LA CIVILTÀ SCOPERTA DALLA MISSIONE ITALO-BOLIVIANA di Sabatino Moscati

Un tesoro tra gli orsi delle Ande LA CIVILTÀ' SCOPERTA DALLA MISSIONE ITALO-BOLIVIANA Un tesoro tra gli orsi delle Ande Così l'hanno trovato, con un'avventurosa spedizione a 4 nula metri, archeologi deUa Bolivia e della Fondazione Ligabue di Venezia - «In un fantastico paesaggio lunare, ecco apparire pitture rupestri»: figure geometriche, animali - Per la tradizione locale la zona era un misterioso Eldorado - Ora si rivela come una sede di culto, un bivacco divenuto santuario VENEZIA — «Tra 1 picchi e le moli rocciose della Cordigliera delle Ande, in questa parte della Cordlgliera Reale orientale sono state ufficialmente scoperte delle pitture rupestri, che secondo gli antropologi recatisi sul luogo si datano approssimativamente da 2000 a 3000 anni prima di Cristo. Le pitture si trovano a un'altezza di 3950 metri sopra il livello del mare e si raggiungono con trentaelnque minuti di volo in elicottero dalla città di Cochabamba, nelle alture di Totoli.ua». In questi termini il quotidiano Los Tiempos della ■ città di Cochabamba-in Boiir via, poco a Sud della capitale la Paz, dava^gualche, tempo fa il primo annunzio di un'importante scoperta archeologica, che rivela la presenza dell'arte rupestre in un'area nella quale finora non era mai comparsa: quella degli altissimi picchi delle Ande, più o meno al centro della Cordigliera che corre sinuosamente lungo il fianco occidentale del continente sudamericano. • Ufficialmente*: questa definizione del modo in cui è avvenuta la scoperta rassicura sulla sua validità, ma à e incuriosisce al tempo stesso. Los Tiempos spiega: la spedizione è dovuta a due enti, di cui uno è l'Istituto Nazionale di Archeologia boliviano, rappresentato da Roy Querejazu Lewis; donde l'ufficialità. L'altro ente, che ha operato collaborando con il primo e di cui vengono riconosciuti ampiamente i meriti, attrae subito il nostro interesse: è, dice il giornale, «la fondazione Ligabue, istituzione che si dedica all'antropologia e all'archeologia con sede a Venezia, Italia». presenza della Fondazione, o più esattamente del Centro Studi Ricerche Ligabue, in Bolivia. Questa istituzione, infatti, si è caratterizzata negli ultimi anni per una serie di esplorazioni nei continenti più diversi, sempre d'intesa con gli enti locali preposti alle ricerche archeologiche e antropologiche, nonché in collaborazione con gli studiosi delle provenienze più diverse che rappresentano le punte avanzate della ricerca. Di fronte al classicismo predominante della nostra cultura, il Centro Ligabue rappresenta l'antitesi, l'interesse al remoto e al diverso;^ come pure, di fronte allo statalii STTtO'pr^iÀyiiUnante nella ^nostra organizzazione archeologica, il Centro rappresenta la funzione vitale e insostituibile dell'iniziativa privata. Ma in quale modo è sorta l'idea dell'impresa? Due fratelli boliviani, Roberto e Jorge Crespo, sono stati i primi ad accorgersi, per puro caso, delle figurazioni dipinte sulle rocce della Cordigliera. Da loro l'informazione è giunta all'Istituto di Archeologia boliviano e al Centro Ligabue, sicché è stata decisa l'esplorazione della zona, che peraltro, visto l'isolamento del complesso montuoso, poteva raggiungersi solo in elicottero. Lo ha pilotato un tenente delle forze armate boliviane; e uno dei fratelli Crespo ha fatto da guida. •Le dolci ondulazioni dell'altopiano andino, dice Ligabue, si interrompono bruscamente. Maestosa e piena di insidie, la montagna più alta ostacola il nostro volo. La coronano immensi blocchi di roccia granitica. Sembrano scolpiti a mano, in forme capricciosamente rettangolari. Il fantastico paesaggio lunare, insolito per l'ambiente andino, incute rispetto e sacralità. Costeggiamo con l'elicottero le falde orientali della mole rocciosa che ci supera in quota. La guida esamina il luogo e for—— « nisce indicazioni al pilota. Giù, ai piedi della montagna, la vista si perde nella profonda oscurità della foresta tropicale da cui salgono le condense del mattino». Una vera avventura, dunque: perché le figurazioni rupestri non sono visibili dall'alto e la zona è oggi del tutto abbandonata, mentre evidentemente la frequentarono gli uomini dei millenni trascorsi, almeno quelli che lasciarono l'impronta di sé nelle pitture. Per di più, la vegetazione è fittissima, delle più varie piante selvatiche, fino a mezz'altezza delle montagne andine, dove si arresta formando la cosiddetta ceja de selva, il •ciglio della fare sta: Ma l'occhio detta guida è esperto, riesce ài individuare il luogo desiderato; solo che non è ancora tutto risolto, perché bisogna scegliere il punto per l'atterraggio. «L'elicottero scende cautamente, prosegue Ligabue, con una serie di volute; l'aria rarefatta e la perdita di potenza per la quota rendono il volo insicuro; una forte turbolenza complica la situazione. Atterriamo infine, dopo diversi tentativi, su una delle piattaforme a poco più di quattromila metri di altitudine. Le pitture rupestri che cerchiamo devono trovarsi nella terrazza contigua, ad un livello di poco inferiore. Iniziamo il nostro lavoro di ricerca». La guida ha un punto di riferimento, semplice ma prezioso: una piccola laguna incassata tra le montagne, ai piedi di un'imponente scarpata. Ed ecco le alture di Totolima presso le quali si trovano le leggendarie Tres Tetillas, 'Tre Mammelle; che la tradizione locale avvolge di mistero ritenendole sede di un Eldorado, una terra ricca e fertile. Saranno state le figurazioni rupestri a dare origine alla leggenda? Ecco comunque, alla base degli enormi faraglioni che hanno fatto pensare alle tetillas, le tanto attese pitture. Si estendono, sulle pareti, per un ampio spazio in larghezza. Hanno l'aspetto da un lato di figure geometriche, dall'altro di figure animali: e sono in parte separate, in parte frammiste tra loro. In vari colori spiccano tra le prime i cerchi concentrici, le linee parallele nelle direzioni più varie e in apparenza a capriccio, le mezzelune, le linee curve a U, i punti raggruppati in file. Tra gli animali ecco i felini, il serpente, una specie di lama dal collo lungo e spropositato, una specie di rettile. C'è senza dubbio, tra le immagini geometriche e quelle animali, un rapporto simbolico, religioso: ma quale? Anche gli animali, o almeno alcuni tra essi, potrebbero per le loro caratteristiche inusuali rappresentare degli esseri mitici. Un altro fatto singolare è la staticità delle scene, il combinarsi delle figure nello spazio ma senza una correlazione evidente: cosi, ad esempio, una scena mostra un felino dietro a quattro animali, due dei quali appena visibili; forse il felino li sta cacciando, ma di fatto le figure sono immobili, separate tra loro. Ricco e vario è l'uso del colore: ci sono il violetto, il giallo, il bianco, il rosso, il mattone, il crema. E qui si determina un primo indizio per la cronologia: è evidente la sovrapposizione in alcuni dei casi dell'un colore all'altro, specialmente del violetto al giallo e all'ocra. Secondo ogni verosimiglianza ciò è avvenuto in epoche differenti, ed è probabile che l'ultima fase sia quella degli Incas, che precedettero la conquista europea. Ma prima? re remotissime ma anche attuali senza che una differenza emerga con chiarezza dal loro aspetto; né si può ricorrere, in un continente che appena si comincia a riscoprire com'è quello dell'America meridionale, a confronti che consentano di inserire le scoperte in una griglia già definita. Una sola conoscenza possiamo dire in atto: esistono in Brasile alcune figurazioni rupestri che si datano intorno ai 17.000 anni orsono; e tale datazione è abbastanza solida, perché si basa sull'analisi per mezzo del radiocarbonio dei resti organici scoperti insieme alle figurazioni stesse. E' evidente che il prima compito futuro dei ricercatori sarà quello di trovare una via analoga di datazione; e senza dubbio, da tale punto di vista, possiamo attenderci molte sorprese. Intanto, al nuovo centro dell'arte rupestre è stato dato un nome, Jukumari, in ricordo degli orsi (chiamati appunto Jukumari nella lingua locale) che gli esploratori vi hanno incontrato come unici esseri viventi, nell'atto di abbeverarsi alla laguna. Sono gli ultimi eredi degli antichi frequentatori del luogo, che fu probabilmente nei millenni una sede di culto, un bivacco divenuto santuario, per uomini sconosciuti che ora ci balzano incontro, allimprowiso, dalle tenebre del passato. Sabatino Moscati Jukumarì (Bolivia). Su queste pareti di roccia, indicate dalla freccia, sono state scoperte le pittu re rupestri di quattromila, cinquemila anni fa. Accanto, alcuni disegni delle figure più ricorrenti

Persone citate: Crespo, Jorge Crespo, Ligabue, Roy Querejazu Lewis

Luoghi citati: Bolivia, Brasile, Italia, Venezia