Cara nonna, divori pure la casa

Cetra nonna/ divori pure la casa A Milano gli Attori e Tecnici nella commedia di Roberto Cossa Cetra nonna/ divori pure la casa Un esempio di grottesco ibero-americano - lina famiglia rovinata dall'appetito della matriarca Nestor Garay interpreta la protagonista - La regia di Corsini punta sul crescendo del ritmo DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Terzo spettacolo del cartellone «tutto comico- che il Salone PierLombardo ha "proposto quest'anno ai suol fans. La nonna dell'argentino Roberto Cosso, presentato l'altra sera in prima milanese dalla Cooperativa Attori e Tecnici per la regia di Attilio Corsini, ha raccolto, come già l'anno scorso a Roma, entusiastici, consensi. / pi» raffinati 'tra gli addetti al lavori avevano l'aria, mentre fioccavano larghi gli applausi finali, di chi non si contenta e, di conseguenza, poco gode. Il termine di raffronto" implicito era, come avrete già intuito, quel Rumori fuori scena di Michael Frayn che è stato per un triennio, in tutta Italia; il best seller dèlia stessa compagnia. A noi il paragone è parso indebito: là eravamo di fronte ad un raffinato, delizioso esperimento farsesco di •teatro nel teatro:- qui siamo davanti ad un'inedita •commedia nera», ad un curioso e comunque inquietante campione di grottesco iberp-americano ambientato nel suburbio di una moderna metropoli (Buenos Aires?) e in un nucleo domestico sottoproletario. Carmelo, bancarellaio di ortaggi in un quartiere povero, sgobba dalla mattina alla sera ma non riesce a sbarcare il lunario. Non sono tanto la . consorte, la cognata, il fratello inetto a carico a squassargli il bilancio- (una figlia parte da commessa di notte, in una sedicente farmacia, per passare a entraineuse e finire prostituta a domicilio), ma una monumentale nonna, di centoquattro anni filati, dalla salute di,ferro e dall'appetito pantagruelico. Questa mantide mostruosa divora a Carmelo e ai suoi il salario, la casa, la vita. I congiunti tentano, si capisce, di disfarsene: cercano di appiopparla ad un vicino droghiere, ma quella gli Ingoia ti negozio e lo sbatte, semiparalizzato, su una carrozzella; provano ad avvelenarla, ma lei si sciroppa il veleno come fosse vermouth e a morirne sono i congiunti. Insomma, nello squallido alloggetto di periferia ormai sgombro di frigorifero, credenza, stereo,tavolo e sedie (sono finiti tutti in alimenti), mentre l'ultimo pronipote si spara nella stanza accanto, la nonna, seduta su una cassetta di verdura, almanacca, unica superstite, favolosi menù degni di un Rabelais della pampa. Nella sgraziata e buffa scena ideata a bella posta da Uberto Bertacca (una cucina d'un azzurro disperante, tutta sghemba, sgabelli compresi) la regia di quello specialista di Attilio Corsini asseconda la struttura a siparietti continui del copione (ho pensato alle strtps del fumetto, in cui vari artisti argentini sono maestri al mondo) puntando soprattutto sul crescendo del ritmo narrativo sino alla macabra apoteosi finale e attenuando invece la coloritura degli effetti: scelta azzeccata perché cosi, quasi insensibilmente, si sottolineano anche le valenze simboliche del testo, evitando facili didatticismi (la Nonna come Regime, t parenti come oppressi). Stefano Altieri e Viviana Toniolo, con la Cosmo e l'Alchieri, la Di Nola e il De Pao¬ li, concertano con mestiere e misura il sestetto dei familiari sciagurati. Sono come altrettanti coreuti di un moderno dramma satiresco: ma il deus ex machina è lei, anzi lui, la Nonna, dal momento che questo ruolo è interpretato da un attore d'eccezione, Nestor Garay, italiano d'acquisto per formazione e residenza (si diplomò a suo tempo all'Accademia di Roma, ha fatto molto teatro e cinema, dal classico alla commedia al costume), ma originario della patagone Terra del Fuoco. L'immedesimazione con cui Garay si cala nella bulimia del personaggio, traducendola in termini di ineccepibile nevrosi deambulatoria e masticatoria, è stupefacente. Guido Davico Bonino

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