Ci rimette l' ltalia delle conserve

Ci rimette l'ltalia delle conserve I produttori si preparano alle conseguenze del veto commerciale di Washington Ci rimette l'ltalia delle conserve Le 45 mila tonnellate di pomodoro in scatola vendute in America nell'87 resterebbero senza mercato -1 succhi d'uva rischiano di non trovare più spazio - Compromessa la riscossa del prosciutto emiliano MILANO — Parma, San Màrzano, Reggio Emilia, l'allarme rosso è scattato. Le ritorsioni commerciali degli Stati Uniti contro la Cee, che ha bloccato le importazioni dagli Usa di carni trattate con ormoni, hanno suscitato gravi preoccupazioni in molte aree produttive del Paese. Prosciutti, passate e conserve di pomodoro, succhi di frutta, rini a bassa gradazione, caffè instantaneo. cibi per animali sono i prodotti colpiti dalla Casa Bianca che. dal primo gennaio, imporra dazi del 100';. A San Marzano, il centro dell'Agro Nocerino sarnese sinonimo di pomodoro, è immediatamente scattata la mobilitazione. L'Anicav, l'associazione delle 160 aziende di trasformazione, ha già ehiesto l'intervento del governo contro i provvedimenti statunitensi che avranno conseguenze pesanti sull'economia e l'occupazione del Mezzogiorno. A Collecchio. la Parmalat. l'azienda di Calisto Tanzi che esporta oltreoceano circa 30.000 tonnellate l'anno di passate di pomodoro, teme che la mossa di Washington pregiudichi non solo qualsiasi possibilità di ulteriore espansione, ma anche la stessa presenza sul mercato americano. Le conserve di pomodoro di provenienza italiana coprono circa la metà delle importazioni Usa di questo prodotto: nell'87 gli americani hanno comprato in Italia 45.000 tonnellate per un valore di oltre 30 miliardi di lire. Dal 1968 a Parma si sta lavorando per poter esportare negli Stati Uniti il famoso prosciutto crudo, ottempe- rando a tutte le norme sanitarie e alimentari americane. Ora che 20 prosciuttai delia zona sono stati abilitati a stagionare cosce di maiale da vendere negli Usa. arriva la mazzata. -Per ora non possiamo reagire — spiega Giovanni Frati del Consorzio di tutela del prosciutto di Parma —, dal '68 non commercializziamo negli Stati Uniti e quindi il nostro prodotto non e oggetto di nessun provvedimento. A metà agosto dell'89, quando inizieremo a esportare i nostri prosciutti, vedremo cosa decideranno le autorità americane". Il Consorzio parmense, al quale aderiscono 220 aziende per una produzione annua di 7 milioni di pezzi e un fatturato attorno ai 1000 miliardi, negli ultimi anni ha preparato con cura meticolosa l'operazione Usa. un mercato dal quale i prosciutti della Bassa Padana erano stati allontanati nel '68 in seguito ad alcune malattie che avevano colpito i suini italiani. La scorsa estate, finalmente, il prosciutto italiano è tornato in possesso del passaporto sanitario Usa ed è scattato il periodo di 400 giorni, che scade in agosto, per la preparazione delle cosce di suini destinate alle tavole americane. I dazi sono un vero castigo per i prodotti derivati dal vino, succhi d'uva e di frutta. Queste bevande, che passano sotto la sigla di winecooler, sono di fatto Improponibili sul mercato italiano, ma fanno invece impazzire gli americani. L'Italia è la maggiore esportatrice di queste bevande alcooliche a bassa gradazione (al di sotto dei 7 gradi), con un giro d'affari stimato a circa 46 miliardi. Protagonista di questo business è la Cantine Riunite (consorzio aderente alla Lega) di Reggio Emilia che copre il 417c dell'export italiano di questi prodotti verso gli Usa. Il presidente delle Riunite, Walter Sacchetti, parla di provvedimento -inaccettabile" e di -atteggiamento ricattatorio-. Con i dazi Usa i winecooler italiani costeranno 1000 lire in più alla bottiglia a partire dal primo gennaio. In pratica vuol dire uscire dal mercato. r.g.

Persone citate: Calisto Tanzi, Giovanni Frati, Nocerino, Prosciutti, Walter Sacchetti