«Troppe gore nella vita, aumentano i suicidi» di Andrea Di Robilant

«Troppe gore nella vita, aumentano i suicidi» Dal '78 cresciuto del 60% il numero delle persone che si sono uccise: tra loro sempre di più i giovanissimi «Troppe gore nella vita, aumentano i suicidi» Il sociologo Ferrarotti: «Colpa della rivalità sociale e della solitudine» - «I rapporti interpersonali sono in crisi, anche all'interno delle famiglie» - «I ragazzi, spesso, non trovano più motivi per vivere» ROMA — Orai giorno dodici italiani, in media, si tolgono la vita. E la tendenza al suicidio, che lino a una ventina di anni fa era relativamente stabile intorno a 2300 casi all'anno, adesso è in continuo aumento. Nel 1937. secondo il rapporto Istat reso pubblico questa settimana, il numero dei suicidi ha superalo quota quattromila (per la precisione 4081), rispetto ai 2536 del '77. Nel decennio 77-87. dunque, l'aumento è stato del 60 per cento. Le cifre sono ancora ben al di sotto di quelle che si riscontrano nei Paesi dell'Est, in quelli scandinavi, e anche nei paesi più ricchi della Cee. comi; la Germania Federale c la Francia. E tuttavia il tasso d'incremento, in Italia, e tra i più alti d'Europa. Professor Ferrarotti. lei segue da diversi anni il fenomeno del suicidio. Perché in Italia la gente si ammazza sempre di più? -Ogni suicidio racchiude in sé una crisi altamente per¬ sonale. Ma sin dagli sludi di Durkheim, all'inizio del secolo, i sociologi sono più o meno concordi nel teorizzare che il numero di suicidi è direttamente proporzionale al venir meno della coesione sociale che è tìpica delle società preindustriali. Questo significa che più un paese si industrializza, più aumentano i suicidi. Paradossalmente, il tasso di suicidi può essere considerato una spia importante per valutare lo sviluppo industriale di un Paese-. Ma concretamente cosa succede? Perché l'industrializzazione porta ad un incremento dei suicidi? • Perché introduce un modello di società altamente competitivo, in cui il rapporto inter-personale si basa fondamentalmente sulla rivalità, perfino all'interno delle famiglie. Questo provoca spesso una profonda solitudine nell'individuo moderno. In realtà, gran parte dei suicidi non sono altro che tentati suicidi, sfociati nella morte per sbaglio. E i tentati suicidi sono in realtà delle richieste di aiuto, di comunicazione con altri-. Il suicidio in Italia è molto più diffuso tra gli uomini che non tra le donne (71 per cento contro 20 per cento del totale). Esistono anche differenze nei metodi di suicidio tra i due sessi? ■Si, le donne sono più pro¬ pense a togliersi la vita saltando dalla finestra. Gli uomini, invece, tendono ad impiccarsi o ad usare un'arma da fuoco. Lo strumento del suicidio e importante perche indica il modo in cui il suicida desidera essere trovalo. Spesso, soprattutto nel caso dei tentati suicidi, egli non vuole far altro che un gesto ed essere presente per vedere cosa succede-. In questi anni aumenta anche il numero di suicidi tra i giovanissimi. • E'il fenomeno più inquietante. Tra i giovani il suicidio è spesso apparentemente immotivato. In realtà il gesto riflette l'assenza di una vera ragione di vivere. I rapporti inter-personali si sono impoveriti a tal punto che si va instaurando un'accidia diffusa, una pigrizia intellettuale. E questo è molto grave, perché non e curabile-. Si può prevedere un eventuale appiattimento della curva dei suicidi, una volta che la società italiana avrà assorbito lo choc della transizione? Cosa c'insegnano le esperienze degli altri Paesi, come la Svezia, per esempio? ■ Non abbiamo ancora dati a sufficienza per fare previsioni, anche se quasi tutti i fenomeni sociali hanno degli alti e dei bassi. E il caso della Svezia di cui tanto si è parlato in questi anni non è veramente probante. Quella è una società in cui il cittadino si è sentito iperprotetto per 40 anni, durante i quali ha gradualmente perso quelle libertà da cacciatore che caratterizzano la vita nelle società capitalistiche'. In Italia cosa potrebbe determinare una graduale diminuzione della tendenza al suicidio? ■Bisogna sperare in un diverso concetto della cultura, che permetta di passare da una società basata su rapporti mercantili tra le persone, ad una società in cui le persone diventeranno nuovamente sensìbili le une verso le altre, dove ci sarà di nuovo un senso acuto della reciprocità della vita. E anche la consapevolezza del nostro limite-. -Non si può continuare a pensare — conclude il professor Ferrarotti — di poter trascendere l'esistente acquistandosi una seconda auto. Se cosi fosse potremmo dire che il mercato ha vinto e l'umanità ha perso». Andrea Di Robilant

Persone citate: Durkheim, Ferrarotti, Professor Ferrarotti

Luoghi citati: Europa, Francia, Germania Federale, Italia, Roma, Svezia