Diserbanti, chi li può usare e chi no

Diserbanti, chi li può usare e chi no Polemica sull'atrazina - Parla il presidente della Confagricoltura piemontese Diserbanti, chi li può usare e chi no L'ultima ordinanza della Giunta piemontese (del 30 dicembre 1986) sul divieto di impiego di atrazina e molinate ha acui'o l'allarme degli agricoltori. Il provvedimento ha prorogato di 4 mesi (al 30 aprile '87) il termine entro cui le Usi dovranno fornire i dati sulle analisi dei residui dei diserbanti nelle acque potabili; di conseguenza il 15 maggio è la data limite entro cui la Regione dovrà indicare le aree agricole in cui mantenere il divieto. La situazione per gli agricoltori si fa sempre più grave. Ma non basta risolvere i problemi a livello nazionale. Le produzioni agricole, compresa soprattutto la loro qualità, vanno inquadrate in un'ottica più am} pia: vanno viste, cioè, in un quadro europeo o addirittura mondiale. Mi spiego: io, imprenditore agricolo italiano, nella gestione del conto economico della mia azienda tengo nella massima considerazione i costi di produzione delle merci che produco. Non posso quindi prescindere dai costi di produzione che hanno i miei colleghi-concorrenti europei ed extraeuropei. Il mio costo di produzione, cioè, al di là delle barriere protettive e garantiste dei meccanismi comunitari (d'altronde sempre meno incidenti), dev'essere messo in regime di concorrenza con costi di produzione «simili», analoghi negli altri Paesi. Ciò non sempre corrisponde a verità, anzi ;( basta considerare i limiti d'uso che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ammette per vari prodotti chimici usati in agricoltura: i limiti fissati sono enormemente superiori a quelli stabiliti dalla legge italiana E qui vorrei inserire il discorso sulle quantità delle produzioni. L'agricoltore italiano dovrà rispettare' certi limiti molto bassi, e quindi usare meno diserbi, e, almeno per ora, sopportare costi di produzione più elevati; ma, d'altro lato, il consumatore italiano correrà il rischio di ritrovarsi sulla tavola derrate agricole provenienti da Paesi in cui, essendo quei limiti, molto più elevati, potranno avere residui tossici in quantità maggiore. ' ' Perciò, per-prima cosa è necessario ridiscutere l'intera questione a livello scientifico, in ambito perlomeno europeo. Certamente si può ridurre il consumo dei diserbanti, anche con un uso più oculato dei prodotti e, dove sia possibile, con la rivalutazione di alcune pratiche agronomiche abbandonate, come le rotazioni. Sono anche del parere che si impone, per l'agricoltura, recuperare capacità autonoma di controllo delle tecniche di coltivazione, soprattutto dell'uso dei diversi mezzi tecnici. Come ovviare all'indubbia eccessiva dipenden¬ za dell'agricoltura dall'industria chimica? Una proposta seria potrebbe essere quella dell'istituzione degli «agronomi condotti»: tecnici severamente preparati e selezionati, svincolati da ogni dipendenza commerciale che possono andare a discutere con gli agricoltori (strada finalmente intrapresa con i centri di assistenza tecnica che sono però ancora pochi). In conclusione ritengo che agricoltura ed industria, ognuno per la sua parte, debbano ragionare molto consapevolmente su queste problematiche che nascono dal progresso e che non si possono cancellare con un colpo di spugna Satò' necessario graduare gii interventi restrittivi per consentire di adottare una tecnica colturale ormai consolidata alle nuove esigenze. Sarà anche indispensabile garantire la «sicurezza d'impresa» per sostenere le continuità degli investimenti in agricoltura e non smantellare l'apparato produttivo della terra che non sarà possibile ricostituire. Dobbiamo purtroppo constatare che gli organi pubblici non si sono mossi finora in questa direzione. Giorgio Marinone (Presidente della Federazione Regionale Agricoltori del Piemonte)

Persone citate: Giorgio Marinone

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