Un museo per i fidanzatini di Peynet di Alberto Gedda

Un museo per i fidanzatini di Peynet Le mille facce dell'amore secondo la filosofia di Valentino e Valentina (come in Italia sono stati ribattezzati «Les Amoureux») Un museo per i fidanzatini di Peynet Sarà ospitato ad Antibes, dove abita il disegnatore che ha compiuto «due volte quarant anni» - Continua a lavorare, soprattutto per beneficenza - Quella coppia alla fine di un concerto che ispirò l'artista ANTIBES — Oggi, alle 17. verrà inaugurato il »Musée Peynet» voluto dall'amministrazione civica e ospitato in un grande edificio di Place Nationale. cuore del centro storico marinaro di questa nota località della Costa Azzurra: un ex liceo femminile che, da domani, presenterà al pubblico le mille facce dell'amore secondo la filosofia di -Les Amoureux», i fidanzatini inventati da Raymond Peynet nel 1942. A volere il museo, definizione forse troppo cattedratica per i teneri e a volte temerari Valentino e Valentina, è stato il sindaco di Antibes. senatore Pierre Merli, quale omaggio al disegnatore che da anni abita qui e come ulteriore carta promozional-turistica per la città che aggiunge così un volto in più alla sua immagine -fané", passando per le ville esclusive del Cap alla frenesia del jazz a Juan-lesPins, le bionde spiagge della Salis e dell'Ilette, le antiche viuzze del moderno porto in cui si susseguono ristoranti, boutiques e gastronomie. Il «Musée Peynet» è al centro di questa cartolina a più facce: a due passi dal castello Grimaldi nel quale ha sede il prestigioso museo nazionale Picasso lil cui conservatore, Daniel Giraudy. ha la supervisione anche della collezione pubblica Peynet a significare come non esistano stec- cati fra le espressioni artistiche), affacciato su una grande piazza nella quale d'estate si tengono concerti e spettacoli d'ogni sorta fra pizzerie e brasseries, idealmente alle spalle del porto «Vauban» e quindi rivolto al mare, a quella linea d'orrizonte nel quale si fondono il blu del mare e quello del cielo. Raymond Peynet abita con la moglie Denise in un grande e luminoso alloggio immerso nel verde degli oleandri che salgono verso la pineta di Cap d'Antibes: un signore gentile, facile al sorriso e ••très charmant», che ha da poco compiuto ottant'anni. "No — corregge divertito — preferisco dire che ne ho compiuti due volte quaranta. Mi spaventa pensare che ho ottant'anni, non mi sembra possibile: Nello studio, sul cavalletto, un quadro da terminare con ■•Les Amoureux» in volo fra colombe e cupidi: "Continuo a lavorare, naturalmente, però lo faccio soprattutto per beneficenza: i miei ultimi lavori li ho realizzati per associazioni umanitarie come quella presieduta dall'attore Lino Ventura contro la distrofia. L'allestimento del museo, il cui restauro è stato progettato da mio genero che è architetto, mi ha impegnato notevolmente perché abbiamo recuperato moltissime opere presentando disegni di campagne pubblicitarie, bozzetti di scenografie per commedie e opere liriche, lavori cinematografici e televisivi, le diverse pubblicazioni non dedicate a "Les Amoureux" come il grande "Zodiaque" o "Il racconto del mio mulino" di Daudet-. Nel giardino del museo è stato ambientato un "Chiosco di musica- che riproduce quello di Valence nel quale Peynet fece nascere i suoi fidanzatini che, subito, nei tristi anni di guerra ebbero successo per il loro disarmante messaggio di speranza: "Lavoravo per un giornale di Clérmond-Ferrand, la Francia era divisa in due dall'occupazione nazista e io, fortunatamente, ero riuscito a sfuggire alla cattura dei tedeschi. Giravo per quella parte di Paese relativamente "sicura" disegnando vignette e illustrazioni e vendendo anche le cravatte che mia moglie tagliava e cuciva a casa per rendere meno precaria la sopravvivenza. A Valence, in un chiosco di musica (ora divenuto monumento nazionale, ndr) vuoto e silenzioso, immaginai una scena romantica: il concerto era finito, restava un solo violinista che suonava per una coppia di giovani. Lui aveva bombetta, redingote e capelli lunghi, lei più sbarazzina e ammiccante. Senza saperlo, mentre disegnavo stavo dando una svolta alla mìa vita». Valentino e Valentina, come vennero ribattezzati in Italia «Les Amoureux» sfruttando la ricorrenza di san Valentino del 14 febbraio, dal dopoguerra in poi hanno acquistato una popolarità crescente in tutto il mondo tanto da contare un loro museo a Tokyo e, da oggi, nella città adottiva dei parigini coniugi Peynet. "Credo che se non fossi stato sposato con Denise "Les Amoureux" non sarebbero mai nati: la sua presenza è fondamentale e insostituibile nel mio lavoro in tutte le sue fasi dall'ideazione alla realizzazione-, ci dice il disegnatore che, quest'estate, è nato nominato commendatore della Repubblica per meriti culturali. L'onora o l'imbarazza avere un museo a lei dedicato praticamente sotto casa? "Beh, è una cosa certamente piacevole ma anche, è vero, imbarazzante. Però i per¬ sonaggi sono soprattutto loro, Valentino e Valentina, come li avete battezzati in Italia, io lo sono meno. La cosa che mi onora di più, comunque, è la richiesta fattami dal sindaco di Hiroshima per realizzare un grande monumento alla Pace da porre all'entrata di questa città distrutta dall'atomica. Si, davvero una grande cosa, bella e provocante: un augurio universale-. Una speranza d'amore per il mondo del Duemila da parte degli innamoratini di Peynet. Alberto Gedda Antibes. Il palazzo di Place Nationale che da oggi diventa sede del «Museo Peynet» Peynet, papà di Valentino e Valentina, con la moglie Denise

Luoghi citati: Antibes, Francia, Hiroshima, Italia, Tokyo, Valence