Piccole suore di Deng di Frane Barbieri

Piccole suore di Dem Spara al Vietnam perché Mosca intenda Piccole suore di Dem Siamo di no UflI guerra intcrcornunista: piccola guerra da grandi implicazioni. Sia Hanoi che Pechino potevano avere le loro buone ragioni per sparare il primo colpo. Hanoi: per non vedere eclissata la sua funzione egemone nell'Indocina, come prezzo di un eventuale riavvicin amento sino-sovietico. Pechino: per far capire che il «tradimento» vietnamita non può essere cancellato con l'appli- j cazione delle riforme gorbacioviane, ma con una revisione radicale di tutta la strategia asiatica di Ho Chi Minh. Anche tra Paesi comunisti, prima vengono le ragioni geopolitiche, poi si parla eventualmente di Carlo Marx. Cosi le dispute finiscono con l'essere affidate ai cannoni. Dalla battaglia dei comunicati non sapremo mai chi ha attaccato. Non ci sorprenderebbe che sia stato Deng, semplicemente perché ha una ragione in più per additare nel «piccolo egemonismo» di Hanoi il più pertinace dei tre ostacoli sulla via della normalizzazione fra Mosca e Pechino. La stasi del «dopo Reykjavik» ha portato Gorbaciov a indirizzare buona parte delle alive*verso l'Asia n capo dnes«, m 11 grado l'apparente convergenza dei due riformismi, si vede costretto a smorzare l'impatto della diplomazia moscovita mettendo a fuoco, anche con il fuoco, le richieste perentorie di Pechino prima di vederle sommerse dagli effetti psicologici e politici dell'offensiva russa. Nell'Asia si gioca a tutto scacchiere. Si spara sul confine sino-vietnamita a causa della Cambogia. Ma poi, a cerchi concentrici, il conflitto coinvolge l'Afghanistan, la Corea, l'India e si propaga su tutto il continente. Il detonatore cambogiano ha acquisito negli ultimi tempi nuove cariche. I nuovi capi «gorbaciovizzati» di Hanoi hanno dato al suggerimento di migliorare i rapporti con Pechino (trasmesso loro da Ligaciov al recente congresso) un'interpretazione sempre più restrittiva Hanno prospettato il ritiro delle truppe dalla Cambogia a condizione che Hang Sainrin, messo al potere dopo l'invasione, rimanga «il protagonista» anche del governo di riconciliazione nazionale. Per garantirgli la forza necessaria a sopravvivere, i 140 mila vietnamiti del cor- po di spedizione preparano per la stagione secca l'assalto finale contro i resistenti nazionali (sono di questi giorni le prime battaglie attorno ad Ankor). Secondo i calcoli cinesi, la piccola guerra scatenata al Nord dovrebbe indebolire l'offensiva vietnamita nel Sud cambogiano. I cannoni coprono inoltre un'iniziativa diplomatica già in corso. Zhao Zyjang aveva ricevuto pochi giorni fa una delegazione composta dai tre gruppi della resistenza cambogiana, capeggiati dal prìncipe-presidente Sihanuk. Il premier cinese ha indicato in Sihanuk, «capo storico e riconosciuto della nazione dei khmer», il solo possibile protagonista della prospettata riconciliazione. Militarmente, ni Sihanuk ni i cinesi possono costringere i vietnamiti al ritiro o Samrìn alla resa Puntano però su una soluzione politica, tramite le Nazioni Unite. Nell'assemblea dell'Onu a rappresentare la Cambogia i rimasto appunto il governo Sihanuk, forte dell'appoggio di più di cento delegazioni Frane Barbieri (Continua a pagina 2 In quarta colonna)

Persone citate: Carlo Marx, Gorbaciov, Hang Sainrin, Ligaciov, Zhao Zyjang