insegnanti (adi). 4 computer finalmente arriva anche suolio tla mondi nti narito no sa e ornva eAl piano Falcucci si rim- ' provera di non aver tenuto conto delle sperimentazioni maturate In varie realtà scolastiche e presso 11 Centro europeo dell'educazione di Frascati dove Mario Flerìl conduce da alcuni anni ti progettò Iris. I vari centri di formazione avrebbero operato a volte secondo criteri e metodi nati da esperienze aziendali più che didattiche. Si imputano al piane le molte difficoltà tècniche e burocratiche, dalla scarsità di computer, soprattutto al Sud, al problema dei supplenti durante il periodo di formazione: ostacoli aggravati oggi dalla mancata approvazione del¬ un analfabetismo funzionale. Come è accaduto negli Stati Uniti dove la commissione Mortimer ha trovato che un cittadino americano su tre non sa leggere né scrivere. Ad avere un bisogno primario di informatica ,— insiste Faenza — sono proprio le materie umanistiche: le lingue, la.storia: informatica intesa anche come capacità di comunicare, naturalmente». «Ci si ferma a discutere dei formatori nelle scuole superiori quando la base è l'educazione al pensiero informatico che si realizza soprattutto nella scuola media, interviene Egidio Pentiraro. «Prima di usare le macchine si tratta di capire come i problemi vanno spezzati in scttoproblemi e come ì pezzi di ragionamento possono essere ridotti in algoritmi: in una parola, quello che si chiama pensiero euristico. Lo si può fare con linguaggi evoluti come il Pascal oppure in una dimensione di gioco: un gioco in cui bastano carta e penna». A questo scopo sono stati creati robot fittizi, come Martino, Ercole, Alice, Ernesto, protagonisti di esperienze di lavoro con alunni della media condotti a Perugia, Venezia, Genova, da Pentiraro stesso, da... Olimpo, da... Alberti, da Mauri. «Gli obiettivi del piano nazionale informatica sono e restano due: 1) introdurre sui banchi delle scuole italiane - ' o i à e o i ri a e al à e, r, on: a l¬ la riforma del blennio delle scuole superiori. n nocciolo delle critiche Investe tuttavia le scelte di fondo: l'aver privilegiato le scuole superiori e In particolare gli insegnamenti dì matematica e fisica come terreno d'elezione per l'educazione all'informatica. Sottolinea Roberto Faenza, docente all'Univeisita di Pisa, tra gli organizzatori del convegno: -Il rischio è una tecnicizzatone che va contro la logica di un riordino delle conoscenze e accentua il divario tra le due culture. Si tende alla specializzazione a scapito di un sapere più generale: salvo poi scoprire i l'esistenza di San Giovanni, alle porte del capoluogo lombardo; «Una qualche uniformità è necessaria, servono criteri di valutazione omogenei: a volte ci troviamo a validare dei progetti di sperimentazione senza poter mettere la mano sul fuoco, sostiene Alberto Henin, formatore a Milano. E' un dibattito destinato a continuare. Afferma Giovanna Meler, insegnante all'istituto tecnico «Armellini» di Roma: «Un conto è sapere il Pascal, un altro essere In grado di Introdurre il metodo algoritmico nel programma di matematica e fisica. E' tutto un modo di ragionare che cambia». Maria Grazia Bruzzone nella scuola la disciplina informatica in quanto componente di una cultura, di base; 2) diffondere l'abitudine allo strumento informatico in altre discipline», precisa l'ispettrice De Vita. •Chiaramente bisognava cominciare da qualche parte e sono state scelte le scuole superiori, anche in vista della riforma. Ma non è detto che la seconda fase non debba decollare presto organicamente, una volta smaltito l'impatto travolgente della prima. Le iniziative in altri campi disciplinari sono numerose. Le più significative sono quelle di Como, realizzate con quasi tutti gli istituti della provincia investendo 5 aree comprese lettere, chimica, geografia, economia aziendale; quella promossa dall'Oliveta in 18 scuole sparse per il territorio, nazionale che sperimenta la rete di classe; e quella condotta Insieme all'Ibm In 17 scuole che mira a introdurre alcuni pacchetti applicativi specializzati: sistemi di scrittura, data base, fogli elettronici Queste esperienze saranno presto presentate ufficialmente dal ministro». Intanto gli insegnanti continuano a discutere: prò o contro il Basic prò o contro il Prolog e la programmazione logica. Introdurre o no degli elementi di intelligenza Artificiale? Funziona o meno il «Logo», il lin¬ guaggio (e il metodo) ideato al Mit dal gruppo di Seymour Papèrt? E i programmi didattici prefabbricati: facilitano le cose o rappresentano invece un limite? •Il problema non è tanto insegnare dei contenuti nuovi. L'insegnante dovrebbe farsi progettista di nuovi percorsi di apprendimento. Al formatore tocca indicare non solo del "saperi" ma dei "saper fare" e dire con quale metodo intende raggiungere gli obiettivi, dice Danilo Marzo rati, formatore presso il «polo» di Sesto