Le case-macerie dello lacp

Le case-macerie dello lacp Inchiesta della Procura sugli alloggi municipali nati «disastrati» Le case-macerie dello lacp Sono 1200 appartamenti acquistati o fatti costruire dal Comune dall'80 all'82 - Nel giugno '86 ne risultavano in precarie condizioni 1164: una situazione drammatica per le famiglie costrette ad abitarci - Crepe, lesioni e umidità nel trionfo del cartongesso - L'esposto del presidente dell'Istituto, le lamentele degli inquilini di Torino e della cintura Scatoloni di cemento, muri In cartongesso abitati da topi e scarafaggi, tetti mal coinbentati, davanzali e balconi lesionati, irregolarità di funzionamento degli scarichi neri delle fognature, pericolose pendenze dei pavimenti, muffe e umidità alle pareti: questo l'elenco dei mali denunciati dagli inquilini che abitano alloggi di proprietà del Comune gestiti dallo lacp. Mali più volte denunciati ma ai quali non si è ancora posto rimedio. Per rendersene conto ba■ sta dare un'occhiata ai verbali di assemblea dei vari Comitati di inquilini delle case di via Bologna 74 a Torino, di via Mezzaluna a San Mauro Torinese, di via Monti a Chieri, e molti altri Comuni della cintura torinese, a Collegno, Piossasco, Grugliasco, Settimo e Nichelino. Verbali che sono stati tutti registrati: e anche questo particolare la dice lunga sul clima di sospetto che regna tra gli abitanti di quegli alloggi, e gli interlocutori, responsabili dello lacp e Comune. La legge numero 25 — La situazione di disagio interessa circa 1200 famiglie, che occupano altrettanti alloggi popolari acquistati o fatti costruire dal Comune tra l'80 e l'82 con un finanziamento di 85 miliardi della legge n. 25 dell'80. Nel giugno dell'86, all'epoca in cui fu firmata la convenzione che affidava questo patrimonio edilizio allo lacp, ben 1164 alloggi risultavano disastrati. L'Istituto rifiutò di gestire quegli edifici e si nominò una commissione di tecnici del Comune per accertare -lo stato degli immobili-. In qualche caso le magagne peggiori sono state ripa- rate, ma la situazione complessiva è ancora drammatica. E nel giugno scorso il presidente dello lacp, avvocato Fimiani, ha inviato alla magistratura un esposto segnalando i guai che affliggono tuttora quegli edifici, -poiché potrebbero emergere fatti configurabili come reati: L'esposto — Si legge nel documento: -La casistica delle lagnanze degli inquilini è assai ampia e si estende fino a rappresentare pericoli per l'incolumità delle persone derivanti dalla scarsa te¬ nuta degli impianti igienici e fognature, con rischio di infezioni e di imminente pericolo fisico, causati da irrazionale posa di infissi o dalla scarsa tenuta delle pareti per l'uso sconsiderato di caitongesso-. Conclude l'avvocato Fimiani: -Dall'attenta analisi compiuta dagli uffici dello lacp è emerso che la quasi totalità delle lamentele e degli interventi richiesti riguardano manutenzioni straordinarie, atte a porre rimedio a deficienze strutturali, di pro¬ gettazione, di esecuzione e talvolta perfino a difformità rilevate rispetto ai capitolati d'appalto, cui non è possibile ovviare-. L'inchiesta — Fimiani non rilascia dichiarazioni, ma le affermazioni contenute nell'esposto parlano chiaro. Il patrimonio edilizio che lo lacp gestisce per conto del Comune continua ad essere disastrato e i responsabili dell'Istituto hanno denunciato la situazione per cautelarsi, prendere te distanze, evitare un coinvolgimento nell'inchiesta penale che la Procura della Repubblica ha aperto da tempo e che è stata affidata al sostituto procuratore Gabriella Viglione. L'indagine sulle case della legge 25 è divisa in due tronconi: il primo riguarda gli alloggi costruiti, l'altro quelli ristrutturati. Una delibera sospetta — L'operazione fu condotta in tempi successivi dagli assessori Enzo Biffi Gentili (psi) e Vindigni (pei). Fu costituito il Cit (Consorzio intercomunale torinese) che raggruppò una ventina di Comuni della cintura. Per la scelta delle imprese alle quali affidare i lavori si fece ricorso al Collegio costruttori. Non ci furono appalti, la delibera fu firmata il 21 dicembre dell'80 e il giorno dopo furono consegnati i lavori che aprirono quasi contemporaneamente quaranta cantieri. Dalla relazione degli esperti, che tra l'agosto dell'86 e il febbraio dell'87 visionarono gli stabili costruiti con la legge n. 25, emergono sospetti inquietanti. La relazione — Gli esempi più preoccupanti di cattiva gestione dei fondi della legge 25 sono quattro. A Torino, in via Sant'Agostino 22-24, per 11 recupero del fabbricato acquistato come abitabile poco più di sei anni fa, lesionato nella copertura da infiltrazioni di acqua piovana e nelle murature portanti, è previsto un costo di un miliardo e 800 milioni. In via Bologna 74 l'edificio necessita di un radicale intervento di disinfezione, del ripristino degli ascensori, dei serramenti distrutti e dell'illuminazione delle parti comuni. A Chieri. il complesso residenziale costituito da tre blocchi di fabbricati per 131 alloggi in via Monti, rivela un notevole stato di degrado, i lavori di recupero per rifare l'intera rete fognaria estema e le impermeabilizzazioni dei tetti costeranno un miliardo e 214 milioni. A San Mauro, una canaletta di raccolta delle acque provenienti dalla collina so prestante è stata realizzata per evitare i continui allaga menti dei cortili e dei piani interrati nel complesso di via Mezzaluna: costo 180 milioni Claudio Cerasuolo II fabbricato di via Sant'Agostino, acquistato come abitabile 6 anni fa: per recuperarlo si spenderanno un miliardo e 800 milioni

Persone citate: Claudio Cerasuolo, Enzo Biffi Gentili, Fimiani, Gabriella Viglione, Vindigni