Pazienza, anche Rizzoli ritratta

Pazienza, anche Rizzoli ritratta L'ex editore nega di avere ricevuto minacce dal faccendiere Pazienza, anche Rizzoli ritratta ROMA — «Non ho subito nessuna estorsione». Anche Angelo Rizzoli, uno degli accusatori di Francesco Pazienza, ha fatto ieri marcia indietro dinanzi al presidente della Corte d'assise, Francesco Amato, chiamato a giudicare sulle presunte irregolarità degli appalti per la ricostruzione in Irplnia dopo il terremoto. «Con Pazienza — ha detto l'ex presidente del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera — avevo stipulato un regolare contratto di consulenza. Suggerito, sponsorizzato da Roberto Calvi, è vero, ma sempre un regolare accordo». Con l'Interrogatorio ed il successivo confronto fra Angelo Rizzoli e Pazienza, è venuta cosi a cadere anche l'ultima accusa di estorsione nei confronti dell'ex agente dei servizi segreti. In istruttoria, Rizzoli aveva dichiarato di aver dovuto pagare all'ex segretario di Francesco Pazienza, Maurizio Mazzotta, la somma di 260 milioni, in due rate, perchè sotto ricatto. Pazienza lo aveva minacciato di rivelare tutti 1 retroscena del gruppo Rizzoli, all'epoca in gravissime difficoltà finanziarie, alla commissione P2 dalla quale era stato convocato. Ieri, Invece, ha dato una diversa versione dei fatti. •Ho incontrato per la prima volta Pazienza — ha detto — in un appartamento di via del Governo Vecchio.' hn saputo solo in seguito che era .la sua abitazione. Con me c'erano Federico Umberto D'Amato, vecchio amico della mia famiglia, e Roberto Calvi. Si parlò di un diverso assetto della Rizzoli e della sua ricapitalizzazione. Al l'aumento di capitale doveva provvedere la Centrale di Calvi, ma si oppose il mini¬ stero del Tesoro». Angelo Rizzoli rivide Pazienza in altre occasione, soprattutto nella sede del Banco Ambrosiano. In una di queste occasioni, gli fu affidato rincarico di provvedere a far cambiare atteggiamento al ministero del Tesoro e a fare in modo di alleggerire la Rizzoli della presenza del suo direttore generale, Bruno Tassai) Din. Per questo, Calvi suggerì a Rizzoli «in maniera decisa» di assumere Pazienza come consulente. L'ex presidente del gruppo editoriale si la¬ sciò facilmente convincere: Pazienza gli sarebbe servito da una parte per ripristinare con Calvi un dialogo che era stato sempre difficile, dall'altra a cacciar via Tassan Din. Una volta Incontrò Pazienza nello studio dell'avvocato milanese Calogero Cali e l'ex agente del Sismi gli consegnò due buste: in una c'era l'indicazione di un conto svizzero e la cifra di dieci milioni di dollari (che, secondo la convinzione di Calvi, rappresentava la cifra che Rizzoli aveva incamerato dai 95 milioni di dol- lari che erano spariti dall'Ambrosiano durante la sua detenzione nella primaveraestate del 1981) e nell'altra una bozza di contratto di consulenza che prevedeva un compenso di 480 milioni di lire l'anno pagabili in rate trimestrali anticipate di 120. Rizzoli pagò la prima rata (120 milioni), solo che successivamente (ai primi di ottobre), sul caso Tassan Din, Calvi ci ripensò. -Il direttore generale — disse — non si tocca». E tolse di conseguenza la fiducia a Pazienza. Rizzoli, a quel punto, ritenne inutile il contratto di consulenza con Pazienza e non volle più saperne nonostante le insistenze di quest'ultimo che reclamava gli altri pagamenti Con la benedizione di Federico Umberto D'Amato, ci fu poi, nella seconda metà del febbraio 1982, nella hall dell'albergo romano Bernini-Bristol, la pace fra 1 due: una transazione e una stretta di mano in cambio di 140 milioni (120 della seconda e ultima rata più Iva). La conferma alla nuova versione di Rizzoli è venuta anche dall'ex responsabile degli Affari riservati del ministero dell'Interno, Federico Umberto D'Amato, che ha avallato per intero le dichiarazioni di Pazienza. In parte, anche quella sulla «missione speciale» ad Hong Kong per Incontrare Gellì che il presidente dell'ente Fiuggi, Giuseppe Cianapico, aveva affidato a Pazienza ottenendone un rifiuto. Nella cronaca dell'ultima udienza era stato scritto che Giuseppe Ciarrapico, amico di Gelli, apparteneva alla P2. A rettifica si precisa che non è mai stato iscritto a questa loggia. Roggero Conteduc»

Luoghi citati: Fiuggi, Hong Kong, Roma