Un libro che serve da guida nell'Italia dello champenois di Sergio Miravalle

Un libro che serve da guida nell'Italia dello champenois Un libro che serve da guida nell'Italia dello champenois ALLA vigilia dei brindisi augurali può essere tempestivo un viaggio nella regione tra Reims e Epernay (un centinaio di chilometri a Nord di Parigi) per scoprire come nasce lo Champagne. Oppure un tour delle colline attorno a Barcellona, spingendosi giù fino a Tarragona, per trovare le grandi cantine dove matura il «cavas» di Catalogna. Se si vuole restare in Italia bisognerà inoltrarsi nelle zone storiche di produzione dello spumante: Sud Piemonte, Oltrepò pavese, Franciacorta, Veneto, Trentino cui si sono affiancate anche nuove realtà toscane, marchigiane, pugliesi e siciliane. E' il mondo delle bollicine, presenza indispensabile di ogni festa: un mondo tutto da esplorare ricco di sorprese e di novità, ma anche di storia e tradizione. In questi giorni è uscito in libreria un utile aiuto per il viaggio dell'enoturista curioso. E' il volume «Champagne & spumanti» redatto da Antonio Piccinardi e Gianni Sassi ed edito dalla Mondadori (144 pagine di grande formato, 65 mila). Il libro, che si presenta nella classica veste di strenna natalizia (grandi foto, ricche illustrazioni) vuole essere una sorta di «dizionario» degli spumanti metodo champenois. Gli autori ne hanno scelti cento, indicandone per ognuno le qualità organolettiche, origine e storia dell'azienda. La selezione ha fatto emergere 57 spumanti italiani, 41 Champagne e due «cavas» spagnoli. Per ognuno dei prescelti, oltre alla foto della bottiglia (accanto a graziosi ninnoli ed eleganti bicchieri), vengono indicate le qualità organolettiche, l'origine delle uve, storia dell'azienda, abbinamenti e modalità di servizio. Soprattutto le ultime due sono distinzioni veramente difficili da cogliere (e da scrivere) considerando il fatto che tutti gli spumanti champenois hanno, oltre al metodo di vinificazione, il comun denominatore che li vuole ottimi come aperitivi, con antipasti e pesce e serviti sempre in flùtes (i bicchieri allungati) per salvaguardarne aroma e profumi. Molto interessante la parte iniziale del libro che rifa invece la storia dello Champagne dalla leggenda di Dom Pérignon ai giorni nostri, indicandone i vari tipi, le sigle, le leggi e i più recenti risultati di vendita. Il libro aiuta a districarsi nel labirinto delle denominazioni che il consumatore trova in etichetta. Brut e demi-sec? Mane de blancs o blanc de noire? Nature e pas dose ecc. Largo spazio è lasciato alla descrizione del metodo di spumantizzazione: il sistema «champenois», cioè la nascita dello spumante direttamente in bottiglia è utilizzato in Francia dai produttori di Champagne dal XVIII secolo (in Italia 11 primo a collaudarlo fu Carlo Gancia a Canelli nel 1850). Si usa con vini-base Pinot bianco, nero e grigio, Chardonnay, Sauvignon che grazie all'aggiunta di lieviti naturali sviluppano la «presa di spuma». 11 vino rifermenta e finisce la sua maturazione di almeno 2 o 3 anni in bottiglie accastatate a collo in giù sulle tipiche -pupiIres- di legno (cavalietti inclinati). Durante gli ultimi mesi le bottiglie vengono rigirate (remouage) per far scendere la feccia (deposito) naturale. Dopo la sboccatura Idegorgement), oggi compiuta a macchina mentre un tempo era eseguita a mano là la volée), la bottiglia viene rabboccata con il liqueur d'expedition. una miscela di vino ». zucchero. Considerando il iosaggio di tale sciroppo s; distinguono gli spumanti pas dose, cioè senza zuccheri aggiunti, brut, extra dry, secco, demi-sec e dolce. Il volume non dimentica l'Italia ricordando che 17 delle maggiori case produttrici di spumanti con il metodo champenois (ora definito tradizionale classico) si sono associate in un ente di autocontrollo: l'Istituto spumante classico italiano. Sono sette piemontesi: Cinzano, Gancia, Martini & Rossi Riccadonna, Fontanafredda, Contratto, Villa Banfi di Strevi; quattro lombarde: Monte Rossa, La Versa, Antica Cantina Fratta, Guido Berlucchi; tre trentine: Ferrari, Equipe 5, cantina sociale di Mezzocorona; due venete: Carpené Malvolti e Bisol; e una toscana: Antinori. Gli spumanti controllati si distinguono per il marchletto sul collo della bottiglia (il profilo di una pupitre). Ci sono poi altri due consorzi: il Trento classico e il Classese dell'Oltrepò, oltre a numerose altre etichette singole, a dimostrazione di come l'Italia dei botti, quelli allegri dei tappi che saltano, sia davvero tutta da scoprire. Sergio Miravalle