Mariangela Melato, una lottatrice

Mariangela Melato, una lottatrice INTERVISTA / Con «Anna dei miracoli» avvince le platee Mariangela Melato, una lottatrice «Non c'è nessun ritorno ai buoni sentimenti, in teatro né altrove. Alla stupidità, forse» Ogni sera, finito lo spettacolo, Mariangela Melato si ritrova piena di lividi, graffi, e come svuotata. Nelle sue colluttazioni sceniche si è persino fatta uno strappo alla schiena che l'ha costretta, per settimane, in un rìgidissimo busto con le stecche. -Eppure, confessa con la sua famosa voce roca resa ancora più roca dalla stanchezza, io nella vita sono fragile come una candela: pensi che un giorno ho provalo a prendere in braccio la bambina che recita con me e non mi è riuscito, mi è parsa pesantissima, un macigno, mentre quando sono in scena la faccio volare, quasi fosse un fuscello. E' la carica nervosa che mi dà tutta questa energia, trasformandomi in una lottatrice». Lottatrice al punto che qualche critico ha sottolineato come la sua interpretazione, in questa Anna dei Miracoli che sta avvincendo le platee italiane, sia più agonistica che dolente. ■Perfortuna. Dirmi che riesco a fare dell'agonismo in scena è un complimento grandissimo, un complimento straordinario. Mi sentirei offesa a morte, invece, se scrivessero che cado nel patetico-. — Ma perché poi Arma dei Miracoli? Forse in omaggio al rilancio dei buoni sentimenti nello spettacolo? •Non mi pare che ci sia nessun ritorno ai buoni sentimenti, né in teatro, né altrove. Alla stupidità, forse. Alla cretineria, magari. Comunque, noi non abbiamo scelto questo lavoro per i sentimenti buoni o cattivi clic siano. semplicemente per la sua attualità: si tratta di una storia estremamente moderna-. — E cosa le piace, in particolare, di questa storia? ■Il fatto che affronti un argomento cosi duro e sgradevole come quello dei rapporti con un diverso. La storia parla di una sordomuta, ma si riferisce a tutti gli emarginati: a chi e povero, a chi non ha potuto studiare, ai malati e a chi si occupa di loro. Tratta, insoniìna, il grande tema di come aiutare i diversi: accettando la loro diversità come normalità. Non è la storia di un miracolo, come dice i titolo, ma di una durissima educazione alla vita. Ed è anche la storia di un grande amore». — Questo suo sodalizio con Scpe. che dura ormai da anni, e dovuto al fatto che con lui lavora meglio che con altri registi teatrali? ■Devo dire clic io. grazie a Dio, ho sempre potuto permettermi il lusso di lavorare coi migliori registi, Ronconi compreso. Ma trovo che nella vita ci sono momenti e incontri più importanti di altri e il mio incontro con Scpe è stato particolarmente felice. Forse perché abbiamo affinità di gusto e di stile: e perché lui ha una visione molto singolare delle cose che, spesso, collima con la mia. In teatro quello che conta maggiormente è la chiave di lettura del testo: e le letture di Giancarlo, secondo me, sono sempre molto particolari e diverse da quelle degli altri. In questo caso, per esempio, ho scelto di evitare qualsiasi pietismo, sottolineando, invece, lo scontro fisico tra l'educatrice e la bambina-. — Ma lei come sceglie le cose da interpretare? ■Le scelgo solo se mi piacciono. Non sono certo una che pensa agli incassi o ai successi di pubblico: d'altronde si fanno spettacoli bruttissimi che riempiono i teatri, il che viene poi interpretalo come segno positivo. Io non la penso cosi. Sarà magari un handicap per la mia carriera, ma soltanto se una cosa mi piace ho voglia di portarla sul palcoscenico. Come attrice non sono e non voglio esser schiava del successo. Preferisco rischiar e rischiando capita magari che sbagli, ma anche gli sbagli servono a mantenere la stima che ho di me stessa». — Prima la Ersilia di Pirandello, poi Medea, poi Ann Sullivan: qual è il filo conduttore che accomuna questi tre personaggi? -Forse proprio il fatto di non avere un filo conduttore: anche se qualcosa che li lega c'è, ed è proprio l'assoluta mancanza di dipendenza da uomini. Sono donne sole che agiscono da sole. Questa Ann, poi, non ha neppure un 'identità sessuale precisa: è soltanto una creatura cocciuta che non ha alle spalle nessuna conoscenza, né del sesso, né della vita». — Contemporaneamente alla sua fatica teatrale, lei sta anche doppiando il suo ultimo film... -E'vero: si tratta di un film di Cittì, Morlacci, che mi sembra molto carino e insolilo, in cui interpreto prima una trentenne, poi un'ottantenne. E mi hanno dello che sono molto più credibile nella parte dell'ottantenne: il che, se non altro, e un omaggio alla mia bravura di attrice-. — Come riesce a conciliare cinema e teatro? -Non e che riesco, ci provo: perché penso che per un altore sia molto importante cimentarsi in entrambi. Il teatro, per esempio, oggi non e più cosi paludato e non richiede più la recitazione che usava un tempo. Il cinema in questo ti aiuta perché t'insegna la piccolezza dei toni-. — Che tipo di donna è lei nella vita, signora Melato? -Una donna come tante, con le paure di tante: l'invecchiamento, le malattie. Una donna piena di interessi, che ama molto gli altri e per questo è sempre circondata da amici. Ma anche una donna che prova un gran malessere di fronte al mondo di oggi, cosi pieno di confusione, cosi privo di valori, di umanità. E che cerca di esprimere questo suo malessere come attrice, sul palcoscenico-. Donata Giancrì a Melati) con la piccola antagonista di «Anna dei miracoli», attualmente in scena

Persone citate: Ann Sullivan, Mariangela Melato, Melato, Pirandello

Luoghi citati: Melati