Otto pittori nati sotto Saturno

Otto pittori nati sotto Saturno ALLA «MOLE» DI TORINO MOSTRA SU COURBET E GLI INFORMALI Otto pittori nati sotto Saturno TORINO — Un'operazione, direi addirittura un gesto -insurrezionale» e nel contempo mistico (il misticismo della materia nell'arte pittorica come "muta, sorda, immane presenza-), è messa in atto da Giovanni Testori nella Mole Antonelliana, presentando fino al 19 febbraio venti opere di Courbet, prevalentemente della sua ultima fase, a confronto con quattordici olii e tecniche miste «informali» di Fautrier, Dubuffet. Morioni, De Stael, Burri, Tapi" e del trentenne austriaco Herbert Brandi. Se non mi fa velo una lunga amicizia, credo che solo la peculiare passionalità metastorica di Testori e la sua inimitabile capacità di penetrare e gestire le più intime, «molecolari- fibre del linguaggio — verbale, scritto, visuale —, potessero proporre un rovesciamento cosi integrale di statuite convenzioni. Nella concreta visualità della mostra, e nel saggio del catalogo (Fabbri editori) che la illumina con una suasività di linguaggio e di idee (che riporta indietro di più che trent'anni. a un altro mirabile approdo testonano a Torino, la mostra dei -Manieristi piemontesi e lombardi-), Courbet, maestro per eccellenza di ogni realismo contemporaneo, diviene lo -stato di base» dell'Informale, cioè a dire il suo non tendere ad altro senso che a quello contenuto o, comunque, contenibile entro il proprio -primum» materico. Una tesi, un gioco di parole e di concetti orgogliosamente messo in campo per contestare un'antitesi che il saggio esplicitamente dichiara "ipotetica ed astratta'1! Un'oste"*azione for¬ malistica della poetica della non-forma di là da ogni contingenza della storia (del tempo, dello spazio)? In effetti il saggio parla del rifiuto di ogni regola di convenzione, e mi colpisce il fatto che questa audace proposta del critico militante coincida oggi con la sua azione teatrale che si pone massimamente ed estremamente al di fuori delle regole, per rispecchiare -la verità più greve, più pesa e profonda degli storici accadimenti-. Ma ad avvalorare proposta e tesi è proprio la concreta realtà delle opere scelte, ben più fantastica e umana d'umanità densa e fonda e drammatica dei loro autori, tipici autori, tutti. ~nati sotto Saturno', tutti, in modi e forme diversi, spregiatori e contestatori anche comportamentali di regole e norme) che non puramente formalistica. Anche senza soggiacere al fascino del testo d'autore, chi percorre nel cuore di quella Mole, che è gin di per se un materiato monumento del fantastico, dell'irrazionale eretto a struttura, forma, regola, questa sorta di costellazione, rial nocciolo centrale e come implosivo dedicato a Courbet. alla corona esplosiva degli Informali, non può non sentirsi al centro di una rete di profonde consonanze, di coincidenze e di opposizioni che intessono misteriosamente quanto fenomenicamente quella -concordia discors- su cui si conclude il saggio di Testori; mistero e fenomeno che sono indubbiamente al di la del tempo, della storia, dei loro ordini e scansioni. E' sufficiente, per seguire i fili di questa rete misteriosa e pur tangibilissima, che il senso e l'emozione svariino dalla sostanza più profonda, materiale e immateriale insieme, delle onde di risacca sulle coste normanne'e della Senna Inferiore, dalle rocce e dai muschi del Giura e del Doubs al Sacco e al Legno di Burri, agli incastri spatolati di De Stael. alla materia graffita di Tapies che metamorfizza in carne le tene e gli smalti, al lento concrescere della materia su se stessa di Fautrier. Marco Rosei Courbet: «Il castello di Chillon», una delle venti tele esposte a Torino (particolare)

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