Bufera sul latte

Buferei sul latte Le industrie vogliono pagare meno gli allevatori Buferei sul latte L'accordo semestrale (previsto da una legge) siglato soltanto in Lombardia (prezzo immutato) - In Piemonte gli industriali hanno offerto 50 lire in meno il litro ROMA — NeUa Valle Padana, principale bacino lattiero-caseario italiano, le trattative lnterprofessionali previste dalla legge 308 per il rinnovo dei prezzi regionali de! latte alla produzione sono bloccate. Soltanto in Lombardia è stato raggiunto un accordo, ma sullo stesso prezzo del 1966: 591 lire il litro. : In Emilia, Piemonte e Veneto i negoziati si sono bruscamente interrotti di fronte; alla rigida richiesta degli industriali tesa, nonostante ii, precedente lombardo, ad una significativa riduzione del prèzzo in vigore l'anno scorso. ' Particolarmente delicata la' situazione in Piemonte, dóve l'industria gioca al ribasso, puntando ad un taglio di 50 lire rispetto alle 572 pattuite per il 1986: alla vigilia del primo incontro con jli allevatori non poche aziende acquirenti, con lettere inviate al fornitori, hanno tentato di imporre unilateralmente la diminuzione del prezzo finora pagato, pena la sospensione del ritiro del prodotto. n mondo agricolo ha immediatamente respinto sia questo modo di procedere, sia il contenuto delle lettere, perché si tratta di un'iniziativa assunta al di fuori della sede istituzionale imposta dalla legge 306, cioè quella del confronto tra le parti con la mediazione dell'assessore regionale all'agricoltura. Lo stesso assessore piemontese Lombardi ha stigmatizzato il comportamen- to delle industrie, definito «scorretto e privo di significato giuridico», dato che fino a quando .non sarà siglato il nuovo accordo si deve ritenere vàlido il prezzo vecchio. Almeno a breve termine non si intravedono sbocchi positivi, tenuto conto dell'intransigenza dimostrata dagli industriali del Cuneese, decisi a non lasciare margini di manovra per conclusioni analoghe a quelle lombarde. A Bologna, invece, dove le trattative riprenderanno ufficialmente il 13 gennaio, pare si possano aprire spiragli per soluzioni più accomodanti- per i produttori. Altrettanto sembra possa avvenire in Veneto. Qualche giorno fa, la Confagricoltura ha fatto 11 punto della situazione alla luce del difficoltoso e generalizzato andamento dei negoziati regionali Unanime il giudizio negativo espresso sulla legge 306, strumento che a suo tempo ha avuto il merito di tonificare un prezzo di cessione depresso, ma che ormai si è dimostrato superato, in quanto i suoi meccanismi (ormai vecchi) lo han¬ no reso inadeguato alla mutata realta, del tempi. " Dalla «300» scaturiscono accordi che, non avendo la caratura di contratti, possono essere facilmente disattesi dagli industriali, ai quali servono invece per ritoccare i listini di vendita al consumo del trasformati. Oli allevatori, d'altra parte, devono in genere accettare recuperi minimi sui costi di produzione. Tutto ciò ha portato il prezzo interno del latte su valori fittizi rispetto al mercato, penalizzando la produzione nazionale, a vantaggio del meno costoso latte d'importazione. Secondo la Confagricoltura, la difesa della zootecnia da latte italiana deve passare attraverso metodi diversi: dal miglioraménto della qualità della produzione, con il suo adeguato riconoscimento monetario da parte degli acquirenti, alla rivalutazione del latte nazionale a scapito di quello estero, attraverso azioni quali la tipicizzatone dei formaggi e una nuova normativa sul latte fresco. Claudio Martino

Persone citate: Claudio Martino, Lombardi, Veneto

Luoghi citati: Bologna, Emilia, Lombardia, Piemonte, Roma, Veneto