«Da un padre l'alibi ai carnefici del figlio»

«Da un padre l'alibi ai carnefici del figlio» «Da un padre l'alibi ai carnefici del figlio» Dottor Fassone, per un anno e mezzo s'è trovato faccia a faccia con la mafia? Qual è il ricordo più tragico? •Era la vigilia del Natale '87: venne a testimoniare il padre di una vittima; cercò di fornire un alibi ai carnefici di suo figlio. Il pubblico ministero, dottor Saluzzo, lo lasciò parlare, poi s'alzò e, tramite alcune intercettazioni telefoniche, dimostrò che il teste diceva il falso perché era slato stato minacciato-. -Scongiurai quel padre: "In 23 anni non ho mai arrestato un testimone. Per favore, non mi faccia cominciare proprio ora". Purtroppo, l'altro s'ostinò nella sua versione fasulla, continuò a voler proleggere chi gli aveva ucciso il ragazzo, fui costretto a farlo catturare'. Il ricordo migliore? 'Il rapporto instauratosi con alcuni accusati: dopo qualche mese cominciarono a scrivermi, a raccontarmi la loro vita e l'intenzione di troncare con il passalo-. Lei, nell'ultima udienza invitò questi imputati a continuare il rapporto epistolare anche dopo la sentenza. E' stato asacoltato? -Si: quattro continuano a scrivermi anche dopo il verdetto: due sono pentiti, gli altri due si sono sentiti condannare a pene molto pesanti. Ecco, uno dei rari pregi dei maxiprocessi è proprio questo: la lunga frequentazione consente a giudici e imputati di conoscersi bene. Per il resto, i procedimenti con così tanti accusati creano solo le distorsioni peggiori-. Il presidente Fassone durante un'udienza: per scrivere le motivazioni della sentenza lavorerà fimi all'estate

Persone citate: Dottor Fassone, Fassone, Saluzzo