Innaffia l'ugola Otello per i tuoi cento anni

Il prossimo 5 febbraio si festeggia Il prossimo 5 febbraio si festeggia un importante anniversario della lirica verdiana Innaffia l'ugola Otello per i tuoi cento anni Ricordi e Arrigo Botto avevano dovuto faticare non poco a convincere 11 vecchio «orso» a rimettersi al lavoro. Nel codice segreto di quelle trame seduttlve, Otello era chiamato 'progetto cioccolato», perché Ricordi a Natale mandava a Verdi una statuetta di Otello In cioccolata, ogni anno sempre più grande. Finché nel dicembre 1886 anche la partitura del due ultimi atti era stata consegnata a Casa Ricordi. Il lavoro al pianoforte, un Erard, cominciò in una sala che la direzione della Scala aveva appositamente riservato per Verdi. La cronaca di quei giorni febbrili la dobbiamo a Ugo Pesci, pubblicata sul numero speciale dellMllustrazlone Italiana» dedicata a Otello: 11 Maestro «siede egli stesso al pianoforte per provare i pesai a solo e i duetti; consiglia, incoraggia, dice ogni tanto una di quelle parole che val¬ gono per un artista più di qualunque trionfo. A Verdi preme però che si cominci subito ad unire al canto l'azione..... Da quel momento se ne videro delle belle. Verdi che con i suoi settantatré anni insegna a Tamagno come deve stramazzare un Otello morente. Il suo modello è Tommaso Salvini e lo Imita con tale foga che 1 presenti temono si rompa l'osso del collo. Ma per fortuna si rialza intero e soddisfatto. Oppure Verdi, scontento di come Desdemona abbraccia il Moro, che allontana la signora Pantaleonl un po' troppo fredda e va a baciare di persona Francesco Tamagno. Anche a Giulio Ricordi tocca cimentarsi. Gli succede quando il tenore è ammalato e deve cantare a mezza voce la parte di Otello perché non si perda tempo. Le prove d'insieme sul palcoscenico e con l'orche¬ stra iniziano il 27 gennaio. La platea è buia e deserta, l palchi sono chiusi con tendine, gli orchestrali parlano sottovoce, coristi e comparse aspettano negli «stanzoni» 11 momento di essere chiamati in scena. Arrigo Botto, Giulio Ricordi e Franco Faccio sono in attesa all'Ingresso di via Filodrammatici. Verdi arriva alle otto e mezzo in punto, «é vestito secondo il solito, con la pelliccia ed il fossoletto di seta intorno al collo. Quand'è sul palco sbottona la pelliccia ed allenta un po' il fazzoletto E si va a Incominciare. Nelle file del violoncelli c'è un giovane strumentista con pochi peli sulla lingua, si chiama Arturo Toscanini e di 11 a pochi giorni dovrà pagare una multa per aver criticato troppo apertamente la voce della signora Pantaleonl. Forse aveva avuto ragione Giulio Ricordi, che non la voleva proprio. Poi, il S febbraio, la prima trionfale. Il pubblico ottenne tre bis, quelli del coro «Fu'>co di gioia» al primo atto. 1'.Ave Maria» al quarto e un passaggio di contrabbassi che accompagna un'entrata di Otello. Non venne invece concesso 11 bis del «Credo» di Jago, pur richiesto sonoramente. Filippo Filippi, critico musicale della «Perseveranza», parlò di esecuzione •ammirabile per nettezza, per coloriti, per gli effetti.; a suo giudizio il migliore del cantanti era stato Mauriel, ma accennò anche a qualche incertezza dell'intero cast nel difficile finale del terzo atto. Prima ancora della fine, la folla si era radunata In piazza della Scala per avere notizie. Man mano che gli spettatori uscivano di teatro, venivano presi d'assalto perché parlassero. Ma 11 vero finimondo, con tanto di «Viva Verdi» e cappelli lanciati per aria, successe quando la carrozza del maestro attraversò la piazza. Fu Inseguita fino a via San Giuseppe (oggi via Verdi), malgrado le urla del cocchiere le furono staccati i cavalli e venne trascinata a braccia fino all'Hotel Milan. Intanto, fra l'angolo di via Morone e quello di via Montenapoleone, il brulicare di gente si spostava verso l'albergo. Verdi fu costretto ad affacciarsi due volte per mettere fine all'assedio. Ma non ci fu verso. Soltanto dopo che Tamagno riapri la finestra e cantò T'Esulta¬ DA anni ormai il lavoro discografico di Milva segue la logica dell'incontro tra l'interprete e l'axttare-prodùttore. Il partner.. j>uò. essere Jannacci o Battiate, Astor Piazzolla o Vangells. Come dire: il giorno e-la notte. Eppure stranamente in queste operazioni Milva non si smarrisce affatto, riesce a incorporare chiunque nel suo timbro inconfondibile, ogni contrario annulla in sé, come uno strano camaleonte capace di dare il suo colore al contesto invece che d'assumerlo. Ed è questo, sicuramente, il marchio della grande interprete. Però in questo incontro di personalità, sempre risolto a favore della Regina, qualcosa va perso. 17 repertorio. La centralità della canzone. Perché Je ne regrette rien non sarebbe senza Pia/, ma Piaf ha bisogno di Je ne regrette rien, per tutto il resto è sprecata. ■ Ora vediamo le canzoni del nuovo album, Tra due sogni, prodotto e composto da Vangells. L'ex figlio di Afrodite compone su binari molto precisi: frasi brevi e d'effetto, in crescendo lirico-tragico, raffinatezza sonora ma ancoraggio sicuro nella struttura canzone classica. Il problema, con compositori simili, è sempre quello di trovare un testo che ne esprima l'anima, per la via più diretta, assecondandone l'Impulso a sfogare lacrime UNA notizia sensazionale, proveniente dagli Stati Uniti, ha messo in agitazione l'ambiente del jazz italiano. Il quotidiano .Usa today., che gode di credito e diffusione notevoli, ha compilato una classifica dei cinque migliori long playing del 1986, nella quale si è piazzato al terzo posto l'album Herfi comes Springtime del compositore e direttore d'orchestra Dino Betti van der Noot, pubblicato dalla Saul Note. Lo precedono Song X di Pat Metheny / Omette Coleman e Brcakthrough di Don Pullen i George Adama, mentre lo seguono Standards live di Keith Jarrett e Royal Garden blues di Branford Marsali*. 17 primo a essere sorpreso è l'interessato, che però, giustamente, non nasconde la grande soddisfazione. Betti fa di professione il pubblicitario a Afilano, ma

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