Voglia di sci di Giorgio Cardetti

Alla fine delle vacanze.» Alla fine delle vacanze.» Voglia di sci Assurdo episodio denunciato da un ex operaio torinese al sindaco. Giorgio Cardetti A Capodanno i necrofori fanno festa Otto giorni di attesa per un funerale Ancora affollate tutte le stazioni alpine - Manifestazioni un po' dovunque, ma domani si torna Una donna di ottant'anni, morta alla vigilia dell'anno nuovo, vNon è l'unico caso - In crisi l'obitorio delle Molinette: non ci Le vacanze di Natale stanno terminando, ma la voglia di sci è ancora forte. La scarsità di neve ha impedito a migliaia di appassionati piacevoli discese. Peccato, perché i successi della rinnovata «valanga azzurra» avevano portato nelle casse del negozi di articoli sportivi incrementi di fatturato interessanti. Già si assaporava nell'ambiente del turismo montano piemontese il profilarsi di una stagione record. Invece l'ultimo giorno dell'86 ha portato con sé la sgradita sorpresa del caldo vento di scirocco. Risultato: sulle piste da sci il manto nevoso, già non abbondante, si è molto ridotto. La situazione attuale sulle montagne piemontesi è preoccupante per i risvolti economici. Ma non grave e quasi ovunque è possibile sciare. Più o meno bene. Tanto è vero che fino a ieri sera le stazioni non si sono ancora svuotate. Una buona percentuale di turisti ha già raggiunto le città di pianura, ma soprattutto perché oggi molti dovevano far ritorno ai luoghi di lavoro. Più resistenti alla sfortuna meteorologica sono le stazioni in cui i cannoni della neve artificiale compensa¬ no difetti naturali. A Sestrièros sono funzionanti 14 impianti su SO e si disputano numerose gare con medie di duecento concorrenti. A Sansicario si scia da Soleil Boeuf al centro commerciale. Ma nel comprensorio della Gran Galassia sono soprattutto i Monti della Luna ad offrire maggiori spazi innevati: ieri sera alle 18,30 la seggiovia verso Cesana continuava a funzionare per riportare a casa la folla di sciatori che ha goduto della neve farinosa della zona e di Monginevro. Miglior fortuna ancora a Courmayeur, grazie al Monte Bianco, dove si è sfiorato il record degli impianti di Val Veny: oltre 12 passaggi all'ora. I responsabili delle stazioni hanno però dovuto ingegnarsi ad organizzare manifestazioni, per divertire folle di sportivi disoccupati: Sestrières con concerti di musica classica e un torneo di calcetto (50 squadre con finale stasera), Sansicario con un torneo di tennis e domani con una Festa della Neve, Sauze con una rassegna a favore dell'Unicef in cui 200 pini sono stati adottati e oggi con uno slalom gigante e un gala con asta di beneficenza. Otto giorni in attesa del funerale. Teresa Sangiacomo, 80 anni appena compiuti, quindici giorni a letto in casa e quindici in ospedale, è morta alle 8,15 di martedì alla vigilia del Capodanno, ma verrà. sepolta soltanto dopodomani, passata l'Epifania. Tutto ciò, naturalmente, se non ci saranno nuovi intoppi. Molti torinesi, forse più del previsto, hanno sfruttato il lungo ponte delle vacanze tra Natale, Capodanno e l'Epifania, il personale è ridotto all'osso e i servizi pubblici funzionano a rilento. Chi è rimasto in ufficio non riesce a smaltire 11 lavoro, che non tiene conto delle feste. E purtroppo per morire, si muore come in qualunque giorno feriale. Ma il dolore per chi resta, per parenti e amici, è accresciuto da incredibili disservizi e assurde situazioni di stallo. Cosi il marito della donna, Enrico San giacomo, 83 anni, alloggio in via Alessandria 38, un passato di operaio come assistente in tessitura, senza figli e con nipoti troppo piccoli, ha passato i giorni a cavallo fra il 1986 e il 1987 per tentare di portare il corpo della moglie al cimitero. Enrico Sangiacomo: un'odissea dopo la morte della moglie tutti gli altri servizi pubblici che difettavano e il funerale non poteva avere luogo. O meglio avrei potuto farlo il venerdì ma senza funzione religiosa né cerimonia. Ospedale-cimitero come un pacco postale? No, non mi pareva giusto. E allora, pazienza, aspettiamo fino a mercoledì prossimo». Con il cuore gonfio di «Questo non c'era — ricorda — quell'altro nemmeno. Bisognava passare il giorno dopo... Sempre il giorno dopo...». Aggiunge: «Mi sono rivolto all'impresa Pax di via Barbai oux e 1 titolari si sono dimostrati di un'efficienza straordinaria. Alle 2 di notte erano in casa mia e per loro non c'erano problemi. Erano errà sepolta soltanto dopo l'Epifania sono più posti nelle celle frigorìfere amaro e il dolore che si allarga in una tristezza infinita-. «Fra l'altro — nuovo particolare che ha il sapore dell'irreale — abbiamo comperato i loculi a Settimo perché a Torino non se ne trovavano più». Cimitero esaurito: rivolgersi in cintura. «il paese più vicino e meno scomodo sembrava fosse Settimo. Abbiamo comperato là. Ma. adesso, anche Settimo è lontano. Non so il perché questo ritardo — riflette — anagrafe? necrofori? seppellitori? Non so: so che non si può fare». il dispiacere si va trasformando in disappunto e le lacrime sono diventate risentimento. Enrico Sangiacomo ha preso carta e penna per firmare una lettera: domanda diretta al sindaco di Torino Giorgio Cardetti. «Io — scrive — nato e sempre risieduto a Torino, operaio e perciò sicuro contribuente, mi permetto di esigere dal signor Sindaco una dichiarazione che spieghi perché in questa città, centro operativo d'Italia, si possa arrivare al punto di attendere otto giorni per una sepoltura». E' polemico: «Sarebbe questa la prova di emergenza per una metropoli a 35 chilometri da Trino Vercellese dove si spendono miliardi per la centrale atomica?». Enrico Sangiacomo chiede spiegazioni, si firma e si sfoga: «Spero di morire presto nella mia carissima città che tanto è cambiata dal 1913 quando ho corniciato a lavorare 60 ore settimanali per 300 lire». Il caso non deve essere l'unico. Tempo fa una donna in via Lodi rimase per sei giorni in casa prima che i becchini la venissero a prendere per il funerale. E in questi giorni l'obitorio delle Molinette «scoppia» letteralmente. Ci sono troppe salme, e non possono essere tutte ospitate nelle celle frigorifere. Gli addetti sono costretti a metterle e toglierle, in una sorta di macabro balletto, per evitare che i cadaveri si decompongano. Con distacco professionale e linguaggio forse un po' impersonale evidenziano una realtà che purtroppo molti torinesi stanno vivendo in modo drammatico: «Di qui i defunti vanno via con il contagocce, ma dai reparti continuano ad arrivare». 1. d. b.

Persone citate: Enrico San Giacomo, Enrico Sangiacomo, Giorgio Cardetti, Teresa Sangiacomo

Luoghi citati: Capodanno, Cesana, Courmayeur, Italia, Sansicario, Sestrièros, Torino, Trino