Crudeli brividi con Beckett

Crudeli brividìi con Becker! Al Teatro dell'Arte di Milano i Magazzini con «Come è» Crudeli brividìi con Becker! DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Samuel Beckett pubblicò quella devastante «commedia umana» che è Comment c'est nel 1961, in francese, presso le parigine Edltions de Mlnuit: Franco Quadri la tradusse in italiano per Einaudi nel '65. Ora, a più di vent'anni di distanza, il critico esordisce come drammaturgo e adattatore di questo romanzopoema, allestito al Teatro dell'Arte, ospite del coproduttore Crt, dal regista Federico Tiezzi, alla guida della compagnia I Magazzini. Si tratta di un trittico che asseconda, strutturalmente, la tripartizione del celebre originale («prima di Pim, con Pim, dopo Pim»), senza mettersi al servizio della partitura letteraria, ma liberamente e creativamente escogitando analogie gestuali e visuali, chiose a pie di pagina, per cosi dire, del gran libro beckettiano. Nella prima parte l'immagine più forte e certo ossessiva del testo («la testa gigantesca» della madre del narratore, «incappucciata di fiori e di uccelli») ci viene restituita da una Marion d'Amburgo, che all'interno d'una veranda romboidale tutta veneziane lucenti (forse un'autocitazione da Crollo nervoso) fa capolino, spietata e tenera, sotto una laccata maschera No, poi su una sedia a rotelle (come Hamm In Finale di parata) viene traslocata in varie positure dentro quél cuneo specchiante da un Beckett ragazzo in tenuta da cricket (Rolando Mugnai) e infine da lui stesso è amorosamente avvolta nelle nivee bende di una mummia. La voce dell'attrice l'abbiamo udita Intanto fuori campo, registrata, per strappi e strida, come in preda ad un dettato 'steroide. Quella che segue, invece, in tono di salmodia è !a voce di Federico Tiezzi, sbucato in proscenio in toga d'accademico e fluente zazzera bianca. Fissa su un teleschermo Immagini di attonite coppie che ciondolano tra sedie e panche, spesso vi s'inerpicano, gli occhi sgranati dallo stupore. Il tono della melopea, la fisionomia stranita di quei volti immettono nella sequenza un registro di dolorosa ironia, giacché quella che Tiezzi viene modulando, Impassibile, è la storia cru¬ dele e terrìbile d'una coppia torturatore-vittima: il perìodo .quasi felice* del «conPim», in realtà un «eterno supplizio». Lo spettacolo (ma certo occorre ricordare bene 11 testo per Intuirlo) sta svelandoci la sua cifra di fondo, quella del grottesco spietato, il quale — lo si voglia o no — è comicamente irresistibile. •Dopo Pim» è la spassosa sequenza di un nipotino di Krapp (Sandro Lombardi), che, invece di ascoltarsi su nastro, come l'antieroe del copione eponimo, si osserva In una dnetelecamera portatile, nelle fogge di un attore adorato da Beckett (per lui scrisse, non a caso. Film, girato nel 1964 da Alan Schneider), cioè il leggendario Buster Keaton. Come Buster, l'attore calza un cappelluccio e inforca neri occhiali, come lui si balocca su un lettino (quasi da contenzione), come lui Ingaggia improbabili duelli con la supposta perfidie degli oggetti all'Intorno. Allucinata, la voce dell'attore si lancia In impervi calcoli, in serie Infinitesime di numeri, certa com'è che tutti «diventiamo carnefici del nostri vicini immediati» per tramutarci, subito dopo, in vittime dei carnefici successivi. Si sorride senza ridere, con un brivido nella schiena: e l'applauso è certo liberatorio. Guido Davico Bonino

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