Craxi s'impegna con Hussein Aiuti italiani atta Cisgiordania di Paolo Patruno

Craxi s'impegna con Hussein Aiuti italiani atta Cisgiordania Roma appoggia la proposta del re per una Conferenza sulla pace Craxi s'impegna con Hussein Aiuti italiani atta Cisgiordania «Non saremo secondi a nessuno» - Ma su un piano di 2000 miliardi ne forniremmo 25-30 ROMA — L'aiuto italiano alla Giordania e al suo plano di sviluppo economico dei territori occupati da Israele è assicurato. Craxi ieri ha ricevuto lungamente, a due riprese, re Hussein a Villa Madama e gli ha confermato l'appoggio dell'Italia all'iniziativa volta ad alleviare le condizioni di vita della popolazione palestinese della Cisgiordania e di Gaza, che già 11 presidente Cosslga aveva anticipato all'arrivo a Roma del sovrano hascemita. •L'Italia non sarà seconda a nessuno in questo sforzo-, ha dichiarato poi Craxi ai giornalisti commentando i risultati del suo incontro con re Hussein. Ma subito il presidente del Consiglio ha individuato i limiti di questa iniziativa e della stessa partecipazione italiana, che sarà formalizzata alla fine dell'esame della documentazione consegnata al governo dalla delegazione giordana. • Si ■ tratta di un'iniziativa umanitaria e di sviluppo alla quale l'Italia può fornire una cooperazione tecnica oltre che finanziaria — ha precisato Craxi — senza, comunque, che possa rappresentare in alcun modo una soluzione politico-istituzionale ai problemi della regione'. Insomma, né la Giordania né tantomeno Israele, che subito ha appoggiato senza riserve 11 piano di Hussein, possono pensare che attraverso questo meccanismo di intervento economico internazionale si possa disinnescare in qualche modo il problema politico del palestinesi. Esaminando In una prospettiva più ampia la situazione medio-orientale, Craxi non ha nascosto una venatura di pessimismo. «/I passaggio obbligato per rimettere in movimento la ricerca di una soluzione è l'intesa giordano-palestinese — ha di' chiarate 11 presidente del Consiglia — e dopo che è* fai Malintesa del febbraio 'SS non si vedono segni di riavvicinamento. Vuol dire che i punti di contrasto non sono stati rimossi'. Questa constatazione porta Craxi a concludere che «la soluzione è più complicata che mai». Anche perché 11 presidente del Consiglio focalizza altri tre elementi di preoccupazione: l'assenza di una linea chiara nell'Olp, poi il cambiamento nel governo a Gerusalemme e infine la situa¬ zione libanese. Di conseguenza, Craxi appoggia naturalmente l'idea di una conferenza internazionale sul Medio Oriente che re Hussein ha caldeggiato anche ieri. All'iniziativa dovrebbero partecipare i Paesi In conflitto e i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, Unione Sovietica inclusa. Ma Israele frena questo progetto sostanzialmente per due motivi, come ha ricordato ieri Spadolini che ha partecipato a un incontro con il premier e ministro della Difesa giordano Rifai: la partecipazione dell'Olp e l'assenza di relazioni diplomatiche fra Mosca e Gerusalemme, condizionate dal problema degli ebrei sovietici. In questa situazione. Craxi non si fa illusioni: • Vie risolutive appaiono ancora lontane'. Questo non significa, naturalmente, che l'Italia rinunci a esercitare «unln- fluenza limitata e a dare consigli, quando lo riteniamo utile'. Perché, ha ricordato il presidente del Consiglio, dopo l'area europea quella dei Paesi arabi rappresenta il secondo partner commerciale per l'Italia. «Questo giustifica l'intensificarsi delle relazioni tra un Paese europeo e mediterraneo come l'Italia e i nostri dirimpettai — ha concluso Craxi —; ci ha messo il buon Dio in questa regione, ci siamo immersi fino al collo. E dobbiamo quindi svolgere il ruolo naturale che ci compete'. In questa prospettiva vanno Inquadrati, quindi, sia il viaggio attuale di re Hussein sia i «contatti' informali che l'Olp ha voluto ricercare con l'Italia nell'imminenza della visita del sovrano hascemita per correggere l'analisi piuttosto negativa che Craxi compie dell'attuale momento politico dell'organizzazione di Arafat, contraria al piano-Hussein. L'iniziativa del re ha ottenuto anche l'appoggio esplicito del ministro degli Esteri Andreotti, co-partecipe dei colloqui di ieri a Villa Madama. Intervistato dalla tv giordana, Andreotti ha definito infatti il programma d'aiuti «buono e di aiuto per la causa palestinese, anche se naturalmente non sostituisce una soluzione politica del problema, che resta prioritaria'. In concreto, l'aiuto italiano sotto forma di finanziamenti o di assunzione diretta della realizzazione di determinati progetti dovrebbe assommare secondo valutazioni non ancora ufficiali a 25-30 miliardi in cinque anni, su un plano globale di circa duemila. Re Hussein si aspettava di più? Apparentemente il sovrano riparte soddisfatto oggi da Roma, dopo una sosta con tutta la famiglia in Vaticano per un'udienza papale. Paolo Patruno