Ottanta candeline per Jabbo Smith rivale di Armstrong

Ottanta candeline per Jabbo Smith rivale di Armstrong La carriera e la discografia del grande trombettista Ottanta candeline per Jabbo Smith rivale di Armstrong CLADYS -Jabbo» Smith compie oggi ottant'anni. Le notizie sulla salute di questo padre del jazz non sono confortanti. Il trombettista georgiano ha avuto in poco tempo tre attacchi di cuore ed è quasi cieco. A New York, dove vive, i medici gli permettono soltanto di cantare e di affrontare il palcoscienico con l'assistenza di uno di loro. Ma Smith cerca di reagire e conta di ritornare tra poco in Francia dove lo attendono gli amici dell'Hot Antic Jazz Band, suoi accompagnatori abituali in Europa e interpreti fedeli del suo repertorio. Dieci anni fa, e anche meno, quasi nessuno si ricordava di lui. Eppure, attorno al 1927, Jabbo Smith era il più quotato rivale di Louis Armstrong e gl'insidiava validamente il primato fra i trombettisti. Se questo confronto, poi, non ha avuto alcun seguito, la colpa è sua, perché nei momenti decisivi ha preso delle risoluzioni sbagliate. Nel 1928 all'amminirazione di Duke Ellington che lo aveva scritturato per sostituire Bubber Miley in alcune registrazioni (cfr. The complete Duke EUington, voi. 1, Cbs) preferì i clamori della rivista Keep shufflin, dove lavorò assieme a Fats Walter e a James P. Johnson; nella seconda metà degli Anni Cinquanta, nel momento in cui Armstrong cominciava a raccogliere qualche critica severa, addirittura si ritirò a Milwaukee,'nel Wisconsin, per gestire una società di noleggio d'auto. E così, il 13 marzo 1982, quando una nota ditta produttrice di caffè annunciò con grande clamore due concerti di Smith con l'Hot Jazz Band a Torino, al pomeriggio al Caffè Piatti e alla sera al teatro Macario, i critici andarono precipitosamente a consultare le storie del jazz per ricordare chi mai fosse costui. In quel momento, di Smith era reperibile sul mercato, e con molta fatica, un solo album della Ace of Hearts intitolato The ace of rhythm cfte riportava dodici registrazioni del 1929 a suo nome. «Sorpresa, commozione e trionfo per Smith» fu uno dei titoli del giorno dopo. Sorpresa anche per la stupenda Hot Antic Jazz Band, ma fu soprattutto l'ospite, magro e coi capelli candidi sopra il volto nero, a polarizzare l'attenzione col suo timbro dolce, più vicino a Bix Beiderbecke che ad Armstrong, e con la voce velata colma di malinconia. Nessuno, crediamo, ha più dimenticato l'interpretazione di I took my little daughter to the zoo, dove le esclamazioni di stupore della bimba davanti agli animali diventano canto sillabato, moine, espressioni di un romanticismo intenso ma controllato. Prese il via da quel momento in Italia la riscopeta di Jabbo Smith, già avviata negli Stati Uniti e in Francia. Il futuro virtuoso del jazz nasce a Pembroke, Georgia, il 24 dicembre 1908 e ha un'infanzia difficile. Quando ha quattro anni gli muore il padre, e la madre è costretta ad affidarlo a un orfanotrofio di Charleston, South Carolina. Qui il giovanissimo Cladys rivela un carattere difficile e indisciplinato; in compenso impara a suonare bene la tromba, il trombone e a cantare. Si mette in luce nell'orchestra dell'istituto e nel 1924. quando ne esce, è in grado di accettare le prime scritture professionali. Nel 1925 Charlie Johnson lo vuole nella sua band che anima le notti dello Small Paradise, un jazz club di New York assai in voga all'epoca e lo trattiene fino al 1928. E' il momento magico di Smith di cui egli non sa approfittare. La band di Johnson è impor- tante al punto d'influenzare non poco lo stesso Ellington e gli offre l'opportunità di entrare in studio di registrazione e d'incidere alcuni pregevoli assoli che sono documentati nel long playìng della Rea Charlie Johnson and his orchestra 1927-29. Segue il breve incontro con Ellington. Scioltasi la compagnia della rivista, Smith collabora in tempi successivi con Earl Hines, Erskine Tate, Carroll Dickerson, Claude Hopkins, Sidney Bechet, ma sempre senza impegnarsi al massimo e quel che è peggio accettando con palese scetticismo le proposte degl'impresari e delle industrie fonografiche di •montare» la sua rivalità con Armstrong. Nel 1938 affettua per la Decca altre incisioni che passano quasi inosservate; per il successivo impegno discografico bisogna attendere addirittura il 1961, quando vengono realizzati i nastri per l'album Hidden treasure rimasto inedito e stampato infine dalla Jazz Art nel 1984. Il resto è storia recente. Nel 1980 il trombettista si lascia scritturare dalla compagnia che rappresenta il »black vaudeville» One mo' time. La rivista ha successo e le musiche vengono incise dal vivo al Village Gate Club di New York. Smith fa notizia e risale la corrente; incontra la Hot Antic Jazz Band, i suoi dischi editi e inediti si ristampano, qualche etichetta coraggiosa gli propone di ritornare in studio di registrazione. Fra i vecchi album spiccano i due volumi separati di The trumpet ace of the twenties (Melodeon), fra i nuovi ci sono Jabbo! con i New Orleans Joymakers perla Memories, European concerts anch'esso per la Memories e The zoo per Le cri du chien. Negli ultimi due Smith è validamente coadiuvato dalla Hot Antic Jazz Band. A questo punto è probabile che la carriera di Smith come trombettista sia ormai chiusa; c'è speranza invece di riascoltarlo ancora, in concerto e in disco, come cantante. Comunque sia, la sua resurrezione — ancorché tardiva — ha restituito alla storia del jazz un personaggio e una serie di documenti eccezionali. Franco Fayenz Jabbo Smith