Rìdi, scrittore! La vita è tragica

Rìdi, scrittore! La vita è tragica Rìdi, scrittore! La vita è tragica LA ragione comica di Guido Almansi raccoglie una serie di saggi che hanno per oggetto autori che praticano la scrittura comica, italiani e no. Alcuni dei saggi sono davvero esemplari. Ci riferiamo in particolare a quelli dedicati a Wodehouse, a Malerba e a Campanile che, per la ricchezza dell'analisi, la sottigliezza delle argomentazioni, la perspicuità dei giudizi, il tono brillante si offrono all'ammirazione e, per me, all'invidia. Ma se il consenso non può mancare per le singole analisi (o almeno per la maggior parte di esse) e per i risultati cui pervengono, meno convincente appare la cornice in cui la serie di saggi è inquadrata, la prospettiva di fondo in cui i singoli saggi vengono sviluppati e, insomma, l'idea di -comico- che l'autore presuppone e cui, dunque, fa riferimento. Almansi, partendo dall'affermazione che, da che mondo è mondo, la letteratura allinea scrittori tragici e scrittori comici, lamenta che oggi gli scrittori tragici sono diventati scrittori seriosi, noiosi e predicatori (e spesso inevitabilmente ipocriti) mentre la critica e la cultura ufficiale continua a sottovalutare le prove degli scrittori comici ostinandosi «a privilegiare il serio sul suo contrario, la mutria sul sorriso, le ciglia aggrottate sull'ironia». E aggiunge che questa sottovalutazione è un «errore gigantesco che ha da sempre traviato la nostra visione dj.„ ciò che è cultura» e ha lasciato che ci sfuggisse una verità fondamentale e cioè che «i grandi giri di boa nella storta della cultura corrispondono fatalmente — e gli storici delle idee se ne stanno rendendo conto — alle grandi innovazioni nell'ambito della scrittura comica (Rabelais, Cervantes, Sterne, Joyce e cosi via)». Tutto convincente e tutto giusto; ma ad Almansi noi chiediamo qualcosa di più; chiediamo che anche nella definizione dell'idea di comico, dia prova di quella sottigliezza intellettuale, che ha elargito in così grosse dosi nei singoli saggi e trattazioni. Gli chiediamo di soffermarsi con più pazienza sulla natura con cui si presenta il •comico* oggi e di prendere atto che, oggi per appunto, a fianco di un «comico» per cosi dire di genere esiste un •comico- per cosi dire di stile. L'uno si rivolge al riso del lettore, l'altro al pianto (alla riflessione dolorosa); l'uno interpretato da scrittori la cui costituzione psicologica e formazione intellettuale spinge a farsi beffe (a prendersi giuoco) della realtà (e sono gli autori che si sono guadagnati da Moravia l'accusa di scrittori conservatori in quanto renitenti e contrari a ogni cambiamento che si produca nella realtà giacché se questa cambiasse verrebbe meno la loro ragione di scrivere); l'altro interpretato da scrittori che se fossero vissuti in una qualunque delle epoche passate sarebbero stati molto probabilmente scrittori tragici. Se Almansi avesse prestato mente alla duplicità della natura del •comico- oggi non avrebbe riunito nella stessa riflessione scrittori cosi strutturalmente diversi come Wodehouse e Campanile che appartengono evidentemente al genere comico (e di cui Almansi può legittimamente dire di essersi «fatto le più rumorose risate durante la lettura dei loro librW e Malerba o Calvino o Celati che se pur praticano la scrittura comica certo non appartengono al genere comico. Malerba, Calvino e Celati appartengono a quel filone della letteratura contemporanea di cui fanno parte anche Kafka, Joyce, Svevo o Gadda e, in generale, tutti gli scrittori più significativi dell'ultimo secolo — che pure Almansi non esita a iscrivere tutti al club del -comico- — che soffrono un rapporto disturbato con la realtà, alla quale rimproverano di non sapere ormai fornire che risposte false e emettere segnali depistanti. Impossibilitati allora a rivolgerle (a essa realtà) domande dirette — approccio che caratterizza propriamente lo scrittore tragico — per non essere trascinati nella sua falsità decidono di giuocare con essa, come il gatto con il topo, Ai aggirarla, umiliarla, provocarla, smontarla, sbéf/èg'guirla'- è, insomma, di adoperare tutte le armi della scrittura comica per prenderla di sorpresa e fare irruzione in essa. Certo, una volta occupata, si accorgono di avere conquistato un cumulo di macerie di fronte alle quali tuttavia alla disperazione per l'integrità perduta aggiungono la sorpresa per la scoperta dei meccanismi dell'esistenza e il fremito per l'improvvisa apertura di visioni inimmaginabili e di consapevolezze ineffabili. La scrittura comica è oggi una risorsa che nessuno scrittore serio può trascurare, nessuno scrittore che abbia a cuore un rapporto forte con la realtà e non voglia correre il rischio di rimanerne vittima. E' una risorsa obbligata cui non esitano a fare ricorso anche scrittori disperati (vedi Kafka)) o scrittori in cui frigge un forte sentimento morale (vedi Malerba) o scrittori profondamente riflessivi (vedi Calvino). E con buona pace di Almansi è una risorsa inevitabile anche per lui, uomo noiosissimo e scrittore estroso e brillante. MATTO, ironico e malinconico: che bel giallo questo Morte a Venice di Ray Bradbury appena uscito in libreria. Siamo a Venice (California) nel 1949 e l'America sta trasformandosi in Usa: scompaiono cioè; sotto le demolizioni e trasformazioni vecchie case e atmosfere, il tempo del quotidiano si sommuove e con lui franano immagini e persone. C'è un vecchio molo, a Venice (otto chlometri fuori Los Angeles, un quartiere a canali di fineinizio secolo nato e subito morto perché verso il 1910 arrivarono le trivellazioni petrolifere) e 11 accanto uno zoo decrepito_e__ab-, ' bàndonato'-'efie •'•ie ^aréé " invadono ogni 'nòtte. Le gabbie sono cadute al fondo dei canali, i carrozzoni sono coperti dalle alghe. Il profilo di un ottovolante rugginoso disegna le gobbe di un folgorato dinosauro. Ci sono, in questo limbo di una Venice mai nata e mai morta del tutto, vecchi tram rossi, baracche, ville incongrue, un cinemino di assi dove ogni sera scorrono antichi films muti, un tirassegno deserto, piccoli bar polverosi dove sledono 1 vecchi per un'ora o per sempre, a lasciar scorrere il tempo. Il corpo di uno di quei vecchi viene trovato chiuso in una delle gabbie sommerse dello zoo. Chi l'ha ucciso, e perché? A identificarlo, a cercare dove le sue tracce incontrarono l'assassino, è un giovane scrittore bizzarro: collabora con racconti Angelo Guglielmi Guido Almansi, «La ragione comica», Feltrinelli, 263 pagine, 20.000 lire. Un romanzo inedito del grande scrittore

Luoghi citati: America, California, Usa