Un'armata Brancaleone con i prigionieri indiani
Un'armata Brancaleone con i prigionieri indiani Un'armata Brancaleone con i prigionieri indiani ROMA — André Chastel, storico dell'arte, Umberto Veronesi, oncologo, Margherita Hack, astronoma. Gustavo Bontadini, filosofo, Michelangelo Antomoni, regista. Franco Venturi, storico, Ezio Tarantelli, l'economista assassinalo dai terroristi: sono questi i nomi scelti per i «premi speciali» della cultura, attribuiti ogni anno dalla Presidenza del Consiglio. A ognuna delle personalità, premiate per aver contribuito con la loro attività creativa allo sviluppo della cultura italiana, andranno dieci milioni di lire. SORTITOLA I guanti bianchi di Warda Ganda la seconda prova narrativa di Carlo Alberto Rizzi. Noto imprenditore genovese, Rizzi ha esordito già sulla settantina, l'anno scorso, con il romanzo I cioccolatini di Sozlglia: uno spaccato ligure tra Genova e provincia, tra Otto e Novecento, tra giallo e racconto filosofico, tra ironia e fantastico. n nuovo libro è diverso dal primo per occasione e per impianto. Non più la terza, ma la prima persona; non più un mondo a suo modo polifonico, ma il resoconto di una vicenda autobiografica e nazionale. E tuttavia il filo continuo dello scatto ironico e del divertimento discreto corre tra le due prove come il bordone che accompagna le note di un canto. Il tìtolo è doppiamente fuorviante, almeno in apparenza. Chi è Warda Ganda? Pare il nome di una ballerina di rivista o di una diva fatale. Unito ai guanti bianchi fa pensare a Gilda, e invece è tutt'altro. Warda Ganda è un indiano. Per arrivarci occorre precisare l'antefatto. Sottotenente di artiglieria, lo scrittore fa il suo servizio di prima nomina a Modena. E' il 31 luglio 1941. Ha dovuto lasciare il soggiorno scozzese di Edimburgo, dove stava imparando lingua e cosinmi albionici, per servire la patria fascista e iniziare la nuova avventura della guerra. Trasferito prima a Ferrara e poi a Roma, gli viene affidato un compito inconsueto. E' la primavera del '42. Dal fronte dell'Africa Settetrionale affluiscono i variopinti prigionieri della guerra del deserto e lo Stato Maggiore sta formando dei reparti speciali con i prigionieri intenzionati a combattere contro le forze coloniali che occupano il loro Paese. A Rizzi toccano gli indiani e tra loro c'è Warda Ganda, un uomo-fanciullo dalla forza er¬ I tre cicli di George culea, che ha la misteriosa bellezza della santità. In Wanda Ganda, «soggetto di una natura diversa e a noi sconosciuta», si raccoglie in simbolo il senso remoto di una civiltà frequentata soltanto negli esotici richiami salgariani, tra paletuvieri e argilah, thugs strangolatori e agguati corsari. Spalleggiamenti di competenze e disorganizzazione di base fanno presto a voltare un'impresa seria in un palio di buffi. La pagina a poco a poco acquista una tensione romanzesca e a tratti sprizza umori francamente comici. A debita distanza di anni, Rizzi restituisce un pezzo di guerra di retrovia — addirittura con puntuale ricorso a qualche documento — specchiando la storia, sua e altrui, nell'antiretorica di uno stile che diverte. «Vieni nel parco ch'è dato per morto/ Guarda: rìdono la luci lontane/ Di pure nubi l'insperato azzurro/ Rischiara stagni e variopinte vie»: Inizia cosi L'anno dell'anima, forse l'opera migliore del poeta tedesco Stefan George, una raccolta di versi, dove l'innovazione linguistica si sposa al classicismo delle forme in immagini di un limpido colorismo floreale. Pubblicato nel 1897 e più volte tradotto in italiano, L'anno dell'anima viene ora proposto dallo Studio Editoriale (93 pagine, 13.000 lire) nell'ottima traduzione di Giorgio Manacorda, che ha saputo restituirci la sonorità e la luminosità dell'originale, rispettando nel contempo il rigore severo della metrica. Articolata in tre cicli, Dopo la vendemmia, Viandante nella neve e Vittoria dell'estate, l'opera, allusivamente costruita intorno all'assenza della primavera, canta il «sogno che ancora non c'è», la poesia pura liberata dalle incrostazioni della storia e della vita sociale. Giovanni Tesi» Carlo Alberto Rizzi, «I guanti bianchi di Warda Ganda», Marietti, 142 pagine, 1G.000 lire. Nell'ottica della protagonista affiorano frammenti di esistenze individuali che non riescono a comporsi in un disegno unitario. Sotto la crosta di una vita borghese e agiata si agitano inquietudini e crisi familiari, sempre sul punto di esplodere. Merito della Pierallini è aver evitato il registro del tragico per privilegiare, un'intonazione quotidiana e prosaica, dove il linguaggio appartiene alle cose e agli oggetti più che ai personaggi. Massimo Romano Elisabetta Pierallini: «I belli di falalella». Camunia, 16S pagine, 18.500 lire. UNA villa sul lago di Garda, sepolta tra macchie di ulivi e cipressi, una casa in città, elegante e confortevole, con la solita passeggiata per le vie del centro dove sfoggiare gli abiti da boutique. E' lo sfondo del quarto romanzo di Elisabetta.Pierallini, I belli di famiglia, agile e pulito nella scrittura, nonostante qualche ricercatezza inutile. La protagonista, che sembra tradire radici autobiografiche, è una donna intelligente e ansiosa che vorrebbe conoscere le vite altrui e sente una barriera frapparsi tra lei e chi la circonda. Il Un romanzo della Rerallini i
Luoghi citati: Africa Settetrionale, Brancaleone, Edimburgo, Ferrara, Genova, Modena, Roma
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