Eurogest arriva Fiorini

Eurogest, arriva Fiorini Paolo Federici ha lasciato la presidenza, lo sostituisce l'uomo della Sasea Eurogest, arriva Fiorini Una crescita travolgente e un declino inarrestabile - Finanziarie fantasma e alleanze fallite - L'inutile tentativo di andare in Borsa Si ritira un protagonista dei tifati atipici MILANO — Paolo Federici abdica. Lascia il suo posto di presidente dell'Eurogest, il gruppo milanese che negli ultimi dieci anni è stato uno dei maggiori protagonisti del fenomeno degli investimenti -atipici-. Martedì sera ha rassegnato le dimissioni dai vertici di Eurogest e della controllata Scotti e ieri 1 consigli di amministrazione delle due società hanno eletto presidente Florio Fiorini, rappresentante della Sasea, nuovo azionista di maggioranza. E' stata una formalità, diretta conseguenza della presentazione da parte di Fiorini delle lettere di credito bancarie per 175 miliardi, primo passo per far uscire il gruppo dall'amministrazione controllata e per restituire fior di miliardi ai clienti della Fundus e agli altri creditori della finanziaria milanese, n direttore generale della Sasea è ottimista sul futuro: «E' possibile che il 31 gennaio Eurogest esca in bonis dall'amministrazione controllata, se cosi fosse non ci sarebbe più bisogno dell'assemblea dei creditori del 15 febbraio-. Naturalmente bisognerà attendere il parere del commissario straordinario dell'Eurogest, Pietro Manzonetto, e la decisione del giudice Federico Buono. Federici esce di scena... una semplice formalità? No, le sue dimissioni sono qualcosa di più, non fosse altro per il fatto che il personaggio ha caratterizzato una stagione di crescita, vorticosa e senza controlli, della finanza italiana. L'ex signore dell'atipico, colui che ha costruito la sua fortuna sui nuovi prodotti finanziari offerti a migliaia di risparmiatori negli anni dell'inflazione a due cifre, lascia la sua poltrona di Via Agnello perché non può fare altrimenti, dopo aver resistito forse oltre il lecito. Guai, comunque, a far paragoni tra lui e i vari Cultrera e Sgarlata, veri talenti dell'imbroglio. -Federici e un signore, non è scappato, ha sempre cercato di fare il meglio per i suoi clienti» commenta un suo collaboratore. Chi lo ha visto recentemente lo descrive un po' affaticato, invecchiato, ma sempre impeccabile nel suo stile. Certo le disavventure degli ultimi mesi hanno lasciato il segno. Federici ha dovuto fronteggiare il duro confronto col ministro dell'Industria, Adolfo Battaglia, che ha bloccato i piani alternativi per far uscire Eurogest dalla crisi, gli attacchi dei piccoli azionisti, le polemiche sui giornali e poi perfino una comunicazione giudiziaria da parte del giudice di Torino, De Crescienzo, con annesso ritiro del passaporto. Come si spiega il fenomeno Federici? L'Eurogest assurge all'onore delle cronache finanziarie nel 1976, frutto della fusione tra la Biondi finanziaria, società già quotata in Borsa, e la Saifi di Torino (costituita nel '68 dal gruppo Ifi, che poi era uscito). La società si presenta subito come una finanziaria pura, offre gestioni di portafoglio, investimenti e intermediazioni mobiliari e immobiliari, consulenze, leasing, finanziamenti, n vero affare, comunque, è remissione di titoli particola- ri, 1 certificati di partecipazione, attraverso i quali viene raccolta la liquidità per iniziative immobiliari o agricole. Rendimenti elevati, nessuna imposizione fiscale, garanzia dell'anonimato sono le corde giuste per convincere migliaia di risparmiatori. Piuttosto non sì capisce mai bene come e tra chi è suddiviso il controllo del gruppo: la famiglia Federici con altri soci misteriosi nascosti dietro società impenetrabili detiene la maggioranza. Ci sono anche interessi del Vaticano: dapprima attraverso l'Apsa (Amministrazione del patrimonio della Santa sede) che arriva a possedere circa il 20% del capitale e poi mediante improbabili finanziarie come la Holdentia e Zentravest. Negli ultimi anni è Niccolò De Nora a garantire a Federici il controllo della holding con la creazione di un patto di sindacato. Ma con i crack di altri signori dell'atipico la situazione cambia: incomincia a intervenire la magistratura, il Parlamento e le Autorità di vigilanza prendono i primi provvedimenti per controlli più severi, i risparmiatori diventano più diffidenti. Allora Federici studia un megaprogetto: la trasformazione dei certificati in azioni. Acquista una scatola vuota (la Scotti già del gruppo Cabassi) alla quale conferisce il patrimonio immobiliare offrendo ai portatori di certificati nuove azioni della Scotti, con la promessa che la società tornerà presto in Borsa. La «tipicizzazione», affare da 800 miliardi, riesce, ma la società non arriva in Piazza Affari. Federici si trova a corto di liquidità: si spiegano così i riporti per 185 miliardi accesi da Eurogest presso la propria fiduciaria Fundus. In pratica Federici usa i soldi dei clienti per operazioni proprie. Il fatto viene a galla, i clienti si lamentano, il ministro dell'Industria inizia a occuparsi del caso. Il finanziere cerca di resistere, ma alla fine deve arrendersi e, come spesso succede in casi come questi, entra in campo il solito Fiorini che si impegna a rilevare il gruppo. Rinaldo Ciancia Florio Fiorini Paolo Federici

Luoghi citati: Milano, Torino