Sequestrati in Somalia dieci volontari francesi di Enrico Singer

Sequestrati in Somalia dieci volontari francesi Da guerriglieri senza nome vicino alla frontiera con l'Etiopia Sequestrati in Somalia dieci volontari francesi Raid nella notte in un campo profughi - Tra gli ostaggi due medici - Nuova crisi per Parigi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Dieci francesi sono stati rapiti nel Nord della Somalia, quasi alla frontiera con l'Etiopia, Un attacco di guerriglieri contro un campo di rifugiati e due medici, sei infermieri, due tecnici — tutti dell'organizzazione umanitaria Mèdecins sans Frontiéres — sono stati portati via, l'altra notte, insieme con un undicesimo prigioniero, un profugo etiopico. Parigi, già alle prese con il dramma degli ostaggi a Beirut e la guerra del Ciad, si ritrova cosi coinvolta in un'altra crisi lontana, con l'incubo di un nuovo ricatto. Anche se, per adesso, nessuno sa esattamente chi siano gli autori del sequestro e che cosa vogliano. L'incursione del commando armato ha avuto come obiettivo il campo di Tug Wajale, uno dei più grandi nella tormentata zona di frontiera tra Etiopia e Somalia (una settimana fa è stato dichiarato lo stato d'emergenza), dove sono ospitate 32 mila persone: per lo più etiopici fuggiti dal Nord. Sull'attacco ci sono soltanto testimonianze confuse, rim¬ balzate ieri sera in Francia dalla sezione di Mogadiscio, la capitale somala, dell'Alto Commissariato Onu per i profughi, che gestisce il campo con l'aiuto dei Médecins sans frontiéres francesi. I guerriglieri — una sessantina, sembra — sono entrati in azione poco prima dell'una: hanno superato le recinzioni (che non hanno alcuna protezione militare) e hanno raggiunto le baracche di legno dell'equipe medica. Non avrebbero sparato un colpo, ma gli uffici sono stati devastati e molte attrezza¬ ture, compresa la radio, distrutte. Poi i guerriglieri hanno costretto i francesi à seguirli nella loro fuga, a piedi, verso il confine etiopico, che è a soli dieci chilometri da Tug Wajale. Secondo un testimone, uno del capi del commando avrebbe detto che agli ostaggi «non sarà fatto del male; che lo scopo dell'azione è di «/ar parlare della nostra lotta». E a questa sia pure incerta dichiarazione si aggrappa adesso Parigi. La speranza è che il misterioso gruppo si faccia vivo con qualche proclama. senza però avanzare richieste per la liberazione. Il ministero degli Esteri, tuttavia non azzarda ipotesi. La vicenda dei tecnici italiani Dino Marteddu e Giorgio Marchiò, rapiti in Eritrea il 27 dicembre e ancora in mano ai guerriglieri, scoraggia previsioni troppo ottimistiche, il Quai d'Orsay, ieri sera, si è limitato a confermare la notizia del rapimento e a diffondere la lista degli ostaggi. Si tratta di sei donne e di quattro uomini: i medici Valérle Schwoebel e Georges Minier, gli infermieri Roselyne Morta, Denise Hort, Anne Raimbault, Francoise Leduc, Anne-Violane Marcan, Christophe Democrito, e i tecnici Ronan Leberre e Michel Courvalet. Tutti tra i 25 e i 30 anni. E tutti volontari di Médecins sans Frontiéres, un'organizzazione nata nel 1971, durante la tragedia del Biafra. Nel dicembre dell'85, Médecins sans Frontiéres venne espulso dall'Etiopia per avere denunciato i trasferimenti in massa di popolazione in corso nel Paese. Enrico Singer

Persone citate: Anne Raimbault, Anne-violane Marcan, Biafra, Christophe Democrito, Denise Hort, Dino Marteddu, Francoise Leduc, Georges Minier, Giorgio Marchiò, Michel Courvalet