Paoli: da sempre getto il 99 per cento delle canzoni che scrivo di Enzo Gentile

Paoli: da sempre getto il 99 per cento delle canzoni che scrivo Intervista al cantautore: il nuovo disco, la politica Paoli: da sempre getto il 99 per cento delle canzoni che scrivo GENOVA — / tempi sono cambiati e stanno ancora cambiando, ma per fortuna alcuni vecchi eroi, certi amici di una volta resistono senza piegarsi e sema spezzarsi. Continuano a cantare, a scrivere musica, con quell'onestà intellettuale, con quel piglio di poeti instancabili che non si improvvisa, qualità per cui artisti si nasce c difficilmente si diventa. Gino Paoli in trenfanni di pregiata carriera ha rilasciato alcuni veri capolavori, alternati magari a progetti minori, a periodi di appannamento, ma che sia uno dei più lucidi e ispirati cantori dei nostri tempi è confermato da alcuni sprazzi di classe purissima presenti nel suo nuovo album. L'ufficio delle cose perdute, un lavoro che segna il suo ritorno alla Ricordi, la casa che lo lanciò nel lontano 1959. Le nove canzoni del disco prodotto da Pino Longobardi e registrate nello scorso autunno a Napoli, negli sludi di Peppino Di Capri, raccontano storie di fierezza e di fantasia, di sterminata dolcezza, ma anche intarsiate di amaro furore, di rabbia e sdegno mai sopiti. E' il volto che ben conosciamo di Gino Paoli, onorevole della Sinistra indipendente in Parlamento, in grado di rappresentare i suoi simili ancora meglio con le canzoni che non con una pur vivace attività politica: non è un artista a mezzo servizio il deputato Paoli, tanto che da febbraio, compatibilmente con le esigenze delle Camere, lo ritroveremo impegnato in mia tournée in tutta Italia. ■ Nella sua bella casa genovese, appollaiata nei pressi di un tornante, si dominano il golfo e la città. in un silenzio ovattato e magico, per nulla metropolitano, dove giungono ben definiti il profumo del mare, delle piante, dei fiori: è qui che Gino Paoli si e ritaglialo il suo piccolo mondo antico, un pianoforte, una chitarra, i dischi dei cantautori francesi, una fornila collezione di jazz. Aver frequentato chi ci governa e ci guida, aver imparato le regole del gioco politico, aver toccato con mano la vita nelle istituzioni cosa ha insegnato a Gino Paoli? -Indubbiamente è servito più all'uomo che all'artista, dunque a tutti e due, le funzioni per me non restano mai separate. Ho capito che a livello strutturale c'è poca differenza tra una riunione di condominio e l'assemblea di Montecitorio, cambia solo il codice. In fondo puoi trovare la gente comune, è davvero lo spec¬ chio del Paese e dopo qualche volta mi sembrava di essere al mio bar di Nervi, dove si parla, si discute, si bisticcia, ci si manda al diavolo regolarmente, perché le teste non sono mai uguali tra loro. Mi è tornata alla mente Miss Marple, che in un racconto di Agatha Christie diceva: "Nel mio paesino posso incontrare tutti i tipi di persone che troverei andando in giro per il mondo". Per me è stata un pochino la stessa cosa. Noi personaggi pubblici raccogliamo magari un pizzico di curiosità in più all'esterno e per questo mi sono convinto che era importante fare qualcosa, o comunque provarci. Cosi abbiamo messo a punto un disegno di legge sulla musica, che vorrebbe agevolare e sostenere le iniziative nelle scuole, i giovani, i tentativi e i gruppi di base». La speranza e di aiutare la musica leggera, promuoverla, sorreggerla? «SI tratta di una vecchia battaglia di noi autori e musicisti, ma adesso io credo di avere uno spazio, un'arma in più. Non siamo mai stati considerati ed equiparati alla condizione degli altri artisti, di ogni settore. La canzone per molti non e cultura e quindi non gode di finanziamenti, di sovvenzioni, di sgravi fiscali: e non viene protetta in alcun modo. Io credo che se la musica lirica o sinfonica non avesse avuto aiuti, anche economici, nei secoli sarebbe scomparsa, perche la gente dimentica, perde i contatti, le radici. Si dice che anche la canzone è in crisi, che l'invasione degli stranieri toglie ossigeno e possibilità di crescita al prodotto italiano: e anche perché sono parte in causa ho provato a occuparmene». / giovani matureranno, ma intanto alcuni adulti non mollano: a che punto si trova il cantante e l'autore Gino Paoli, trenfanni dopo? «Faccio sempre fatica a scrivere, o meglio ad arrivare alla fine del mio lavoro. D'altronde è sempre successo così, ho buttato via regolarmente il 99') del materiale scritto o abbozzato, non sono mai contento di quello che realizzo. Per me comporre è come riempirmi e svuotarmi continuamente di impressioni, sensazioni, immagini. Se non sono costretto a scrivere, evito volentieri: ma è un po' la stessa cosa che mi succede quando devo salire su un palcoscenico. A me piace cantare, parlare, mi diverto: eppure fino a un attimo prima ho una paura enorme. Poi mi sblocco all'improvviso e ogni volta è la stessa emozione, il rapporto con la gente diventa un orgasmo cosmico». Ha mai sentito il disagio di dover ripetere all'infinito le canzoni come II Cirio in una stanza, come Sapore di sale, come Senza fine e di affrontare esami impliciti per evitare di procurare nostalgia e andare avanti? ■ E' un falso problema. Il passato per me è lontano, quelle sono canzoni che, come tutte le altre, ho lasciato alle spalle e che riprendo perché il pubblico le ama e non è giusto scontentare chi ha pagato il biglietto ed è venuto per divertirsi. Ma non mi provocano più nessun entusiasmo. E' come la fidanzatine conosciuta quando avevi sedici anni: ti può venire in mente, puoi ricordartene, ma è impossibile avvertirne la mancanza». Enzo Gentile Ginn Paoli c Ricky Glauco in una fotografìa del I960

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