Sbevardnadze: il premier sbaglia
Shevardnadze: il premier sbaglia «Ingiustificate» le critiche di Rizhkov sui soccorsi ai terremotati Shevardnadze: il premier sbaglia Il ministro degli Esteri sovietico risentito per un discorso tv in cui il suo staff veniva accusato d'inefficienza Però ammette che nel suo dicastero si tende a «insabbiare» e chiede maggiore glasnost su! disarmo NOSTRO SERVIZIO MOSCA — Al ministero degli Esteri se la ricordano ancora la sfuriata del primo ministro 'Nikolai Rizhkov. Soltanto pochi giorni fa, mentre si trovava ancora in Armenia come capo della commissione governativa creata per far fronte all'emergenza terremoto, il primo ministro sovietico! alleva maltrattato piuttosto energicamente i funzionari ;del ministero, accusandoli di.inettitudine, disorganizzazione e cattiva assistenza ai soccorritori stranieri. Ma ieri, pel" prendere le difese del ministero è sceso in campo.il suo capo, Eduard Shevardnadze, che attraverso le pagine del settimanale Moskovskie Novosti ha respinto i - rimproveri ingiustificati- del primo ministro: -In tutta onestà posso dire che la >w$t,rp coscienza è pulita, tutto l'apparato ministeriale e le ambasciate sovietiche hanno fatto e stanno facendo il massimo possibile*. Anzi. Shevardnadze ha lodato l'operato del suo dicastero sottolineando comunque l'inopportunità, adesso, di polemizzare sui meriti e i demeriti dei singoli dipartimenti. L'insolita polemica tra i due alti membri del Politburo è un'altra delle conseguenze indirette provocate dal terremoto in Armenia che, oltre a gettare il Paese in stato d'emergenza, ha tastato il polso al progredire della glasnost. ha fatto saltare momentaneamente i sigilli alle aree top-secret del Caucaso, e ha portato un soffio di permissività tra le rigide clausole che regolano l'ingresso degli stranieri. Ora, manda in televisione i rimbrotti del capo del governo e porta gli echi del battibecco. Shevardnadze si è difeso, e nell'intervista dal tono molto schietto, ha ammesso che il Ministero da lui diretto merita forse altre critiche, ma non quella di non essersi adoperato fino allo stremo per far fronte all'emergenza del terremoto armeno. Non sempre, ha detto in sostanza il capo della diplomazia sovietica, l'apparato esecutivo si mostra sollecito nel tradurre in pratica le direttive prese a livello politico, anzi spesso le decisioni «si insabbiano*. Gli esempi che porta a conforto delle sue parole hanno il suono di un invito esplicito a realizzare al più presto quelle indicazioni che sono rimaste nel vago ormai da molto: in primo luogo, spiega Shevardnadze, è necessario uniformare la legislazione interna dell'Urss alle regole internazionali, campo dove •starno ancora a metà strada*; sarebbe poi giunta l'ora, insiste, di rendere pubblico il bilancio militare sovietico come è stato già deciso, dato che la scadenza di due anni è vicina ormai alla fine. Le parole di Shevardnadze non sembrano entrare direttamente in polemica con i malumori espressi negli ulti • mi tempi da alcuni ufficiali delle Forze Armate. All'indomani dell'annuncio della riduzione di 500 mila uomini negli effettivi dispiegati dall'esercito sovietico in Europa e in Asia, più volte si sono levate voci che hanno espresso la loro perplessità, ma quello di Shevardnadze appare più come un invito rivolto a conquistare fiducia e credibilità sul piano internazionale che non un'ultima parola in una polemica che non rientra nelle sue competenze. •Bisogna annunciare al più presto e onestamente quali tipi di carri amati verranno distrutti ed entro quali scadenze*, ha poi aggiunto il ministro degli Esteri, cercando ancora di far comprendere l'importanza di un nuovo comportamento sulla tribuna internazionale, che sia coerente con il nuovo corso politico. In fondo è un invito a non far brutta figura, un invito agli esecutori materiali a sentirsi più vincolati dalle decisioni prese a livello politico, per non sminuire nella pratica, il prestigio conquistato a parole con enorme fatica. Paola Delle Fratte
Persone citate: Eduard Shevardnadze, Shevardnadze
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