Le scommesse dell'Enimont

Le scommesse dell'Enimont I vertici della nuova società presentano i programmi di sviluppo Le scommesse dell'Enimont Ambiente, riduzione del deficit chimico, occupazione - Una multa della Cee per comportamento anti-concorrenza A tappe fonate verso la quotazione MILANO — 'Una collaborazione come quella tra Eni e Ferruzzi ha pochi precedenti nella storia di questo Paese'. 'Una società europea che ci consentirà di primeggiare anche nella chimica*. 'Vogliamo conciliare gli interessi pubblici di un rilancio del Mezzogiorno e quelli di un grande gruppo privato che punta al profitto'. La prima passerella pubblica di Enimont, la joint venture tra Enichem e Montedison, è stata l'occasione per chiarire obiettivi e programmi della società. Il presidente, Lorenzo Necci, e l'amministratore delegato, Sergio Cragnotti hanno puntualizzato le tappe della nuova società, lasciandosi andare, forse per il comprensibile entusiamo, a facili iperboli. Il progetto Enimont per le sue caratteristiche industriali (è tra i primi dieci gruppi chimici del mondo) e dimensioni finanziarie, per l'impatto che avrà sull'economia del Paese, si presenta come una delle scommesse decisive per il sistema Italia. AMBIENTE Spero che il luddismo sia finito' ha esordito Necci avvertendo che la chimica o l'industria non devono essere demonizzate. 'Abbiamo tecnologie, cultura, uomini per essere la soluzione del problema ambiente e non vogliamo, invece, essere identificati come il problema'. Ma i casi Acna (proprio ieri la Regione Piemonte ha chiesto al governo di sospendere le produzioni) e Manfredonia, solo per citare i più noti, come saranno risolti? Replica Necci: 'Manfredonia non ha drammatici problemi ambientali, la via è quella del negoziato con governo, enti locali, sindacato. Lo stesso va fatto per l'Acna». Naturalmente i vertici di Enimont chiedono un quadro legislativo di riferimento chiaro e preciso, senza le incertezze del passato. BORSA — Enimont si presenta al via con debiti per 6100 miliardi e un patrimonio netto di 3400 miliardi. A fine '89, secondo le previsioni di Cragnotti, -l'indebitamento scenderà a 4700 miliardi, il patrimonio sarà di 5-100 e l'attivo di 1000 miliardi». I due soci di maggioranza si sono impegnati per tre anni a reinvestire gli utili, a non percepire i dividendi, e a ricapitalizzare la società fino a 2000 miliardi qualora ce ne fosse bisogno. La joint venture andrà in Borsa e per questa operazione Cragnotti ha ipotizzato remissione di due tipi di azioni ordinarie: un tipo in mano a Eni e Montedison senza diritto al dividendo, il secondo destinato al mercato con diritto alla remunerazione. L'aumento di capitale, per collocare al pubblico una quota del 209K avverrà probabilmente con remissione di azioni gravate da sovrapprezzo per le prospettive di redditività della società. E Montedison? -Il bilancio 'SS — ha risposto Cragnotti — chiuderà con un utile di IS0200 miliardi e un indebitamento di circa 2000 miliardi'. Foro Buonaparte intende anche riportare in Borsa la Rumianca, destinata diventare una holding per i prodotti di largo consumo. MERCATO — Per Enimont il mercato è il mondo, ma naturalmente il punto di riferimento immediato è l'Europa. Dei 13.000 miliardi di fatturato previsti, la società conta di esportarne da subito più del 40%. L'obiettivo è quello di emancipare la chimica italiana, «che non deve essere più di serie B», sviluppando e consolidando le aree di business in cui la joint venture è presente. Un'altra questione decisiva è quella connessa alla legislazione comunitaria sulla concorrenza. 'Troppo spesso — ha osservato ancora il presidente — si ha la sensazione che sia intesa solo come controllo del mercato'. E il lamento di Necci ha anticipato la decisione della Commissione Cee che proprio ieri ha multato Enichem e Montedison (e altre 20 società chimiche europee) per aver partecipato a due «cartelli» per la fissazione dei prezzi e la ri¬ partizione dei mercati nei settori del polietilene a bassa densità e del Pvc. POLI E OCCUPAZIONE — Quanti poli produttivi avrà Enimont? Sarà privilegiata la Sicilia o la Sardegna? Necci è stato molto cauto, ma ha assicurato «che il polo sardo non è più un problema perché produce profitti e reddito». E anche Brindisi viene considerato «un polo strategico'. La struttura industriale di Enimont, comunque, si baserà sul polo siciliano (Priolo-Gela) e su quello al Nord di Porto Marghera-Ferrara-Ravenna. La vera sfida è rappresentata dalla «integrazione» di queste aree produttive. La situazione occupazionale non è apparentemente preoccupante: su 50.000 addetti di Enimont gli esuberi sono stimati in 4-5000, ma gli investimenti futuri garantiranno anche nuova occupazione. Rinaldo Gianola