A spasso con Andersen la notte di Capodanno

A spasso con Andersen la notte di Capodanno Un racconto del grande favolista A spasso con Andersen la notte di Capodanno QUANDO pubblicò Passeggiata nella notte di Capodanno, uscito nel 1830, Hans Christian Andersen non era ancora lo scrittore e trascrittore di fiabe che sappiamo. Eppure il suo universo letterario era già popolato di figure fantastiche, baluginante di atmosfere e suggestioni fiabesche, permeato da quel repentino intrecciarsi di immaginazione e realta che rimase la cifra costante e più significativa della sua scrittura. La vicenda, peraltro largamente autobiografica, si inizia fra l'ultimo dell'anno del 1828 e il Capodanno 1829. Tentato dal -pensiero peccaminoso di diventare scrittore-, Andersen abbandona il tepore della casa per avventurarsi nella neve e nel freddo di una caleidoscopica Copenhagen. La passeggiata, lungo le strade della citta che continuamente trascorre in magico Altrove, è in realtà un'iniziazione letteraria. La Musa della Poesia lo introduce infatti ai Classici, e lo invoglia a interrogarsi sulla natura e i comportamenti dell'Io. Meglio se in compagnia di un sonnambulo, figura emblematica dell'interazione tra la veglia e il sonno-sogno. Con una freschezza di scrittura e un 'autoironia cosi garbata da fare del romanzo una lettura molto piacevole, Andersen racconta poi il suo viaggio nel Tempio della Poesia. E' una sorta di edificio borgesiano ante luterani, una costruzione labirintica in cui ci si orienta con la mappa ritirata all'ingresso, per non smarrirsi nell'infinità di stanze dedicale ai versi, al teatro, ai romanzi dì sentimento e a chissà quanti altri -generi-. Per Andersen la poesia va comunque cercata nell'uomo, però sapendo che -non attraverso la vita, bensì dal sacco della posta si guarda dentro il cuore umano-. Ma che cosa succede, alla poesia, quando diventa pagina? Può «cadere in pasto a un libraio tedesco che trancia e accorcia le opere per poter gonfiare il portafoglio con le edizioni a buon mercato». O. peggio ancora, capitare tra le grinfie di un critico. Proprio al critico. Andersen affida il compito di -chiudere- il racconto. Perchè questi, da scrittore mancato, possa aggrapparsi all'autore alla stregua dei pesci parassiti die vivono in groppa agli squali. Cosi l'ultimo capitolo della Passeggiata, tanto per metterne in pagina un quattordicesimo dato che il numero 13 porta male, è soltanto una serie di segni d'interpunzione buttati giù a casaccio. ■Non contiene nulla, ma a questo i lettori sono già abituati con molti altri libri-, strizza l'occhio Andersen concludendo il suo racconto, cosi fertile in tante intuizioni e di cosi sfacciata attualità. Tradotto per la prima volta in italiano da Anna Cambieri, con giusta sensibilità, il romanzo è stato inserito da Alberto Castoldi nell'intelligente collana •Trompe l'oeil-, accanto al Mito Van Gogh e a Grandville & Company: U «perturbante» nell'illustrazione romantica. Ferdinando Alberta/zi Hans Christian Andersen, «Passeggiata nella notte di Capodanno», Lubrina editore, 164 pagine, 20.000 lire.