Nell'era della tv ci piacciono le lune

Nell'era della tv ci piacciono le lune Un saggio di Cattabiani riporta alla ribalta almanacchi, calendari e cultura popolare Nell'era della tv ci piacciono le lune COME andrà l'anno prossimo? sarà meglio, sarà peggio? Certissimamente meglio, illustrissimo.', ci rassicura — col suo riso beffardo e sottile — il grande malinconico di Recanati, per mezzo del suo immortale "Venditore di almanacchi». E tutti vogliamo credere o sperare cosi: di qui il crescente, o almeno intatto successo del vero Barbanera (227° anno. Editoriale Campi di Foligno, pagg. 290, lire 5800, coloratissimo ed aggiornatissimo, con le aperture sid paranormale di Paola Giovetti e un racconto di Luca Goldoni); seguito — anzi, preceduto — dal Gran Pescatore di Chiaravalle della Casa Arneodo di Torino (Anno 270° dalla prima pubblicazione, le firme di Gina Logorio, Giovanni Arpino e Domenico Rea a far da tramezzo fra oroscopi e sogni, pagg. 256, lire 5000). Quest'anno vi si aggiungono, piùcostosi e indiscreti, un Almanacco astrologico di Renucio Boscolo intitolato naturalmente a Nostradamus, il famoso veggente del quale Renucio si considera unico interprete autorizzato... (dentro, c'è l'oroscopo •astrobionumerico», più quello cinese, il tutto in pagg. 128 al modico prezzo di lire 8000); ed un altro con lo stesso titolo, dovuto all'ex musicista leggero Peter Van Wood, che da un certo tempo ha sostituito chitarre elettriche e mandolini con pendolini e sfere (Editoriale Albero, supplemento al n. 25 del confratello -Tutto Stelle», pagg. 160 di oroscopi, proverbi, consigli e scoperte, a lire 12 mila). Ma il più caro, com'è giusto, perché senza dubbio il più ricco, fantasioso e nutriente, è L'Almanacco Piemontese di vita e cultura edito dalla Viglongo (21° anno, nuova serie, lire 18.000). In 248 pagine fitte, disseminate di illustrazioni curiose e sagaci, tutte tratte da antiche stampe o disegni d'autore, le due curatrici — Giovanna e Franca Viglongo — accunndano tanto materiale, e così vario, da farne buona lettura per ben più di una lunga serata invernale. Insomma, a girare le edicole, di questi giorni, pare di stare nelle vecchie fiere di paese, e questo indica che la •cultura popolare» — nonostante il dilagare della televisione — non è poi molto cambiata. La tv non ha cambiato la cultura, ma ne è soltanto uno strumento efficace di propagazione. Non cambiano infatti le speranze e i timori, i sogni e le attese degli uomini sublunari (siamo noi: cosi ci chiamava qualche bello spirito di scrittore del Settecento), fin da quando si resero conto che l'inarrestabile fluire del tempo poteva acquistare una parvenza di significato se lo si suddivideva in anni, stagioni, mesi, giorni e ore per mezzo del calendario, che in molti casi si chiamava "lunario- perché il primo computo dei mesi avvenne su base lunare (un mese = una lunazione). Ma non era così, e occorsero calcoli complicati e sofistici per rendersi finalmente conto del fatto che in realtà l'anno solare era, appunto, solare e non lunare, e durava (dura ancora) 365 giorni, 6 ore, 13 minuti primi e 53 secondi: e si chiama propriamen¬ te -anno anomalistico-, misurando il tempo che il Sole impiega per tornare esattamente allo stesso punto della sua orbita apparente, dicono le enciclopedie... Questo Sole, che agli occhi del giovane e disperato Rimbaud apparve, al tempo della Comune di Parigi, "carico d'amore», per molti secoli era stato adorato come padre della vita e reggitore dell'orbe terracqueo: così in India, in Egitto, nel Messico degli Aztechi, grandi costruttori ed elaboratori di calendari solari a forma di ruota. E perfino il Cristianesimo ha dovuto regolarsi sul corso del Sole, commisurandovi l'anno liturgico e ponendo la nascita del Redentore in concomitanza con il solstizio d'inverno che già per gli antichi Romani era il Dies Natalis Solis Augusti Invicti, il •giorno natalizio del Sole nutritore invincibile». + * * Ma le cose non erano così semplici o, almeno, gli uomini hanno teso costantemente a complicarle nei risvolti delle loro culture. Così, ancora oggi il mondo islamico (che conosce da anni una fenomenale nuova espansione, dopo che lo si era dato sbrigativamente per decadente o spacciato) mi¬ sura il suo tempo con un calendario lunare basato sulla successione delle lunazioni a partire dal 16 luglio del 622 d.C, giorno della cosiddetta •ègira» (in arabo higra), ossia la fuga del profeta Mohammed (Maometto) dalla Mecca a Medina. Altri popoli e altre culture adottano un calendario •lunisolare», come gli Ebrei, che noverano dodici mesi lunari di 29 o 30giorni ma vi aggiungono ogni tre anni un mese soprannumerario (fra quelli di adar e nisan) per pareggiare il conto, e questo anno di tredici mesi lo chiamano, ahimè, embolismìco. Ma dove si possono pescare in ab¬ bondanza queste e tante altre belle, curiose o stravaganti divagazioni e notizie? Chi le ama le può ritrovare in una preziosa compilazione, autentica strenna d'autore, che nonostante il suo modesto titolo e qualcosa di più di un semplice almanacco. E' edita dalla Rusconi e si intitola per l'appunto Calendario (pagg. 416. lire 33 mila). Lo ha messo insieme con pazienti ricerche e abile sintesi uìio studioso aggiornato e sensibile, Alfredo Cattabiani, il quale dev'essere molto ligio alla suggestione simbolica se ha intitolato anche questo suo terzo libro in •ario» dopo aver pubblicato Bestiario (1984) ed Erbario (1985). Il libro di Cattabia?ii si apre con una constatazione: in questo scorcio di secolo (e di millennio) «molte tradizioni (...) sembrano dissolversi nella ormai predominante concezione del tempo lineare e strumentale dove le feste stanno perdendo la funzione di ponti fra la dimensione atemporale e quella temporale, e sono ridotte (...) a comportamenti genericamente e talvolta tetramente festosi». Segue una dichiarazione d'intenti non priva d'ambizione: «Forse siamo sulla soglia di una mutazione epocale. Se cosi fosse, non sarebbe del tutto inutile ripercorrere a futura memoria, come fece Macrobio al tramonto della religione e della civiltà romane, l'intreccio di feste che hanno formato il nostro popolo cercando di spiegarne le origini e i significati spesso appannati da interpretazioni fuorviami». E'vero: ma -se cosi fosse», si potrebbe aggiungere, la religione e la cultura arrivata al tramo7ito sarebbe quella crisliayia. O una parte di essa? Michele L. Straniero

Luoghi citati: Chiaravalle, Egitto, Foligno, India, Mecca, Medina, Messico, Recanati, Torino