Lucca riscopre gli spartiti di cinque Puccini

Lucca riscopre gli spartiti di cinque Puccini Raccolte in disco le opere composte dagli antenati del musicista Lucca riscopre gli spartiti di cinque Puccini ALLA fine della sua vita, Giacomo Puccini scriveva al suo biografo Monaldi: »Ti raccomando gli antenati. Ci tengo anche perché Giacomo, il vecchio, che mi protegge dal suo quadro con quella bella faccia limpida e traquiila, non mi tenga gli occhiacci qualche giorno-. L'operista era infatti l'ultimo discendente di una famiglia di musicisti che avevano svolto anche la mansione di organisti presso il duomo di San Martino, a Lucca. Questa città toscana si distingue come patria di parecchi noti compositori (tra cui Geminiani, Boccherini e Catalani), ma i veri «musicisti di Lucca» restano proprio 1 Puccini, che con le loro cinque generazioni risultano secondi solo alla famiglia Bach, battendo quindi di una lunghezza i Couperin, di due gli Strauss viennesi e di tre gli Scarlatti, per usare l'arguta formula sportiva di Mosco Carner. Fra gli antenati dell'autore di Bohème era noto solo suo nonno Domenico ( 17721815), allievo di padre Mattei a Bologna e di Paisiello a Napoli, di cui una diecina di anni addietro, circolava, l'edizione discografica di un brillante Concerto per pianoforte ed orchestra. Se Michele, l'esponente della quarta generazione, si ricorda soprattutto come insegnante, ben più opportuna si rivela oggi la conoscenza dei primi due Puccini, propiziata dal disco «I Puccini musicisti di Lucca», che presenta la registrazione dal vivo (effettuata nella basilica lucchese di San Frediano) di opere di Giacomo il vecchio e di suo figlio Antonio. Le eseguono il soprano Doina Palade e il mezzosoprano Adriana Cicogna col coro della cappella S. Cecilia e l'orchestra del Teatro del Giglio diretta da Gianfranco Cosmi. Un'iniziativa tutta casereccia, collegata alla Sagra Musicale Lucchese che ha già promosso la registrazione della bella Messa di Catalani (sempre presso le edizioni Bongiovanni di Bologna), ma che propone esecuzioni accurate e di ottimo livello. Le due opere di Giacomo Puccini il vecchio (1712-1781) illustrano degnamente i due opposti versanti della prassi musicale sacra del Settecento. Il Salvumfac per voce sola con violini e organo obbligato è una distesa aria dalla melodiosità vivaidiana, ove il soprano è accompagnato da archi leggeri e dal registro quasi cameristico dell'organo; la concisa Afessa a quattro voci a cappella «con violini a beneplacito' presenta uno stile più severo (non per nulla il musicista era amico di padre Martini) soprattutto nelle prime tre parti: ma anche qui l'ottimo mestiere è felicemente insidiato da spunti lirici, come nell'espressivo Benedictus e nel meditativo Agnus Dei. Una Messa, spiega lo stesso musicista, che dura solo 'dodici minuti e mezzo» e che fu scritta per compiacere un locale Anziano della Repubblica, che evidentemente non gradiva le tradizionali lungaggini di questo genere, spesso in stile concertante. Tale caratteristica è moderatamente sfoggiata da Antonio Puccini (1747-1832), il figlio di Giacomo, nel suo ampio Miserere datato 1772, ove le arie luminose delle due soliste intercalano le tre parti corali, dagli accenti spesso concitati (nell'Asperges e nel Benigne fac finale) ma stringati e perciò intonati al carattere penitenziale del testo. Anche Giacomo junior, il futuro operista, era stato avviato da suo padre Michele (che incoraggiava lo svogliato allievo con delle monetine poste sui tasti dell'organo) alla tradizione di famiglia: ed infatti il suo congedo da Lucca fu siglato dalla Messa di Gloria, ove però lo stile ecclesiastico già propendeva a quello operistico, se due parti di questo lavoro — da tempo noto in versione discografica — furono utilizzate nell'Edgar e nella Manon Lescaut. Nondimeno, qualcosa della vecchia norma familiare doveva riemergere nel breve ma intenso Requiem a tre voci, viola e organo scritto nel gennaio 1905 in memoria di Giuseppe Verdi ed ora registrato per la prima volta in disco. Si tratta di una piccola perla che per il suo accento assortamente incantevole ci richiama Fauré ed ove la partecipazione emotiva si accende nell'accorato intervento centrale della viola, che apre un dialogo discreto., e toccante con le voci e l'organor-Un breveufficio funebre che fa davvero il paio con Crisantemi, la dolorosa elegia per archi del 1890, in memoria di Amedeo di Sa- voia- Sergio Martinotti «I Puccini musicisti di Lucca», Doina Palade, soprano; Adriana Cicogna, mezzosoprano; Elisa Ardinghi, viola; Marco Tornei, organo; Direttore: Gianfranco Cosmi; Edizioni Bongiovanni - Bologna. Giacomo Puccini in una caricatura

Luoghi citati: Bologna, Lucca, Napoli