Morte come spettacolo di Sergio Quinzio

Morte come spettacolo Morte come spettacolo Per accompagnare il risveglio degli italiani, è naturale che la trasmissione televisiva «Uno mattina» si addobbi con sigle cinguettanti e graziosi sorrisi. Ma ieri c'era il suicidio, davanti ai giornalisti appositamente convocati, del ministro del Tesoro della Pennsylvania accusato di corruzione e truffa. Il filmato era lì, pronto, ed è andato subito in onda; interrotto però immediatamente prima del colpo di pistola. L'interruzione è stata opportuna, giusta? Ho cercato di rispondere in due minuti alla domanda che i conduttori della rubrica mi hanno posto per telefono. E* stato giusto. Si sono regolati bene, a mio giudizio, i responsabili degli strumenti di informazione che hanno seguito lo stesso criterio. La notizia e già più che chiara, più che completa, nel mo¬ mento in cui vediamo, sapendo come va a finire, Budd Dwyer impugnare la pistola. Non aggiunge nulla, se non alla nostra impietosa curiosità, la vista del volto sfigurato e delle contrazioni dell'agonizzante. Se ci interroghiamo onestamente, sappiamo che è cosi. Se poi ci interroghiamo circa l'efficacia del taglio di certe scene, sono convinto che sia impotente a contrastare le poderose spinte (psicologiche, economiche ecc.) che ci impongono di trasformare tutto in spettacolo, e in spettacolo sempre più violento e cruento, senza margini di pietà e di pudore. Gli psicologi dicono che ogni suicidio è un atto pubblico, un chiamare in causa gli altri, imponendogli il peso, la responsabilità, la colpa della propria decisione. Anche Dwyer ha inteso protestare cosi la propria in¬ nocenza. Ma l'ha fatto scegliendo i mass-media, che moltiplicano indefinitamente la pubblicità del gesto. Le cose ormai — come ha scritto Ceronetti — sono in quanto si vedono alla televisione. Nella «società dello spettacolo» non accadono che spettacoli. Che cos'è una disperazione proiettata cosi enormemente al di là delta sua segreta misura umana? Oltre certi limiti, i cambiamenti di quantità diventano anche cambiamenti di qualità: cambiando clamorosamente dimensioni e risonanza anche i nostri gesti cambiano di senso. E' ancora un umano disperarsi, è ancora un morire umano, quello che si recita dinanzi alle telecamere? O soffrire, disperarsi e morire sono sempre più un impasto di nevrosi e di spettacolo? Sergio Quinzio

Persone citate: Budd Dwyer, Ceronetti, Dwyer

Luoghi citati: Pennsylvania