«Fermiamo la lobby del porto»
Fermiamo la lobby del porto » « Intervista con il leader Cgil Del Turco dopo l'aggressione ai sindacalisti di Genova Fermiamo la lobby del porto » « «Le relazioni industriali ià dentro sono in titanio di un secolo» - «La Compagnia si è data regole da socialismo reale» - «I portuali strapperanno la tessera, ma senza coerenza perderemmo più iscritti» ROMA — Ottaviano Del Turco, lei è il segretario generale aggiunto della Cgil: cosa ha pensato vedendo posacenere, insulti e spintoni volare nel porto di Genova contro I dirigenti di Cgil, Cisl e l'i!, dieci anni dopo la battaglia contro Lama all'università di Roma, nel 1977? «Amarezza e soprattutto rabbia, inutile dirlo. Ma non ho mai pensato... " aiuto, qui si ricomincia", se è questo che vuol sapere. Perché Genova, il porto, quel posacenere, non sono il segno della crisi del sindacato: proprio il contrario». — Sta dicendo che U sindacato è forte proprio nel momento in cui la gente del porto lo ha costretto al silenzio? «Dico semplicemente che in quel porto il sistema di relazioni industriali ha un ritardo di decenni, magari di un secolo: ma là dentro, ecco il punto, 11 sindacato non c'è mai stato». — E cosa c'era, allora? La Compagnia del porto, che si ribella al padrone e al sindacato insieme, non è fatta di Iscritti a Cgil. Cisl e UH? «La Compagnia è la "cosa" di Sartre: un Insieme confuso di storia, potere. Interessi, tradizioni, privilegi e lobby. E dentro questa "cosa" c'è di tutto. Quando sono andato in assemblea con i portuali, il giorno dopo l'assassinio di Guido Rossa, mi sono sentito ripetere in faccia: "Né con lo Stato né con le Br". Ecco perché quel che sta succedendo a Genova magari mi indigna, ma non mi stupisce». — Senta, Del Torco: se il sindacato conosceva tutte queste ambiguità e questi errori, perché ha continuato fino a ieri a considerare suoi compagni, suol delegati e suoi dirigenti quegli uomini della Compagnia che oggi denuncia? «Cosa vuol dire, che abbiamo anche noi le nostre responsabilità? Certo che le abbiamo. In nome della tradizione, per anni abbiamo chiamato autogestione operaia quel che succedeva nel porto, assolvendo cosi tutti, loro e noi. Adesso, basta L'accordo del 15 gennaio non dichiara guerra a nessuno, tutela la Compagnia anzi la trasforma in una vera e propria entità im¬ prenditoriale, dandole da gestire uno spazio, una banchina insomma un pezzo del porto: ma tutto ciò dentro regole generali, che sono poi le normali leggi del mercato, del lavoro, delle relazioni industriali. Questo magari riduce il potere della Compagnia: ma certo consente al porto di sopravvivere». — Secondo lei, dunque, a Genova il vero scontro è di potere? «Si. Dovunque, quando arrivano le regole di una so- cietà. industriale moderna con loro irrompe anche il sindacato e si batte contro le forze della conservazione. Al porto, la conservazione è la Compagnia E' sulla sua soglia che si arrestano le regole, mentre una parte dell'organizzazione del lavoro c della remunerazione salariale è patrimonio autogestito. Tutto questo ha avuto un costo che ha messo Genova in ginocchio e il suo porto in coda all'Europa. Ma per forza: come si può concepire, nel cuore industriale di una moderna società capitalista, un pezzo di socialismo reale?». — La Compagnia è questo? «il Console della Compagnia è capò del sindacato, del partito, della corporazione, di tutto: come è all'Est». — Ma è anche iscritto al sindacato confederale, Del Turco. Ciò che lei dice vale anche per voi: come può coesistere quel pezzo di socialismo reale con il sindacalismo 1987? •Non può, non c'è dubbio. Ti sistema della Compagnia in altre epoche ha governato i porti. Ma allora c'erano i brigantini, non 1 container» e i telex. Oggi l'organizzazione del lavoro a Genova deve avere i tempi e i modi tipici di ogni struttura industriale». — Ma senza un sistema di rappresentanza sindacale sbloccato, riconoscibile fuori e riconosciuto dentro, tutto s'inceppa come Genova dimostra. Come si ristabilisce quella rappresentanza? ' iNon certo piegando un'organizzazione come la Cgil. che ha 4 milioni e mezzo di iscritti, alle pressioni di 3 mila portuali. Chiederci questo non ha senso: non lo faremo mai. il sindacato può sbagliare, certo, anche a Genova. Ma ci sono forme e modi democratici per correggerlo e anche per cambiarlo, se è il caso. Non la spallata, il ricatto, il posacenere. Sono cose fuori dalle regole e il conflitto di Genova sta proprio qui: al porto valgono le norme generali oppure le banchine sono una zona franca che riconosce solo la sua legge? GenoEzio Mauro (Continua a pagina 2 in settima colonna)
Persone citate: Del Torco, Del Turco, Guido Rossa, Lama, Ottaviano Del Turco, Sartre
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