Sogni infranti sulla strada di Kerouac e compagni

iorS:ofli onrSogni infranti sulla strada di Kerouac e compagni iorS:ofli onrSogni infranti sulla strada di Kerouac e compagni Per il fratello di Napoleone che sofferenza fare il re di Spagna zione si snoda nello spazio temporale di soli 43 giorni: dal 7 giugno 1808 (arrivo a Bayonne) al 20 luglio (entrata di Giuseppe a Madrid). In questi 43 giorni Vallejo-Nàgera riesce veramente a raccontare molte cose. C'è tutto 11 rutilante mondo di Napoleone, 11 suo seguito militare, le sue abitudini, 1 suoi generali e attendenti, il suo Impeccabile gusto per la perfezione marziale (da leggere In questo contesto, la spericolata esercitazione dei cavallerizzi polacchi descritta nel capitolo del 14 giugno). C'è la corte dell'imperatrice Giuseppina che è un Intervallo di vezzosa mondanità nell'accampamento napoleonico. Ci sono i penosi reali di Spagna, 1 Borboni, che passano da Bayonne per recarsi in volontario esilio in Francia, descritti con tutta la loro rete di debolezze: 11 conflitto tra il padre Carlo TV e 11 figlio Ferdinando VII, 1 legami dubbi col primo ministro Manuel Godoy e, sullo sfondo, 1 complicati intrighi della Congiura di Aranjuez. Ci sono i Grandi di Spagna alteri e altisonanti, venuti a rendere omag- po' grezzo e mira al sodo, dà spesso l'impressione di voler allineare il suo materiale piuttosto che servirsene per costruirci un edifìcio. In altre parole, davanti all'interminabile sequela di episodi spesso molto simili fra loro, il lettore rischia di non soffermarsi su alcuni più clamorosi di altri. Forse, contagiato da Kerouac, McNally vuole mostrarsi cool. Ma è certo che quando Lucien Carr, amico di gioventù di Kerouac, pugnala uh altro del gruppo non gradendone gli approcci omosessuali e ne affida il cadavere allo Hudson; o quando Burroughs, drogato, spara a un bicchiere di gin in equilibrio sulla testa di un'antica, coglie invece lei, freddandola, ed è arrestato per omicidio dalla polizia messicana; o quando l'amica di Neal Cassady dopo essersi sfogata con Kerouac sale sul tetto, si taglia la gola e infine si butta giù — McNally sembra quasi considerare la cosa di ordinaria amministrazione, un'altra delle infinite sbornie o stravaganze di cui la storia di Kerouac è piena. Questi casi di cronaca nera movimentano una passiva sregolatezza che altrimenti rischia di sprofondare nella monotonia, soprattutto negli ultimi anni impotenti. Ma nell'insieme non si può dire che la vita di Jack Kerouac sia stata priva di interesse: anche se le sue cronache idealizzate nei libri di Kerouac stesso e di Burroughs, nelle poesie di Ginsberg eccetera, ne esaltano il significato provocatore e rivoluzionario in modo più convincente del libro di McNally. Il libro non sa rispondere a delle domande fondamentali — perché un bel giorno il giovane e aitante studente della Columbia University, promettente terzino della squadra di football (americano), a pochi passi dalla realizzazione del sogno dei suoi genitori, voltò le spalle a ogni cosa e se ne andò a vagabondare nel profondo Sud? —. Tuttavia ha il merito di mettere ordine in quello che può apparire solo un compiaciuto abbandonarsi agli stimolanti (droghe di ogni tipo, amfetamine, alcol, LSD) e alla promiscuità sessuale, sia pure — a partire da un certo momento — nel nome di un vago pacifismo illustrato con slogan orecchiati da filosofie orientali. E poi, è un fatto che il gruppo di balordi delle cui gesta McNally ci consegna l'informato resoconto — ai ricordati autori aggiungiamo, come personaggio. Neal Cassady, il Rimbaud di Kerouac, il trasgressore più impenitente di tutti, il fuorilegge, l'anticonformista per eccellenza, che non scrisse mai nulla di pubblicabile — era destinato a lasciare tracce profonde nella letteratura del nostro tempo. Masolino d'Amico Denis McNally,, «Angelo Desolato», trad. Giuseppe Pallavicini Caffarelll, Rizzoli, 340 pagine, 30.000 lire. JEAN Louis Kerouac nacque a Lowell nel Massachusetts il 12 marzo 1922, da immigrati cattolici del Quebec. Morì, sempre a Loivell, il 21 ottobre 1969; ormai si chiamava Jack, e come scrittore era famoso in tutto il mondo. Aveva incarnato vistosamente, trovandole addirittura il nome, una, come dire? non certo moda; forse, addirittura, filosofia della vita, o dell'antivita; certo, un atteggiamento esistenziale, del quale aveva fatto in tempo anche a conoscere il tramonto. All'epoca della morte, Kerouac era ormai sopravvissuto a se stesso; relitto devastato dall'alcol, nessuno, né amici né agenti letterari lo riteneva più in grado di produrre alcunché di valido. La stessa beat generation, della quale era stato l'alfiere, sopravviveva negli epigoni che sulle tracce dei Beatles (l quali ne avevavr sfruttato commercialmente il nome) ite aggiornavano gli slogan a beneficio delle masse: vedi Bob Dylan, vedi anche Jean Kerouac Giuseppe Bonaparte gio al nuovo re, e accanto a loro il partito degli afrancesados, cioè tutta una fetta di nobiltà castigliana, forse la più moderna, che vedeva di buon occhio i francesi, forieri di un cambio di dinastia. C'è infine, ed è il quadro centrale sul quale si muo¬ vono gli altri avvenimenti, la personalità di Giuseppe, le sue paure, 1 suol controversi rapporti col fratello, a volte affettuosi a volte autoritari. Il libro non è un romanzo storico o politico anche se nei quarantatre giorni narrati passa la storia della cosiddetta Guerra d'Indipendenza. Una guerra che inizia proprio nel 1808 e si conclude nel 1813 con la cacciata dei Francesi e del malcapitato Giuseppe; furono cinque anni di eroica resistenza che alimentarono un vero e proprio mito; fu un vero prototipo della resistenza per bande, tanto che Mazzini ne trasse esemplo come tattica da seguire In Italia. Io, il re è un romanzo psicologico tutto giocato su Giuseppe e tramite Giuseppe. 'Più che la data di ciascun avvenimento e il come accadde — confessa l'autore — mi interessa la data in cui il re Giuseppe ne venne a conoscenza, la versione che gliene fu data e le idee di luì in proposito". Appare un Giuseppe Inedito: debole ma molto critico nei confronti di Napoleone di cui riconosce, impotente, l'enorme cinismo e l'inammissibile prepotenza. E' più un succubo che un complice. Vallejo-Nàgera è un noto psicologo di professione e ha scritto libri di successo, tra cui alcuni con forti Implicazioni psicoanalitiche (Mishima o il piacere di morire). In Io, il re, vincitore del prestigioso Premio Pianeta per 11 1985, egli mette In campo tutta la sua esperienza di lavoro consegnandoci 11 mordente ritratto di un re costretto ad esercitare un potere per il quale non è assolutamente tagliato, coinvolto in un'avventura politica destinata In partenza a fallire e del cui fallimento ha coscienza. Il re Giuseppe lo confessa nelle ultime righe del libro: «Ho cominciato queste memorie con una riflessione intorno al sentiero del fallimento, che è lastricato di errori apparentemente insignificanti. Ora non riesco a sradicare dal mio spirito un antico aforisma popolare: la via dell'inferno è lastricata di buoni propo¬ siti.. Giuliano Soria Juan Antonio VallejoNàgera, «Io, il re», trad. e introd. di Cesco Vlan, De Agostini, 275 pagine, 19.000 lire. starebbe per tradire 1 suol compagni e rivelare il funzionamento di una segretissima operazione. Romanzo di un economista — «li panico dell'89» è 11 titolo del fantaromanzo di Paul Erdman ambientato alla fine del 1988. Di fronte al crollo dell'economia americana l'unica possibile salvezza sta nelle capacità del protagonista il grande e abile finanziere Paul Mayer (Mondadori, pp. 294, L. 22.000). Sviluppo demografico — Cinque saggi, raccolti nel volume Einaudi «La popolazione italiana» di Athos Beilettini, tracciano un profilo storico della popolazione italiana dall'Inizio dell'era volgare ad oggi (pp. 243, L. 12.000).

Luoghi citati: Bayonne, Francia, Italia, Madrid, Massachusetts, Spagna